Dunque la FIGC ha i suoi consulenti legali che hanno fornito la propria prestazione professionale. Vedremo come, quando tutto sarà ufficiale, se avremo la fortuna di poter accedere ai loro elaborati.
Come già scritto in questo sito e ribadito anche dal prof. Lubrano pubblicamente, il diritto amministrativo ha dei principi generali, tra i quali quello dell'autotutela: ogni Pubblica Amministrazione - e la FIGC è equiparata - può cancellare successivamente qualsiasi suo atto o provvedimento, se si accorge che si è sbagliata, o perché il provvedimento era viziato fin dall'inizio (annullamento) o perché sopravvengono elementi nuovi che evidenziano che il provvedimento preso non è corretto (revoca).
Con lo scudetto di cartone siamo in questa seconda ipotesi, quella della revoca, in forza della sopravvenienza delle nuove intercettazioni recepite dalla relazione di Palazzi, all'epoca sconosciute.
Competente a pronunciare l'annullamento o la revoca è lo stesso organo che emise il provvedimento in esame, nel nostro caso il Consiglio Federale, equivalente al Commissario Straordinario che temporaneamente all'epoca svolgeva anche le funzioni del Consiglio Federale. Per esercitare questa sua competenza non ha bisogno di sentenze sportive, sono sufficienti gli atti costituenti novità.
La giustizia sportiva in questo discorso non c'entra nulla, il Consiglio Federale deve valutare un atto del Commissario Straordinario, organo di amministrazione attiva e non organo disciplinare.
Per i provvedimenti disciplinari si applicano le norme che regolano il cosiddetto processo sportivo ed anche in questo caso c'è la possibilità, in analogia con i processi veri, di rimuovere qualsiasi "sentenza" definitiva con un nuovo "processo", che prende il nome di revisione o revocazione. Competenti in questo caso, ovviamente, sono organi non di amministrazione attiva, ma disciplinari, e le regole del procedimento sono quelle del processo sportivo.
Per fare esempi concreti, l'eventuale rimozione delle sentenze di Calciopoli dovrà seguire quest'ultima strada ed il Consiglio Federale non sarebbe invece competente a revocare la condanna della Juventus.
L'assegnazione dello scudetto di cartone è atto fuori dal processo di Calciopoli, atto amministrativo preso da Guido Rossi in conseguenza di quel processo, ora rivelatosi errato perché basato su elementi incompleti, mancando le intercettazioni scoperte solo ora.
Pare incredibile che i consulenti legali della FIGC possano equivocare in modo così superficiale su revoca (amministrazione attiva) e revocazione (giustizia sportiva) e su principi e questioni che sono l'ABC della materia. Il Consiglio Federale non è chiamato a sostituirsi ai giudici sportivi, perché gli scudetti a tavolino non li assegna la giustizia sportiva, che commina sanzioni e basta.
Dire poi che non c'è atto o provvedimento in presenza di un comunicato esplicito di assegnazione della FIGC (il comunicato di Guido Rossi è un provvedimento, preso dopo l'istruttoria con il parere dei tre saggi, il cui contenuto è un "Nulla osta" all'assegnazione) è negare l'evidenza e sfidare il ridicolo. Dunque per la FIGC lo scudetto di cartone si è trasferito da solo nella bacheca dell'Inter e nessuno può farci niente. A questo punto possiamo soltanto sperare che da solo faccia il percorso inverso, oppure che la FIGC sia di nuovo commissariata.
Scudetto di cartone: come stanno davvero le cose a livello legale
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