Carraro: "Allora io non conto un cazzo.."
Ricordate? E' un Carraro incazzato quello che si rivolge al designatore Paolo Bergamo. La telefonata è del 6 marzo 2005 all'indomani della partita Roma-Juventus 1-2.
Partita finita nell'occhio del ciclone degli inquirenti di Napoli. Sarebbe, a loro avviso, una di quelle partite che dimostrerebbe l'esistenza del sistema Moggi.
Si legge nell'informativa dei carabinieri dell'aprile 2005, pag. 310:
"Il 6 marzo u.s. alle ore 14.29 il Bergamo viene chiamato dal presidente federale Carraro, il quale con tono di voce adirato immediatamente redarguisce il suo interlocutore, sottolineando i favoritismi arbitrali fatti alla Juventus nell'incontro disputatosi il 5 marzo u.s. con la Roma e vinto dalla squadra bianconera".
Ed ancora: "Bergamo... tenta una difesa, non riuscendo però nel suo intento in quanto Carraro continua nei suoi rimproveri, sottolineando ancora una volta i favoritismi fatti alla squadra di Moggi ed in particolar modo lasciando trasparire che il risultato sia stato già deciso dall'arbitro (Racalbuto assistito da Ivaldi e Pisacreta, quarto uomo Gabriele)."
Ed ancora poche righe in basso: "..e più volte Carraro sottolinea al suo interlocutore i favoritismi fatti alla Juventus dalla terna arbitrale nel corso del citato incontro (Roma-Juve 1-2) ed il Bergamo tenta di giustificarsi però lasciando trasparire anche nelle giustificazioni un atteggiamento pro-Juve".
E qui c'è una prima anomalia: gli inquirenti scrivono nell'avviso di chiusura indagini che la terna ha favorito la Juve, ma per gli assistenti Ivaldi e Pisacreta non è stato chiesto il rinvio a giudizio perché la stessa procura li ha scagionati da ogni accusa.
La prova che la partita era truccata è rappresentata, per gli inquirenti, dal fatto che Carraro chiami Bergamo per lamentarsi dell'arbitro.
Ma sappiamo che Carraro in altre occasioni (prima di Inter-Juventus del 28/11/2004 sempre al telefono con Bergamo) aveva manifestato la sua ostilità, nei confronti della Juventus:
"Per carità di Dio che non aiuti la Juventus (Rodomonti ndr)".
Ostilità che nascondeva il timore di perdere le elezioni imminenti per la carica di presidente della Lega. Ben sapendo che un eventuale errore pro-Juve avrebbe scatenato la muta degli anti-juventini mettendo in pericolo la sua elezione quasi certa.
D'altra parte Racalbuto, arbitro di Roma-Juve, sempre secondo gli inquirenti, era colluso con il sistema Moggi. Racalbuto è infatti uno degli ipotetici possessori di una scheda svizzera.
E proprio in prossimità di questa partita ci sarebbero stati, secondo le ricostruzioni di Di Laroni, 31 contatti tra Moggi e Racalbuto, avvenuti su schede svizzere.
E che Racalbuto fosse possessore di scheda svizzera per gli inquirenti è dimostrato anche da un'intercettazione telefonica che ha come interlocutori Moggi e Girotto.
Durante tale conversazione Moggi risponde ad un secondo telefono: l'interlocutore, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe Racalbuto.
Tale conversazione sarebbe intercorsa il 5 gennaio 2005, sempre su sim svizzere tra Moggi e Racalbuto. Questo sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, ricostruzione che non ha trovato riscontri durante il dibattimento in aula a Napoli. Anzi a prendere per buono il prospetto delle telefonate fatte e ricevute dalla sim svizzera attribuita a Racalbuto, si nota che il 5 gennaio non sarebbe stata effettuata alcuna conversazione. Quindi con chi parlava Moggi il 5 gennaio? Ci sentiamo di escludere, dando credito al prospetto dei RONO, che si trattasse di Racalbuto. Comunque secondo gli inquirenti Racalbuto, in quella partita contro la Roma, favorì in modo evidente e pacchiano la Juventus .
Lo stesso Auricchio lo afferma in maniera perentoria durante il suo interrogatorio da parte del PM Narducci: in quella partita, a suo dire, vi furono numerosi errori dell'arbitro, errori che indubbiamente favorirono la Juventus. Altro episodio, riportato sempre nell'informativa di aprile 2005, legato a questa partita, è il famoso contatto avvenuto nell'intervallo tra Bergamo ed il quarto uomo Gabriele.
Bergamo prima della partita fece avvisare Gabriele di portarsi dietro il telefonino. Per gli inquirenti era una prova dell'esistenza della cupola. Inizialmente infatti avevano ipotizzato si trattasse di un cellulare con sim svizzera. Gabriele, in sede di dibattimento, nel rito abbreviato, consegnò al giudice quel cellulare contenente il messaggio ricevuto da Bergamo nell'intervallo. Dimostrando così che non si trattava di sim svizzera e che il cellulare era di sua proprietà. Gabriele nel processo celebrato con rito abbreviato venne conseguentemente assolto.
Ma, come detto, gli inquirenti sembrano aver dimenticato i due assistenti dell'arbitro: Ivaldi e Pisacreta.
Lo stesso Moggi in una sua dichiarazione spontanea resa in aula il 16 febbraio 2010, ha messo in rilievo il fatto che, se di errori si poteva parlare, questi dovevano essere imputati soprattutto agli assistenti, visto che si trattava di un sospetto fuorigioco nell'azione del primo gol, e di un fallo avvenuto a cavallo della linea dell'area di rigore, nel caso del rigore concesso alla Juventus. Segnalazioni che erano di competenza principalmente degli assistenti e non dell'arbitro Racalbuto. Ma i PM non hanno ritenuto di sentire come testi d'accusa né Ivaldi né Pisacreta. Ma Ivaldi e Pisacreta, lo scorso primo giugno, sono stati convocati, e sentiti in aula come testimoni, dall'avvocato Bonatti, difensore di Pairetto.
I due assistenti riferiscono di una partita molto nervosa, dovuta alla storica rivalità tra la due squadre, oltre che al ritorno a Roma, in veste di avversari, di Capello ed Emerson.
L'avvocato Mungiello, difensore di Racalbuto, riferisce di aver contato ben 72 falli (Mungiello al contrario degli inquirenti avrà evidentemente rivisto le partite incriminate) e chiede a Pisacreta se un cosi elevato numero di falli fosse nella media. "Francamente non lo so, so solo che è stata una partita molto nervosa, molto difficile da arbitrare" risponde Pisacreta.
Una partita molto spezzettata, in cui gli ammoniti furono cinque per parte, e i cui episodi fondamentali sono stati tutti oggetto di contestazione.
Il primo gol di Cannavaro venne segnato in posizione di sospetto fuorigioco. Sul gol del pareggio di Cassano era stata la Juventus a lamentare l'esistenza di un fuorigioco.
Il rigore concesso a Zalayeta, al 41' del primo tempo, aveva scatenato violente proteste dei giallorossi. Proteste prima rivolte verso Racalbuto e poi verso lo stesso Pisacreta. Pisacreta riferisce che il primo gol di Cannavaro era in sospetto fuorigioco: "Ancora oggi dopo averlo rivisto in TV almeno quattro o cinque volte, mi rimane il dubbio che fosse un netto fuorigioco, come scrissero i giornali". "L'azione” - spiega - “si svolse in questo modo: ci fu un colpo di testa di un compagno di squadra di Cannavaro, il portiere respinse la palla e Cannavaro a quel punto segnò". "Dalla mia ottica era regolare" dice, e chiarisce che vi erano disposizioni UEFA che prescrivevano che nel dubbio non bisognava segnalare il fuorigioco: "In doubt don't flag" dice Pisacreta citando la disposizione.
L'avvocato Bonatti chiede se ci furono delle proteste, Pisacreta riferisce che in campo nessuno protestò, segno che nessuno riteneva quel gol in fuorigioco.
Dell'esistenza del fuorigioco la terna venne informata dai dirigenti giallorossi nell'intervallo. E sempre nell'intervallo Bergamo mandò un sms a Gabriele con la stessa indicazione.
Nel primo tempo c'era stato anche l'episodio del rigore assegnato alla Juventus per fallo su Zalayeta. Le proteste dei giallorossi in questo caso furono veementi, prima nei confronti dell'arbitro e poi contro Pisacreta. Racalbuto si avvicinò a Pisacreta e gli chiese se avesse visto dov'era avvenuto il fallo. Pisacreta, riferisce in aula, rispose a Racalbuto di non aver visto dove era avvenuto il fallo.
Ma conferma il fatto che nessuno abbia contestato l'esistenza del fallo, ma solo la sua esatta collocazione. In seguito il PM Narducci chiede a Pisacreta se avesse rivisto quella azione in TV.
Pisacreta risponde di sì, che l'aveva rivista parecchie volte, ed ancora aveva forti dubbi sul fatto che il fallo fosse fuori area, anzi dice che a suo parere il fallo era avvenuto esattamente a cavallo della linea, e che quindi era rigore. Pisacreta riferisce anche in merito al gol annullato a Ibrahimovic, gol che, rivisto in TV, era regolare. In questo caso a sbagliare la segnalazione era stato il suo collega Ivaldi.
L'avvocato Bonatti mette in rilievo che, se di errori si tratta, dovevano essere ascritti il primo a Pisacreta per il gol di Cannavaro, il secondo a Racalbuto per il rigore ed infine il terzo ad Ivaldi per il gol annullato alla Juventus.
"Ma Lei per quell'errore è stato sospeso?" chiede l'avvocato Bonatti.
"Sì, sono stato sospeso" risponde Pisacreta, e chiarisce che ritornò ad arbitrare dopo oltre un mese e solo perché venne richiamato a sostituire un collega infortunatosi.
Dopo Pisacreta viene ascoltato Ivaldi.
Ivaldi ribadisce che si trattò di una partita molto difficile da arbitrare. L'avvocato Bonatti gli chiede del gol annullato a Ibrahimovic, lui spiega che si era trattato di un'azione molto veloce, un contropiede, con Camoranesi che aveva passato la palla ad Ibrahimovic.
Lui aveva avuto la netta sensazione del fuorigioco e l'aveva segnalato..
Le moviole successivamente segnalarono che l'azione era regolare: si trattava tuttavia di una segnalazione molto difficile.
Quindi i designatori imputarono, giustamente, l'errore del primo gol a Pisacreta e lo sospesero; gli inquirenti invece addebitarono l'errore a Racalbuto.
Pisacreta, che aveva favorito la Juventus, venne sospeso e solo per una circostanza fortuita rientrò in attività e dopo oltre un mese.
Ivaldi, per l'errore sul gol annullato alla Juventus, non risulta essere stato punito.
Ma gli inquirenti non sostenevano che se si sbagliava a favore della Juventus non si veniva puniti e si faceva carriera?
Emerge chiaramente che Racalbuto non decise affatto il risultato come scrissero gli inquirenti nell'informativa.
La "prova", sempre secondo gli inquirenti, rappresentata dall'incazzatura di Carraro per il rigore dato alla Juventus non è affatto una prova.
Pisacreta dice che a suo modo di vedere il rigore c'era.
E così con soli quattro testimoni convocati dall'avvocato Bonatti, il notaio Ioli, l'ex giornalista Pesciaroli e i due assistenti Ivaldi e Pisacreta, s'è accertato che:
1) il sorteggio non era truccato;
2) che la partita Roma-Juventus non è stata decisa da Racalbuto.
La verità a volte è a portata di mano, basta semplicemente cercarla.
Ivaldi e Pisacreta chiariscono i dubbi su Roma-Juve 2004-05
- Dettagli