Il 'caso' MOGGI: «C'è l'orientamento da parte della Figc di lavorare nei prossimi giorni su un'ipotesi normativa che possa prevedere l'istituzione di un iter che in sede di giustizia sportiva federale contempli un primo e un secondo grado di giudizio, garantendo il contraddittorio tra le parti». Così il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, in conferenza stampa ha risposto alle domande sulla possibile radiazione di Luciano Moggi (e altri quarantuno), dopo il giudizio di inammissibilità della richiesta di parere espresso nei giorni scorsi dall'Alta Corte di Giustizia, ammettendo, dunque, che la Federcalcio lavorerà nei prossimi giorni su una norma ad hoc che contempli un primo e un secondo grado di giudizio, garantendo così il contraddittorio tra le parti. «Ho sottoposto al consiglio di studiare una norma che in qualche modo copra la situazione collegata al vuoto che si è creato - ha aggiunto Abete - Nel prossimo consiglio Federale (entro fine febbraio, ndr) l'obiettivo è di ascoltare le riflessioni dei consiglieri federali per dare luogo ad un iter che garantirebbe nei tempi tecnici il rispetto dei diritti dei soggetti interessati».
La situazione è abbastanza chiara: il vecchio Codice di Giustizia Sportiva prevedeva che il cosiddetto giudice sportivo potesse, oltre che comminare sanzioni, proporre la radiazione di un tesserato alla FIGC e in base a queste norme la FIGC, e per essa il Presidente Federale, disporre o meno la radiazione; il nuovo Codice di Giustizia Sportiva prevede invece che il cosiddetto giudice sportivo disponga direttamente la radiazione.
Nel caso di Moggi ci troviamo con la proposta di radiazione e in attesa che Abete si decida.
In un primo momento si prospettò la coraggiosa teoria della radiazione automatica o implicita, nel senso che la proposta di radiazione si convertisse da sola in radiazione senza necessità da parte di Abete di pronunciarsi. Era un'improponibile soluzione e non vale la pena riprodurre gli argomenti già trattati in due precedenti articoli: basta rileggerli (qua e qua). Del resto questa strada è stata nel frattempo evidentemente abbandonata dalla stessa FIGC.
La seconda teoria, non meno coraggiosa della prima, prospettata per uscire dall'impasse è stata quella del ricorso ad un parere illuminante del CONI, che avrebbe alleviato l'onere della decisione di Abete, nel senso che il Presidente della FIGC si era già messo nella disposizione d'animo e di corpo di decidere conformemente al parere del CONI. Ma purtroppo il Coni non ha preso molto sul serio questa iniziativa della FIGC, sostanzialmente rispondendo ad Abete "Pensane un'altra ...".
Ecco allora la terza teoria in gestazione, quella fumosamente esposta nella notizia riportata all'inizio. In sostanza, ancora in modo non molto chiaro, si dice che la decisione finale, quando e se ci sarà, sarà dopo un ulteriore contraddittorio e con possibilità di ricorso in appello da parte dell'interessato contro l'eventuale radiazione riportata in primo grado.
Insomma sembra che non sarà Abete a doversi pronunciare sulla richiesta di radiazione pronunciata dalla giustizia sportiva nei confronti di Moggi, ma degli organi di giustizia sportiva con un nuovo "processo" sportivo, di cui si prefigurano altri due gradi di giudizio.
Vedremo come saranno scritte queste norme, per il momento si può dire poco.
Un problema però sembrerebbe risolto, sempre che Abete non abbia voglia di pronunciarsi lui sulla radiazione.
Ma si può retroattivamente applicare questa nuova normativa ai casi precedenti?
Non sembra che in tal modo si mandi alle calende greche la possibilità per l'interessato di esercitare il diritto di adire la giustizia amministrativa o quella ordinaria, omettendo di decidere ora e introducendo altri due gradi di giudizio che di fatto trattengono dentro l'ordinamento sportivo questioni ormai mature per sfociare di fronte a veri giudici?
Se non per altro, almeno per la pessima prova di sé che ha dato finora la giustizia sportiva.
Cercasi radiatore smarrito
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