Mi metto nei panni di un membro del Consiglio Federale che il 18 luglio dovrà decidere sulla revoca del cartone.
Si tratta di 25 consiglieri, molti dei quali aventi ruoli in settori diversi dalla serie A, alcuni di nomina recente e mai precedentemente coinvolti nelle faccende di Calciopoli.
La responsabilità di una decisione sul cartone potrebbe far tremare i polsi di fronte al dilemma di esporsi a ritorsioni civilistiche da parte dell'una o dell'altra squadra di fatto contendenti, la Juventus del pacato Andrea Agnelli e l'Inter del furioso Moratti, furioso per la bastonata infertagli da Palazzi e bollata da lui stesso come inaccettabile.
Certo, se Moratti desse seguito alla sua pesante affermazione, ossia se non accettasse sul serio il verdetto di Palazzi, rinuncerebbe alla prescrizione, demandando agli organi giudicanti della giustizia sportiva il compito di valutare formalmente gli illeciti sportivi prescritti, al fine di ribaltare le conclusioni del Procuratore Federale e consacrare definitivamente la specchiatezza della sua società.
Per il membro del Consiglio Federale chiamato a decidere il 18 luglio sarebbe un gran sollievo, perché sarebbe legittimato in quella sede a votare per rimandare la decisione sul cartone all'esito del processo sportivo a carico dell'Inter.
Ma il Presidente Moratti è di fede interista tutta di un pezzo e al momento non solo non prospetta la rinuncia alla prescrizione, ma reclama un premio, la conservazione dello scudetto di cartone nella sua bacheca.
E quindi probabilmente il 18 si dovrà andare a votare.
La tentazione di restarsene a casa potrebbe essere una soluzione per restarsene fuori; peccato, però, che sia previsto un numero legale per la valida costituzione delle riunioni del Consiglio, la maggioranza dei membri aventi diritto al voto.
Salvo errori di computo da parte nostra, quindi, almeno 13 di 25 membri dovranno essere presenti per decidere, pena la riconvocazione successiva ad altra od altre riunioni fino all'eventuale constatazione dell'impossibilità di raggiungere il numero legale di presenti per una simile decisione, con il che si sancirebbe l'impossibilità del Consiglio di funzionare, aprendo la porta al commissariamento della FIGC.
Pare impensabile una figuraccia del genere, quindi si dovrà andare a votare in numero sufficiente.
La tentazione di restarne fuori, pur partecipando alla riunione, potrebbe concretizzarsi nell'astensione, ossia nel non votare né sì, né no: peccato, però, che le deliberazioni del Consiglio Federale vengano adottate con il voto favorevole della maggioranza dei presenti. Quindi, per fare un esempio, in caso di partecipazione alla riunione del numero minimo legale di 13 membri, almeno 7 dovranno esprimere voto favorevole per la revoca del cartone, altrimenti l'orrendo trofeo verrebbe confermato nelle mani della società nerazzurra. I voti di quelli contrari alla revoca si sommeranno quindi agli astenuti.
Effetto confermativo dello scudetto assegnato a tavolino per motivi etici si avrebbe anche nel caso in cui il Consiglio Federale decidesse per la propria incompetenza, come richiesto dagli avvocati dell'Inter. Basterebbe far presente che Guido Rossi si ritenne competente ad assegnare quello scudetto con un semplice comunicato (anche il provvedimento di assegnazione fu di cartone?) a seguito delle sentenze sportive, mica investì di nuovo la giustizia sportiva per l'assegnazione: e naturale dovrebbe essere che il Consiglio Federale sia competente, anzi obbligato, a revocare quel provvedimento basato su presupposti falsi, scoperti solo ora anche dalla FIGC.
In ogni caso i membri del Consiglio Federale scontenteranno qualcuno e determineranno, con il loro voto o con la loro astensione, la sorte dello scudetto di cartone.
La responsabilità è pesante: gli interisti potrebbero lamentare i danni d'immagine derivanti da un'errata sottrazione di uno scudetto vinto a tavolino, gli juventini (oltre a quelli ingentissimi patiti da Calciopoli) anche quelli derivanti dall'errata conferma di quel trofeo, da loro vinto sul campo, nel palmarès di una società concorrente autrice di illeciti e già graziata dalla prescrizione.
E' un bel dilemma e non ci si può sottrarre neppure dicendo 'Non spetta a noi decidere'. Tutto sommato, però, si può fare, c'è di molto peggio. Dicevano i latini: Cuius honor, et eius onera, ossia: "Chi ambisce a delle cariche deve sopportare tutti gli oneri che ne conseguono".
Il popolo l'ha sempre tradotta così: "Hai voluto la bicicletta? Ora pedala!"
Amleto in Consiglio Federale
- Dettagli