Alle azioni legali della Juve, annunciate mesi fa e forse sottovalutate dalla FIGC e dal Coni, la prima risposta è arrivata da Abete, con il solito ritornello che lui è super partes e la Federazione è super partes, un refrain che ormai suona come un disco rotto, che stride come un gessetto sulla lavagna, al quale non crede nessuno, non solo gli juventini, dopo aver visto la Federazione far andare tutto in prescrizione e rimpallarsi decisioni di competenza. Persino Sconcerti ha dovuto ammettere su Sky che a costringere la Juve ai tribunali sono state le stesse istituzioni sportive, dove non si trova nessuno che si dichiari competente per dare una risposta alla Juve. Abete, nell'intervallo della partita della Nazionale ha detto che "l'opinione pubblica ha un'idea chiara della vicenda Calciopoli", ed è vero: solo che non è quella sua e della Federazione che dirige, divergenza che potrebbe cogliere se facesse un giro tra la gente di ogni fede calcistica, esclusi i ritrovi interisti e le redazioni a tinte nerazzurre o partners commerciali dell'Internazionale di Milano.
Si crede che la propaganda funzioni sempre e che, a furia di ripetere sempre lo stesso concetto, pur non vero, alla fine la gente finirà per crederci; ma non è sempre così, perché ci sono fatti tanto evidenti che non è possibile cancellare con gli slogan, ed il popolo non è sempre bue: e se la gente sente "4-4-4", per combinazione i milioni che chiede la Juve, o "Hai messo in forma Trefoloni?", "diglielo a Bertini che è determinante domani", "mettono dentro due preclusi..." non è che ha bisogno della conferma di Palazzi per valutare che sono illeciti da articolo 6. Han tenuto talmente tante lezioni i media nel 2006 sull'articolo 6, sul fatto che bastava la telefonata perché c'era il precedente del Verona, che la gente mica ha dimenticato quale metro si doveva adottare per giudicare.
Dopo Abete, a dargli manforte, è sceso in campo il presidente del Coni Petrucci, anche lui presente lunedì al premio "Il bello dello sport" organizzato dalla Gazzetta. Di Petrucci ci siamo occupati in tempi non sospetti e non certo oggi. Di tutto questo gran caos, del resto, Petrucci è il padre putativo, avendo scelto Guido Rossi come commissario straordinario della FIGC nel 2006.
Il Petrucci che lancia l'accusa "Il calcio è malato di doping legale" è lo stesso che ha scelto un avvocato come Commissario straordinario. Petrucci ha detto anche a proposito delle lotte in Lega Calcio: "Possibile che in Italia non ce n'è uno che può fare il presidente della Lega su 60 milioni di italiani?". Bravo, possibile che su 60 milioni di italiani non ci fosse nessun altro da scegliere come commissario straordinario, se non un avvocato per anni membro del CDA Inter, con i nerazzurri chiaramente parte interessata alle decisioni che doveva prendere la giustizia sportiva? Un altro commissario forse avrebbe fatto una scelta diversa sull'assegnazione di quello scudetto, forse avrebbe trovato che un patteggiamento di pochi giorni prima o le telefonate Facchetti-Pairetto, acquisite per conto della Procura di Torino ed apparse già a maggio 2006, non erano il massimo dell'etica: così, senza dubbio, non si sarebbe innescata la miccia con quello scudetto di cartone.
Abbiamo trovato sgradevole tono, argomenti ed alcune parole in particolare pronunciate da Petrucci in conferenza. Un tono sgradevole verso il presidente della Juventus, giudizi sgradevoli verso gli avvocati, un consiglio ai tifosi della Juventus, i quali non hanno certo bisogno di inviti al buonsenso che indirizzi pure ad altre tifoserie, senza neanche allontanarsi troppo da casa. Comunque riportiamo e commentiamo alcuni passi della conferenza di Petrucci.
Petrucci: "C'è mancanza di rispetto per le regole e per l'etica".
Lo ha raccomandato anche all'Inter nel corso del Premio "Il bello del calcio"? Perché non siamo più nel 2006, tutti hanno sentito certe telefonate e tutti sanno che Palazzi avrebbe deferito l'Inter per illecito se la FIGC non avesse applicato la dispar-condicio mandando tutto in prescrizione per immobilismo, per non aver seguito l'appello di Borrelli sulla necessità di continuare ad indagare. Persino in un condominio le regole devono essere rispettate da tutti, in ugual misura, e le sanzioni sono uguali per tutti.
Petrucci: "Se va avanti così (il calcio, ndr) sarà commissariato dall'opinione pubblica".
L'opinione pubblica la sua idea se l'è già fatta, caro Petrucci, solo che voi non sapete auscultarle le sensazioni della gente, pensate che coincidano con i silenzi dei media che chiedono la testa di Caio e non di Tizio, pur se macchiatosi di colpa più grave. Petrucci sa che Carraro fu costretto a dimettersi per aver tenuto le carte nel cassetto due mesi. La FIGC di Abete ha dormito per anni su quelle intercettazioni "ritrovate", che, in realtà, erano nella disponibilità della parte civile FIGC.
Petrucci: Condivido quello che ha fatto la Figc, e il Tnas l'ha confermato. Perché è sbagliata quella decisione e chi lo ha detto che non è giusta? Poi ognuno faccia i ricorsi che vuole, Abete non ha sbagliato, ce ne fossero come lui".
Quindi è giusto e di buon senso che una società che ha slealmente taciuto le sue telefonate con un arbitro e con i designatori, frequentato assiduamente un arbitro "cavallo di troia", che ha commissionato alla Telecom (secondo quanto emerge dall'omonimo processo in corso a Milano) dossier illegali di Figc e concorrenti, e che sarebbe stata deferita per illecito, sia stata premiata con lo scudetto? Alla faccia del buon senso e dell'etica. Per noi quelle due parole significano altro, e non troviamo educativo che il Presidente del Coni lodi e condivida la posizione della FIGC basata su un'evidente dispar-condicio.
Petrucci: "Non so se sia giusto aver dato quello scudetto all'Inter, non sta al Coni dirlo. Le regole però sono state rispettate e per il Coni il discorso è chiuso".
Ma non c'è proprio nessuno, nelle istituzioni sportive e nella giustizia sportiva, che sia competente e che trovi il coraggio di dire quello che è evidente a tutti, sempre escludendo gli interisti, e cioè che quello scudetto non andava dato? Ma di cosa hanno paura? E le regole sono state rispettate? E far andare tutto in prescrizione avendo i mezzi per non farlo che regola è? E' scritta sui regolamenti federali?
Petrucci: "Una Federazione ben diretta e lo difendo e lo difenderò sempre il presidente Abete perché sta facendo il suo dovere fino in fondo. Sottolineo l'ottimo lavoro del presidente della Figc, Giancarlo Abete: è attaccato perché non mostra i muscoli".
E' attaccato perché aveva detto che l'etica non va in prescrizione ed invece c'è andata: e la FIGC è talmente ben diretta che quelle 171 mila telefonate le ha acquistate dopo che tutto era già andato in prescrizione. A che servono, Petrucci? A gettare fumo negli occhi? Un super-partes non solo a parole, avrebbe spinto perché la Procura Federale seguisse l'input di Borrelli.
Petrucci: "I presidenti lo sapevano quando sono entrati nel mondo dello sport: i soldi sono loro, le regole sono nostre".
Lo sport non è un mondo a parte le cui regole non debbano rispettare l'ordinamento giuridico statale. Anche ammesso lo fosse, non facciano gli indiani, perché in discussione non sono le regole, che la Juve ha rispettato, ma se queste regole si applichino solo con alcuni e mai con altri, prescritti per antonomasia. Neppure al Circolo della caccia richiamato sempre da Sandulli sarebbe accettabile una simile disparità di trattamento: il presidente di quel circolo verrebbe allontanato a calci nel sedere dai soci.
Petrucci: "Ci sono delle regole che valgono per tanti anni, scopriamo dopo tanti anni che non sono più valide, perché non si sa".
Anche la regola sul numero degli extracomunitari che si potevano schierare in campo abbiamo scoperto essere non più valida all'improvviso, a poco dalla fine di un campionato poi vinto dalla Roma, ed il Commissario Straordinario della FIGC, nonché ex dirigente giallorosso, era proprio quel Petrucci che ora fa lo sdegnato. E se poi si riferiva alla Juventus, come a tutti è parso, essa non ha cambiato nessuna regola, ma agito in base a quelle che ci sono. Petrucci doveva spiegare a quale regola si riferiva e chi l'avrebbe cambiata, perché anche verso la chiarezza e la verità non si deve mancare di rispetto. Vero Petrucci?
Petrucci: "Quando si hanno a cuore le sorti della propria squadra nello sport, si deve pensare che facendo un passo indietro se ne fanno due avanti. Io parlo anche di etica, etica. Tante volte ritirare un ricorso ti fa fare più bella figura che vincere una causa"
Dobbiamo ripeterci: l'ha detto anche a Moratti incontrandolo in Gazzetta? Non era il primo a cui rivolgere l'invito a fare un passo indietro restituendo quello scudetto, vero quanto una banconota da 25 euro per tutti tranne gli interisti ormai, ma tenuto stretto stretto anche contro l'evidenza di telefonate valutate da illecito da Palazzi, non da Agnelli o da noi? La Juve, caro Petrucci, il passo indietro è già stata costretta a farlo il 31 agosto 2006, Lei dovrebbe ricordarla bene quella fase, no? E sempre e solo la stessa società deve fare il passo indietro mentre all'altra ne vengono fatti fare due avanti con scudetto in regalo e relativi maggiori premi e introiti? E' questa l'etica a cui si riferiva Petrucci? Non ci piace.
Petrucci (a chi gli faceva notare che la giustizia sportiva di Calciopoli è stata parziale): "Lei dice che è stata una giustizia parziale, ma io non la definisco tale, perché deve essere stata una giustizia parziale? Lo diciamo noi? Ma perché? Noi sappiamo più dei magistrati?".
Avrà ragione? Ci siamo sbagliati e tutti quelli che abbiamo ascoltato al telefono da aprile 2010 sono stati giudicati e ci sarà sfuggito? Solo se fosse andata così non sarebbe "parziale". Ma loro sono arroccati e non riescono nemmeno ad intuire che nei bar dello sport la cosa è evidente a tutti. E anche fuori dai bar dello sport. Autoassoluzione.
Tralasciamo la parte che troviamo troppo sgradevole e riferita alla Juventus, ai suoi dirigenti ed agli avvocati in genere, perché la conoscete bene ed il giudizio lo lasciamo a voi.
Veniamo al messaggio finale di Petrucci ai tifosi della Juventus, con l'invito "di essere meno tifosi e di usare il buonsenso, perché il tifo tante volte quando eccede non è un tifo buono, è un tifo malsano. Questo dico. Col buonsenso si va dappertutto".
Buonsenso usò la Federazione quando chiese a Caianiello un parere su "passaportopoli" ed usò mano leggerissima, al punto che non fu mandato in B neppure chi ci sarebbe dovuto andare. Nel 2006 invece il buonsenso doveva essere in ferie ed hanno usato il machete, assecondando le richieste dei media. Il buonsenso ci ha fatto accettare la B, pena spropositata alla luce della sentenza Meca-Majcen emessa poco prima di quella di Calciopoli; il buonsenso di adeguarsi alle leggi europee non è stato usato, pressioni mediatiche e di ogni tipo hanno costretto a ritirare il ricorso al TAR nel 2006. Il buonsenso ha portato i "troppo tifosi" della Juventus a pacifiche marce dell'orgoglio e non ad assaltare caserme dei carabinieri, ad incendiare cassonetti o a lanciare motorini. Non è agli juventini che Petrucci può dire di non eccedere, guardi a Roma, ricordi certi derby interrotti.
Comunque noi ci siamo portati avanti col lavoro già da tempo: siamo già da tempo meno tifosi. Meno tifosi di una FIGC matrigna e della sua Nazionale, meno tifosi e per nulla propensi a dare un solo euro a questa FIGC, meno tifosi e propensi ad acquistare i prodotti delle aziende che finanziano questa FIGC.
E' l'unica forma di dissenso civile e legale che abbiamo a disposizione; e se qualche milione di juventini facesse così Abete e Petrucci avrebbero la giusta risposta di un popolo tifoso, offeso dalla disparità di trattamento adottata dalle istituzioni del calcio, capaci solo di ripetere di essere super partes, contro ogni evidenza, o di parlare di etica. L'etica non si prescriveva ma è stata prescritta, Petrucci. Di cosa state parlando?
E' poi arrivata la conferenza stampa di Andrea Agnelli da Vinovo, a ben rappresentare la civiltà dell'approccio bianconero alla questione: disponibilità ad affrontare un confronto sereno a livello politico, sia sull'affare Farsopoli nel suo complesso, sia su altre questioni inerenti la politica sportiva, lasciando al presidente del Coni l'incombenza di proporre l'agenda. Approccio che deve avere sbalordito Petrucci, probabilmente abituato ad avere a che fare con altri e più difficili soggetti; re-interpellato da Sky si è poi detto soddisfatto, pronunciando la parola "buonsenso" almeno una decina di volte, come fosse ancora sotto l'effetto di un'agitazione che faticava a lasciare il posto al sollievo. Ora vedremo cosa saprà proporre. Noi, nel nostro piccolo, ovviamente sosterremo Andrea fintantoché la sua posizione su Farsopoli resterà ferma nella denunciare i torti subiti e nel rivendicare quanto ingiustamente ci è stato sottratto.
La sgradevole conferenza di Petrucci
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