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Il "metodo d'indagine" adottato da Auricchio lo avevamo intuito subito, dalla prima lettura delle informative, ed è diventato certezza l'anno scorso, quando il "Qualcosa sarà sfuggito alla fine", pronunciato da Narducci il 23 marzo in difesa dell'indagine, è diventato un fiume in piena di intercettazioni "rilevanti" per la Casoria, per Palazzi, ed anche per quei carabinieri che ascoltavano le telefonate e le segnalavano per importanza (baffo verde, 2 baffi gialli o 3 rossi). L'incipit d'attacco "Piaccia o non piaccia non ci sono mai telefonate..." è rimasto sepolto sotto i primi mattoni caduti dalla volta della cupola, ed ha lasciato il posto al "Noi ragioniamo sui reati". Ma sulla base di quali elementi hanno ragionato? L'ex pm Beatrice ha dichiarato che le telefonate "sfuggite" e "ritrovate" non le conosceva. Molte telefonate baffute, anche con tre baffi rossi, telefonate a discolpa degli imputati, telefonate rivelatrici di uno scenario diverso dal quadro che ci avevano venduto, sono state valutate "non utili". Da chi? L'avvocato Botti ha detto che vorrebbe sapere il nome del prestigiatore che ha deciso di estrarre dal cilindro dei nomi e di lasciarvene altri. Da chi sono state scartate è la domanda che interessa non solo gli imputati ed i loro difensori, ma anche milioni di sportivi e di cittadini. Beatrice ha risposto chiaramente, senza slalom o arrampicate. Per avere la risposta di Narducci ed Auricchio servirebbe un giornalista con la schiena dritta.
In quella tela che i media hanno ricevuto in regalo nel 2006, e che hanno rivenduto al pubblico come fosse un Picasso autentico, è centrale il disegno di una cupola imponente e senza pari, con al centro il boss Luciano Moggi, attorniato da una ristretta cerchia di persone, quelle necessarie ed "utili" per reggere l'ipotesi investigativa. I due designatori sono promotori, De Santis il braccio arbitrale, altri arbitri vengono schedati come "soldati" con le motivazioni più varie. Diversi arbitri sono stati assolti dal giudice De Gregorio sulla base delle semplici carte dell'accusa. Su altri arbitri imputati, dal dibattimento e dall'ascolto delle intercettazioni "sfuggite", abbiamo avuto riscontri della buona fede nel dirigere le gare. Come abbiamo scritto nel "Paradosso di Kefeo" quella tela da cui si staccavano pezzi ogni giorno, mostrando un altro scenario dipinto sotto, non è più esponibile con vanto, tanto che anche sulla rosea Moggiopoli ha ceduto il passo a "Calciopoli", anche se il nome giusto è un altro.
L'architrave della cupola disegnata dall'architetto Auricchio nelle informative, lo scopo della "compagine moggiana", era "agire nell'interesse della Juventus". Da un anno sappiamo che non ascoltarono solo conferme alle loro ipotesi, quindi non sarebbero neppure necessarie ulteriori scosse telluriche o "bombe", secondo noi, perché quella cupola è "solida e forte" solo nel disegno dell'architetto, lo stesso della cupola GEA, crollata in due gradi di giudizio. In due informative firmate da Auricchio, due tomi per dimostrare "meccanismi e metodi di condizionamento del sodalizio moggiano", però, manca la prova del condizionamento operato sul segmento necessario: l'arbitro. Non è riportata una sola telefonata in cui uno dei due designatori faccia pressioni su un arbitro o gli dia l'indicazione di favorire la squadra di Moggi. Che sfiga per gli investigatori, perché ci fosse stata... Non ci vuole molta fantasia per immaginarla in testa a tirare il gruppone delle intercettazioni in fuga verso le redazioni nel giro del 2006. Ma davvero non hanno mai ascoltato un designatore "suggerire" attenzione verso una delle due squadre in campo ad un arbitro? Colpo di scena, diceva il buon Mike. L'hanno ascoltata una telefonata così, ma il suggerimento è per la squadra sbagliata, non quella del "sodalizio moggiano" per il quale avrebbe dovuto lavorare il designatore.
Il presidente Carraro due giorni prima era intervenuto con Bergamo perché l'arbitro non sbagliasse a favore della Juve. Si sa, i presidenti della FIGC sono super-partes, quindi raccomandare di non sbagliare neppure a favore dell'Inter sarà "sfuggito". Quella telefonata, per noi, è la prova del condizionamento dei media contro la Juve. Non hanno trovato posto nelle informative la grigliata di Facchetti con Bergamo, né quella con Mazzei che gli rivela il nome degli assistenti il 25 settembre, mentre Auricchio evidenzia come un'anomalia che Moggi conoscesse l'esito del sorteggio alle 11,56 del 26. Nell'informativa non ha trovato posto neppure la telefonata nella quale Pairetto e Rosetti dicono che Toldo era da espellere. Quante telefonate "sfuggite". Ma non sono finite, perché è stata da poco ritrovata anche quella del promotore Paolo Bergamo che, come aveva promesso a Carraro, "Ci parla" con l'arbitro Rodomonti, lo chiama e gli dà "consigli". Siamo a poche ore dalla partita, ed Auricchio avrebbe potuto sbizzarrirsi se solo Bergamo avesse detto "Juve", ed invece Bergamo suggerisce a Rodomonti, in caso di dubbio, di pensare di più all'avversaria della Juventus, l'Inter. "Se hai un dubbio pensa più a chi è dietro". Esplicito. Questa telefonata, ovviamente, ha raggiunto le molte sorelle "sfuggite", o non utili investigativamente. Ma che tecnica investigativa è?
Bergamo-Rodomonti, 28 novembre 2004, ore 17.24
Bergamo: Stai preparando bene la partita?
Rodomonti: Sì, sì, sì.
Bergamo: Hai visto qualcosa oggi mentre ti riposavi?
Rodomonti: No, ho visto quasi niente...
Bergamo: Però mi raccomando Pasquale, perché hai faticato per arrivar lì, per ritornarci, quindi io mi aspetto che tu, credimi, non sbagli niente...
Rodomonti: Mi fa immensamente piacere quello che hai detto, perché è la verità...
Bergamo: Oltretutto c'è una differenza di 15 punti tra le due squadre, capito? Quindi, anche psicologicamente, preparatici bene...
Rodomonti: Va bene, tranquillo Paolo.
Bergamo: Le fatiche che hai durato non le devi mettere in discussione, fa' la tua partita, non ce n'è per nessuno e, se ti dico proprio la mia, in questo momento, se hai un dubbio pensa più a chi è dietro piuttosto che a chi è davanti.
Rodomonti: Va bene.
Bergamo: Dammi retta! E' una cosa che rimane fra me e te.
Rodomonti: Parola d'onore, vai Paolo, ti ringrazio, tranquillo, stai tranquillo.
Bergamo: Arrivare lassù lo sai quanto sia faticoso e ritornare giù sarebbe per te proprio... stupido... fa' la persona intelligente!
Rodomonti: Perfetto, ho capito.
Bergamo: La cosa rimane fra me e te... come mi auguro.
Rodomonti: Vai tranquillo Paolo, no, no, tranquillo, io non parlo mai degli altri con gli altri...
Bergamo: Io ci conto, perché è soltanto una scelta per te, credimi, devi pensare a te stesso, in questo momento...
Aggiungiamo il contorno. Auricchio, interrogato dall'avvocato Prioreschi il 23 marzo sulle "ammonizioni dolose" e relativa tabella redatta nell'informativa, dopo aver ammesso che era stata fatta solo per la Juve e senza comparazioni con altre squadre, disse: "Abbiamo fatto riferimento a un colloquio tra Meani e un assistente, in particolare Babini, dove esaltavano esattamente questa metodologia... abbiamo tratto spunto e siamo andati a vedere... non è un dato tecnico, calcistico, è un dato investigativo, cioè se due persone, che sono da noi intercettate, dicono… uno è un dirigente sportivo, l’altro è l’assistente che assiste a quella partita... [...] Lo dice Auricchio che è l’ultimo dei tecnici calcistici? No, lo dice Babini in un'intercettazione telefonica".
Bene, Auricchio afferma che, se una cosa la dice un addetto ai lavori, lui ci crede e la riporta, ma dovrebbe spiegarci perché non ha riportato anche che Pairetto e Rosetti dicono che quello di Toldo era un fallo da rosso. Ma non è finita qui, perché non ha riportato neppure il parere del "numero uno degli arbitri" desiderato da Facchetti per quella partita, Collina, che, pochi minuti dopo la fine della partita, dice più volte che quello era "rosso pieno". E' un'altra intercettazione "sfuggita" ed appena ritrovata. Se la partita l'avesse diretta Collina l'Inter sarebbe rimasta in dieci, come era giusto, sul 2-0 a sfavore.
Nonostante queste telefonate e questi pareri autorevoli Auricchio, nell'informativa di novembre 2005, infila anche Inter-Juventus e le lamentele dell'Inter prese dal sito interista e dalla Gazzetta. Perché? Babini dice cose "utili" mentre Rosetti e Collina, certamente non più scarsi o meno attendibili del Babinstar, dicono cose "non utili investigativamente" alla tesi da dimostrare?
Bergamo-Collina 28-11-2004, ore 22.29 (subito dopo la fine di Inter-Juventus 2-2).
Collina: Paolo ciao, ti stavo richiamando sul numero di casa.
Bergamo: Ah, m'hai chiamato, sì appunto...
Collina: ... come ti sembra Toldo? Secondo me era rosso pieno, proprio rosso pieno...
.....
Bergamo: L'altro episodio, quello di Adriano non è niente perché lui prima ha spinto...
Collina: No lì non è niente, ha fatto bene anche a fischiare così...
.....
Collina: ... adesso speriamo che chi fa i commenti più tardi nelle trasmissioni...
Bergamo: Infatti, mi ha chiamato Gigi... perché lui si spaventa subito, però... aspettiamo i commenti, insomma, perché fra noi ce lo diremo come meglio crederemo, insomma...
Collina: Sì, no lì è rosso, lì è rosso pieno, è rosso proprio pieno.