La sentenza della Corte Federale non è piaciuta a molti, e tanti sono stati i commenti velenosi espressi nei giorni seguenti.
26 luglio 2006. La sentenza Sandulli non piace ai "napoletani".
Su Repubblica a pagina 2, su un giornale che confina lo sport in fondo, c'è l'articolo "Troppo lievi le pene inflitte", dove Dario Del Porto informa che "la sentenza d'appello della giustizia sportiva lascia senza parole i magistrati della Procura di Napoli che hanno condotto l'inchiesta sugli intrighi del mondo del pallone. Non parlano i pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. E risponde con un «non intendo commentare» che non ammette repliche il procuratore aggiunto Franco Roberti". Ma Del Porto uno che parla, alla fine, lo trova, il procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore: "Ogni sentenza va rispettata e da cittadino mi auguro sempre che venga fatta giustizia, anche giustizia sportiva naturalmente. La Corte Federale non ha messo in discussione l'impianto accusatorio, visto che le società e i dirigenti coinvolti sono stati condannati. Però, ecco, forse le pene comminate sono state troppo lievi rispetto al giudizio di primo grado".
Del Porto arriva ad adombrare che questa sentenza possa influire sui rapporti tra la Procura, la FIGC e la giustizia sportiva, dopo che "i pm infatti hanno collaborato assiduamente con il commissario straordinario Guido Rossi, con il capo dell'ufficio indagini Francesco Saverio Borrelli e con il procuratore federale Stefano Palazzi".
Altro napoletano, altra critica, questa volta dal silenzioso Palazzi. Sempre su Repubblica del 26 luglio, pagina 2, firma c.z. che dovrebbe stare per Corrado Zunino, c'è l'articolo: "Il gelo del grande accusatore. Un verdetto che non condivido". Zunino informa che Palazzi "non ci va in tv, e non parla con i giornali. «Mi dovete scusare, leggo tutto, apprezzo l' impegno di chi accende i riflettori su questi processi, ma per carattere e impronta professionale parlo solo con le sentenze». Questa volta, però, un giudizio lo regala. Netto: «Non condivido le sentenze»". Quindi un'altra frase rilasciata da Palazzi: "Erano tutti avvocati, qui, questo è innegabile. Ma non lo dico io. L'hanno fatto notare i giornali, mi complimento con l'acutezza di chi ha scritto quelle cose".
La sentenza non è piaciuta neppure a Marco Mensurati che, sempre su Repubblica del 26 luglio, scrive "Suvvia, una telefonata... storia di un colpo di spugna". Mensurati è durissimo e nell'articolo sottolinea che "lo stile austero e severo del primo grado era solo un lontano ricordo. I giudici avevano optato per una strana melassa, amichevole e prossima all'inciucio", evidenzia la vicinanza tra avvocati difensori e avvocati che componevano la Corte, bacchetta Sandulli: "Pietro Sandulli che aveva fatto «il piacione» con la bella avvocatessa del Milan «Si alzi, si alzi pure che almeno è un bel vedere per noi»"; parla di trattative: "La situazione dei viola da alcuni componenti della commissione era stata definita, non più tardi di venerdì, «inguardabile, peggiore di quella della Juventus, senza speranza». Ed è stato proprio su questo punto che le trattative all'interno della camera di consiglio sono andate per le lunghe". Un articolo che inizia con: "C'erano cascati tutti, all'inizio. Sembrava davvero una cosa seria", seguito da un elenco di cose che a Mensurati erano davvero piaciute, finite poi in delusione: "Poi, all'improvviso, qualcosa è cominciato a cambiare. E il dramma si è lentamente trasformato in farsa". Eh sì, farsa, anche per noi che l'abbiamo battezzata Farsopoli da subito, non dopo la sentenza Sandulli. E' un articolo che consigliamo di leggere per intero. Poi confrontatelo con altri di Mensurati quando nel 2010 la farsa sarà completamente disvelata con le telefonate dell'Inter.
27 luglio 2006. Su La Stampa Cerruti scrive l'articolo "Ora il Palazzo mormora: «Rossi chi?»", e rivela che "Cesare Ruperto, il presidente che aveva condannato in primo grado, al mare nella sua Calabria, si è sfogato con un amico: «Ma quale Corte Federale, quello era un club di amici che giocava a carte»". Poi riporta il parere di Bruno Catalanotti, legale del Brescia: "Il campionato del mondo del ridicolo. E pensare che io questa Corte la volevo ricusare, erano stati tutti nominati non da Rossi, ma dalle gestioni precedenti. Mi domando come mai il Professore non ci abbia pensato e non abbia provveduto. D’ora in poi tutto sarà permesso?".
Eh già, anche a Guido Rossi "qualcosa sarà sfuggito" nel radere al suolo.
Sempre il 27 luglio tanti giornali parlano dell'intervista concessa da Sandulli a "Il Romanista" di Riccardo Luna. (Foto della copertina)
Sandulli dice: "Non ci sono stati illeciti. Il campionato era regolare. Il campionato 2004/2005 non è stato falsato. L'unico dubbio potevamo averlo su quella strana partita tra Lecce e Parma, una sfida che abbiamo visto e rivisto. Non si può dire però che è stato falsato il campionato. Magari c’è stato un tentativo per falsarlo, ma ci sarebbero volute quattro o cinque combinazioni. Il discorso è questo: se uno si compra una partita, perché non si compra la vittoria o la sconfitta del Parma? Che senso ha il pareggio?".
Sandulli nega di aver stravolto la sentenza di primo grado: "È stata semplicemente dosata in modo diverso la gradazione delle pene. Mi riferisco a Dondarini, il quale rispondeva soltanto di una telefonata in cui il millantato credito era evidentissimo". Sulla Juventus dice: "Mi meraviglio che si lamentino. Per la Juve ci sono ipotesi di articolo 6. I suoi dirigenti avevano messo su un certo meccanismo". Sul Carraro perdonato: "Abbiamo risentito più volte la sua telefonata. Carraro non dice che bisogna favorire questo o raggirare quello. Dice che bisogna cercare di fare le cose regolarmente ed evitare errori perché c'è una piazza calda. Non è che ha alterato il risultato di una partita".
5 agosto 2006. Sandulli rilascia un'intervista nella quale dice che la sentenza non è buonista e che "il fatto è che si erano create delle aspettative immotivate. Io ho l'impressione che l'Ufficio Indagini sperasse di ottenere qualcosa che il sistema non consente. È che questa sentenza ognuno se l'era immaginata a modo suo. L'Ufficio Indagini ha puntato a un obbiettivo che il nostro sistema non consente. Nella giustizia sportiva il reato associativo non esiste. La normativa sportiva non è sempre sovrapponibile alla procedura penale. Borrelli è apprezzabilissimo ma bisogna calare le cose nelle norme con cui bisogna giocare la partita. E infatti Palazzi un po' si era discostato dall'impalcatura dell'Ufficio Indagini. Impalcatura che, sia chiaro, non abbiamo mica smentito, in alcuni passaggi abbiamo detto che c'era un ambiente che non ci era piaciuto. Solo che nel codice non è previsto un reato associativo". Quindi alla domanda per cosa era stata condannata la Juventus, se non c'è il "reato associativo", Sandulli risponde: "Perché si è giovata dei molti episodi contestati a Moggi. In pratica l'episodio contestato alla Juve è l'alterazione dell'intero campionato 2004-2005".
Senza truccare neppure una partita, visto che aveva detto che il campionato era stato regolare? Sì, hanno deciso così. E' uscito questo dal cilindro!
6 agosto 2006. Mensurati, su Repubblica, offre la replica a Borrelli "Questa è una sentenza buonista". Leggete questa intervista perché è interessante. Borrelli dà il suo giudizio sulla sentenza Sandulli: "Sinceramente non saprei dire se si è trattato di un autentico colpo di spugna. Di certo credo si possa parlare di una sentenza buonista", ma è interessante la risposta alla domanda: "Secondo Sandulli avete creato 'aspettative immotivate' perché non vi siete accorti che la giustizia sportiva non prevede il reato associativo?", come è interessante la risposta di Borrelli alla domanda su una "corruzione ambientale" che non è sanzionabile dalla giustizia sportiva: "Il punto, semmai, è infatti proprio questo. Perché certamente non era sanzionabile come articolo 6, ma era altrettanto certamente sanzionabile, e anche in maniera significativa, come articolo 1".
Sì, ma la pena che si doveva infliggere alla Juve era prevista solo dall'articolo 6 ed allora si sono sommati gli articoli e dal cilindro è uscito l'articolo 6. Quattro schiaffi, sommati, fanno un omicidio. Fantastico.