bandiera29Il comunicato pubblicato dalla Figc venerdì 1° luglio non contiene certo la risposta all'esposto presentato dalla Juventus 14 mesi fa, avente come oggetto la contestazione dell'assegnazione all'Inter del titolo di campione d'Italia per la stagione 2005/06, meglio noto come "scudetto di cartone". Il pronunciamento sul tema arriverà, a patto che siano rispettati i tempi, dal Consiglio federale il prossimo 18 luglio. Arriva invece il contenuto della relazione della Procura federale: è certo che per alcune società ci fossero gli estremi dell'illecito sportivo e, ad esempio, che (grazie all'ennesima prescrizione) l'Inter l'abbia davvero scampata bella.
Tuttavia, quella del 1° luglio 2011 è destinata ad essere ricordata come una data storica... ammesso che lo voglia anche la Juventus.
Sarebbero accademici i discorsi legati al mancato deferimento dell'Inter: qualcuno pensava forse che si potesse deferire una società (in particolare, "quella" società) per cose già prescritte? La relazione di Palazzi era riferita alle telefonate allegate all'esposto della Juve (e non all'esposto stesso), che infatti non è neppure nominato nel comunicato della Figc: il Procuratore non poteva chiedere altro che l'archiviazione per prescrizione. Ancor meno rilevante appare la quérelle sul fatto che sia o meno applicabile la prescrizione (8 anni) del nuovo Codice di Giustizia Sportiva o di quello precedente (4 anni). O il fatto che le dichiarazioni di estraneità ai fatti di Calciopoli spesso uscite in questi anni dall'ambiente nerazzurro possano costituire esse stesse una violazione dell'art. 1 del Cgs. O l'altra questione, sul dubbio che quel titolo sia mai stato realmente assegnato con una delibera ufficiale. C'è molto altro (di assai più interessante!) in quel comunicato.
Nel suo comunicato del 1° luglio, conseguente alla relazione redatta dal Procuratore federale Palazzi, la Figc certifica ufficialmente in maniera inequivocabile alcuni aspetti fondamentali ai fini della possibile (e auspicabile) richiesta di applicazione dell'art. 39 del Cgs da parte di chi deciderà di voler chiedere la revocazione delle sentenze del 2006.

Chi ha condotto le indagini del processo 2006 ha occultato (involontariamente, immaginiamo) delle telefonate rilevanti. La Figc, archiviando per prescrizione, ma avendo rilevato delle "fattispecie di rilievo disciplinare" a carico di molte società, di fatto delegittima le risultanze delle indagini dell'allora Maggiore Auricchio. In presenza delle intercettazioni "dimenticate" sarebbero state deferite anche Inter, Milan (già punita nel 2006, ma che avrebbe visto aggravarsi la sua posizione), Brescia, Chievo, Cagliari, Empoli, Livorno, Palermo, Udinese, Vicenza. Ma quelle telefonate c'erano! Alcune erano state considerate "non rilevanti", altre non erano state prese in considerazione e quindi non trascritte, tutte erano state oggettivamente occultate, e tali sarebbero rimaste, senza la caparbietà di Moggi e del suo collegio difensivo. Gli inquirenti non hanno approfondito tutti i fatti, e non hanno sanzionato per tempo tutti i responsabili: a chi la responsabilità? Sarebbe stato necessario acquisire tutte le intercettazioni ed ascoltarle. Perché nessuno ha dato retta a Borrelli, che già nel settembre 2006 sosteneva che bisognava indagare ancora?

La Figc smantella la cupola: alle 4 società punite all'epoca di Calciopoli, ne aggiunge potenzialmente altre 9 che potevano essere punite o almeno deferite (se non fossero state occultate le telefonate). O non c’è mai stata alcuna cupola, o (se fosse invece esistita) ne avrebbero fatto parte una tale quantità di soggetti da renderla inefficace: alle spalle di chi avrebbero “cupolato” 13 diverse società, e con quali obiettivi?

Di fatto, il comunicato (e, ancor di più, la relazione di Palazzi) delegittima le sentenze della Figc stessa del 2006, nelle quali la gravità delle sanzioni era conseguente alla presunta esclusività dei rapporti tra i nostri e i designatori. Ora, dato che la pena inflitta alla Juve e ai suoi dirigenti dipendeva dal fatto che erano stati considerati gli unici a tenere quei comportamenti, quelle sanzioni non hanno più alcuna giustificazione: la Juve non doveva essere retrocessa, non doveva essere privata di due scudetti, etc... quindi, è tutto da rifare. La Figc certifica i propri errori, visto che tutte le intercettazioni emerse erano comunque a disposizione della giustizia sportiva già nel 2006. Di conseguenza, la Juventus (società quotata in borsa) è stata indubbiamente danneggiata dall’operato di chi ha condotto le indagini e i successivi processi sportivi. A chi dovrebbe richiedere i danni? Alla Figc stessa?

Inoltre, i fatti nuovi indicano che la stagione 2006/07 è stata chiaramente falsata: qualcuno (la Juventus) ha ingiustamente giocato il campionato in serie B, e molte tra le squadre partecipanti al campionato di serie A avrebbero dovuto essere deferite, alcune penalizzate: l'intera classifica è da rifare. Ad esempio, tanto il Cagliari, ultima classificata tra le squadre salvatesi, quanto il Chievo, prima tra le retrocesse (con un punto in classifica meno dei sardi), sarebbero state interessate da provvedimenti disciplinari... e, se il Cagliari fosse stato penalizzato più del Chievo, chi sarebbe retrocesso?

L’Inter non è pulita. Così come indicato nell’esposto della Juve, “non sussiste il presupposto della ‘assenza dei comportamenti poco limpidi’ che ha (erroneamente) indotto all’assunzione della decisione di assegnazione del titolo di campione d’Italia 2005/2006 alla società prima classificata all’esito delle penalizzazioni delle altre”. Anzi, il Procuratore federale nella sua relazione parla esplicitamente di illecito sportivo a carico dei nerazzurri. Come faranno a parlare ancora di onestà?

Certo, il lettore attento di Ju29ro.com osserverà: "Ma noi tutte quelle cose le diciamo da sempre!". Esatto, molti dei concetti sopra esposti ci appartengono da ormai 5 anni. La novità che rende storico quel comunicato è che ora quelle cose le dice ufficialmente la stessa Figc.
Ora manca solo che lo dica (con le parole e i fatti) anche la Juve.

Già nella sentenza di radiazione di Moggi-Giraudo-Mazzini, il giudice Artico aveva indicato la strada: dichiarava di non prendeva in esame quanto accaduto dopo il 2006, perché l'ultima sentenza passata in giudicato a cui riferirsi era appunto quella del 2006, dato che nessuno ne ha mai chiesto la revisione (che dovrebbe essere proposta dalla Figc stessa) o la revocazione.
Così recitavano le motivazioni della sentenza di radiazione: “Sino a oggi non risulta essere intervenuta alcuna decisione a modifica della decisione della Corte federale, né in sede di giustizia penale e amministrativa, né all’interno dell’Ordinamento sportivo, non essendo stata proposta alcuna impugnazione per revocazione o revisione delle delibere assunte dagli Organi della giustizia federale. La decisione della Commissione, dunque, non può che riferirsi alla valutazione della gravità dei fatti acclarati nelle ‘sentenze rese’.”.

bandiera29Il comunicato della Figc e la relazione che lo ha determinato rappresentano per la Juventus il miglior viatico, in vista di un eventuale ricorso all'applicazione dell'art. 39 del Codice di Giustizia Sportiva. Ma forniscono anche, nel contempo, agli imputati del processo penale di Napoli la disponibilità di ulteriori argomentazioni di difesa, validate dalla stessa Figc: la prescrizione impedisce i deferimenti, ma viene certificata l’esistenza di "fattispecie di rilievo disciplinare" nei comportamenti di molti, e di illeciti sportivi a carico di alcuni.

La Figc, volontariamente o meno, dice alla Juve che la soluzione è quella del ricorso all'art. 39.
Prima ha indicato la strada (con la sentenza del Giudice Artico), poi ha dato gli strumenti per percorrerla (con la relazione del Procuratore Palazzi): ora tocca ad Andrea Agnelli decidere il da farsi.
La richiesta di revocazione potrebbe partire già ora, oppure dopo un’auspicabile assoluzione di Moggi nella ormai prossima sentenza di primo grado a Napoli, o addirittura dopo un'eventuale sentenza favorevole per l’ex Ad Giraudo in appello.

La fretta normalmente è cattiva consigliera, e probabilmente una richiesta supportata da una sentenza favorevole a Napoli godrebbe di un supporto mediatico e di un peso politico ben più significativi. Ma prima o poi arriva il momento nel quale bisogna rompere gli indugi... e parlare di fretta, dopo aver atteso per 14 mesi il parere in merito ad un esposto sul quale si sarebbe potuto e dovuto deliberare in tempi ben diversi, appare oggi fuori luogo.
E’ vero che “il palmarès non si prescrive” e che non c’è prescrizione neppure sulla revocazione delle sentenze, ma è altrettanto vero che mai come oggi apparirebbe anacronistico il recente riferimento alla necessità dei tre gradi di giudizio da parte della Juventus.
E' tempo di agire.