Seconda lezione (due minuti due per riporre cappi e manette sulla mensola più in alto)
2. La condanna di Giraudo
Dice che intanto Giraudo è già stato condannato.
E bravo. Giraudo è stato condannato in primo grado con rito abbreviato dal GUP Di Gregorio, lo stesso giudice che ha eliminato dal processo Franco Carraro e Francesco Ghirelli, il presidente e il segretario generale della FIGC, ossia i vertici del calcio italiano fino al 2006. E' un vero peccato che tale condanna sia arrivata prima che si conoscessero le intercettazioni dell'Inter e delle altre squadre, venute a galla in questi giorni. Di Gregorio non ha ancora reso pubbliche le motivazioni della sentenza, ottenendo una proroga ai tempi legali, utile anche per temporeggiare rispetto agli eventi di queste ultime settimane. Fatto sta che il famoso "piaccia o non piaccia non ci sono intercettazioni di Moratti" fu pronunciato da Narducci, non in una delle numerose interviste rilasciate alla stampa, ma proprio nella requisitoria finale di questo processo.
E' stato proprio all'interno di questo processo che ha portato a questa condanna che Narducci ha usato questi argomenti per scardinare la tesi difensiva, secondo la quale i contatti tra dirigenti e designatori appartenevano a un sistema di ''sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti''. Narducci ha parlato, in riferimento a questo, di "balle smentite dai fatti", spiegando che nelle intercettazioni ''ci sono solo quelle persone perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio''. Con sicurezza e anche un pizzico di arroganza: "I cellulari erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzini o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle''
Ora: proprio queste si sono rivelate "balle smentite dai fatti". E dato il ruolo cardine all'interno del processo (aspettiamo le motivazioni, ma quanto tempo!) delle affermazioni di Narducci, forse è bene che si aspetti, con serenità e senza crogiolarsi nel pregiudizio, l'appello dove, verosimilmente, gli atti prodotti in questi giorni saranno allegati al processo. Il primo processo si è rivelato quindi palesemente monco e rinfacciare questa sentenza a Giraudo e alla Juve è chiaramente fuori dal mondo delle persone civili e ragionevoli.
Questo come base. Più in profondità, la condanna è avvenuta in merito a tre episodi decisamente discutibili. Il buon Auricchio ha inteso riportare negli atti allegati al processo i tabellini della Gazzetta, senza ulteriore riscontro. Le ammonizioni preventive di Udinese-Brescia, riportate agli atti, erano inesistenti, semplicemente mai avvenute. Una cena è bastata per la partita con la Lazio, e ora sappiamo che anche Facchetti cenò in solitaria con Bergamo. La telefonata tra Giraudo e Moggi prima del match con l'Udinese consisteva in una serie di lamentele nei confronti del potere delle altre squadre su designatori e arbitri. Roba da rivedere, chiaramente, alla luce dei nuovi atti.
La logica, quindi. C'è chi seguita non di meno ad avvicinare Carraro, chiaramente distante, alla dirigenza juventina, ignorando questa sentenza, che torna buona quando si tratta invece di accusare Giraudo. C'è chi seguita a parlare della rilevanza delle schede svizzere, ma dimentica che questa sentenza ha prosciolto Gabriele e Cassarà, che erano indicati come presunti possessori.
La requisitoria di Narducci insisteva particolarmente sul ruolo dei dirigenti juventini nel determinare la salvezza della Fiorentina (nostro articolo), ma in aula Auricchio ha inanellato una serie di smentite e contraddizioni a riguardo (anche nell'udienza del 30marzo).
Insomma, per tutte queste ragioni, e altre ancora, è buona regola aspettare che la giustizia faccia per intero il suo corso ed esaurisca i suoi gradi di giudizio, prima di affondare i propri ragionamenti nel pregiudizio e in una visione incompleta dei fatti. La giustizia ordinaria non concede di eliminare nessuno di questi gradi, come avvenuto nel processo sportivo, perciò è cosa buona, ragionevole ma soprattutto civile ponderare il giudizio, in considerazione di tutto questo.
Cosa abbiamo imparato da quest'altra lezione? L'antirevisionismo incivile e censorio di gran parte dei soliti commentatori politicamente corretti, che pretende di considerare come fatti compiuti e immutabili giudizi avvenuti sulla scorta di atti incompleti, e perciò non corrispondenti a una qualsivoglia idea di verità giuridica, è semplicemente incompatibile con un ordinamento giuridico moderno e con i principi democratici che ne stanno alla base.
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