L’Informativa del 19 aprile dà grande risalto al ruolo svolto da un centro di potere alternativo a quello della cupola moggiana, la cosiddetta “combriccola romana” (la definizione è di Franco Dal Cin) capeggiata dall’arbitro Massimo De Santis. Questa “organizzazione” sarebbe stata in grado di condizionare favorevolmente le carriere dei fischietti che ne facevano parte (tra i più noti Gabriele, Palanca e Cennicola) grazie alla compiacenza del segretario della Can, Martino Manfredi, e alla manipolazione delle votazioni loro assegnate dagli osservatori. Peccato che nessuno degli arbitri del sodalizio abbia poi ottenuto particolari successi professionali e che nelle telefonate intercettate si parli più che altro di partite di serie C. La prova dell’esistenza di questa associazione delinquenziale risiederebbe, secondo gli investigatori, nelle numerose partite di calcetto organizzate tra gli affiliati. Un’argomentazione risibile che diventa comica quando viene specificato il perché del legame tra la “combriccola” e la “cupola” moggiana: un “centro di potere” dalle potenzialità così elevate come quello messo a punto da De Santis, tra l’altro in un settore nevralgico come quello arbitrale, non poteva non avere legami con il sistema ben più grande e ramificato facente capo a Luciano Moggi. Praticamente due bande di quartiere che si uniscono per non farsi la guerra. Un deduzione fantasiosa che non trova il supporto di nessun riscontro oggettivo. Ciò nonostante i Carabinieri parlano apertamente di un legame molto forte tra i due gruppi, menzionando una telefonata in cui De Santis racconta al guardalinee Cennicola di aver fatto incetta di magliette bianconere alla fine di Lecce-Juve del 14 novembre 2004. Non viene precisato però chi sia stato a consegnare tali magliette e con quali modalità. Certo fa sorridere che si possa corrompere un arbitro solo attraverso la donazione delle casacche ufficiali della squadra, ben sapendo che questo tipo di regali (così come quello delle tessere per lo stadio) è una pratica assai comune in tutto il calcio italiano. Dimostrazione di ciò si ha in una telefonata tra il dirigente milanista Leonardo Meani e lo stesso De Santis nella quale l’arbitro chiede di ricevere una maglia autografata.
Quello che sconcerta è la difficoltà che i Carabinieri hanno nello spiegare come De Santis abbia potuto in più occasioni sfavorire la Juventus (ad esempio Parma-Juve e Juve-Inter): invece di constatare che talora il risultato viene deciso unicamente dal campo e non sempre ed esclusivamente dagli arbitri (presupposto invece fondamentale di tutta l’informativa), si parla di un misterioso allontanamento di De Santis dalla sfera di influenza moggiana, seguito poi da un altrettanto misterioso riavvicinamento. Tale riavvicinamento servirà poi a spiegare il ruolo dell’arbitro romano nel salvataggio della Fiorentina (altrimenti non giustificabile…).
Ma, per l’ennesima volta, la prova della completa infondatezza di tali teorie viene dalle intercettazioni stesse. Nella telefonata 15237 del 5 gennaio 2005 Bergamo esterna alla Fazi tutta la sua considerazione per De Santis: «Massimo nel gruppo mi puttana». Nella telefonata 2741 Moggi si lamenta con Diego Della Valle dell’arbitraggio di De Santis nella decisiva Fiorentina-Milan, gara che precede lo scontro diretto tra bianconeri e rossoneri: «ma senti un po’ Diego, la… la squadra ha giocato bene ma l’arbitro vi ha fatto un culo, ragazzi!». Nell’introdurre l’intercettazione 460 del 2 maggio 2005 gli stessi Carabinieri scrivono: «Melli (il giornalista, nda) chiama Moggi per informarlo che nella trasmissione Controcampo trasmessa da Mediaset sull’emittente Italia 1 la sera precedente, gli opinionisti presenti avevano attaccato la Juventus su presunti favori ricevuti dagli arbitri, mentre non era stato affatto segnalato che la squadra bianconera era stata penalizzata in varie circostanze ed in modo alquanto evidente dall’arbitro De Santis. Sempre Melli consiglia a Moggi di “…mettere qualcuno dentro che gli dava una mano” […] I due poi proseguono e criticano l’arbitro De Santis che ha fatto perdere punti importanti nelle gare in cui ha arbitrato la Juventus».
Altra testimonianza decisiva viene dalla telefonata (490 dell’8 febbraio 2005) in cui Maria Grazia Fazi riferisce a Bergamo dell’incontro da lei avuto con Moggi: «e poi adesso ce l’ha con Massimo, non ti dico, ma gliel’ho fatto bene il cazziatone chi si crede di essere, abbiamo, io non voglio che mi regali niente ma quello che c’è me lo deve dare questo bastardo». Quindi Moggi non chiede assolutamente nulla, se non quello che è giusto, come confermano anche le conversazioni 48460 e 48464 (del 20 aprile 2005) tra il giornalista Tosatti e il dirigente juventino:
Tosatti: ormai gli arbitri ti pisciano addosso a te [....] ieri l’ho detto, ho detto ieri in federazione ho detto: avete fatto apposta a mandare De Santis perché vada in culo alla Juve…
Moggi: e già questo ci costa, con quest’anno tra Palermo, Parma e questa qui, ci costa tranquillamente sei punti… è… una cosa incredibile, guarda.”. “C’ha creato mille problemi in questo campionato, se noi perdiamo il campionato uno degli artefici è lui perché c’ha dato troppo contro. A Palermo c’era rigore e non l’ha dato, a Parma c’era rigore e non l’ha dato.
Persino la statistica contribuisce a demolire le già deboli basi dell’accusa. Nella stagione 2004/05 infatti la Juventus ha ottenuto con De Santis due vittorie, un pareggio e due sconfitte (tre se si conta anche la Supercoppa italiana). Ovvero lo score peggiore (7 punti su 15) se confrontato con quello di tutti gli altri arbitri. Stesso discorso anche per quanto riguarda Bertini, arbitro considerato “amico”, con il quale i bianconeri hanno vinto una sola partita, pareggiandone due (5 punti su 9). La media migliore si ha invece con Collina, fischietto sicuramente non vicino alla Juve: quattro vittorie ed un pareggio (13 punti su 15).
Inoltre, è curioso come i Carabinieri non si accorgano dell’amichevole rapporto intercorrente tra De Santis e l’addetto agli arbitri del Milan, Leonardo Meani. Nella telefonata 8199 i due addirittura ridono e scherzano come vecchi amici, con l’arbitro ad esibirsi in battute ironiche sul silenzio stampa imposto dalla Juventus ai suoi calciatori. Nella puntata della trasmissione Lunedì di rigore del 30 aprile 2007 l’arbitro romano si è detto stupito della mancanza, nelle informative, di sue telefonate con Giacinto Facchetti e lo stesso Meani. Un altro degli insondabili misteri di Calciopoli.
Infine, va rimarcata nuovamente la difettosa organizzazione da parte degli investigatori del materiale a loro disposizione. La sezione dell’informativa dedicata alla “combriccola romana” contiene alcune telefonate già apparse in precedenza: la 5738 (già usata nel caso Paparesta) viene addirittura ripetuta altre due volte in sole tre pagine, stesso discorso per la 39179 ripetuta e ricommentata a solo otto telefonate di distanza, così come la 17245.
Due cose ancora: l’Inter ha fatto pedinare l’arbitro De Santis e ha controllato i movimenti bancari suoi e di sua moglie. “Non ne uscì nulla”, parola di Massimo Moratti (intervista di C.Sabelli Fioretti su Corriere della Sera Magazine del 31 agosto 2006),. De Santis interrogato all’interno della trasmissione Matrix del 20 giugno 2006 su quale fosse la sua squadra del cuore prima di intraprendere la carriera di arbitro risponde: “Tifavo Inter”… (La puntata da visionare)
Accuse Juve: De Santis e la combriccola romana
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