E’ apparsa di nuovo, probabilmente ne avremmo fatto volentieri a meno, in un paese dove ci si interroga sempre più, se è giusto o meno, pubblicare intercettazioni telefoniche sui quotidiani, di comuni cittadini, che poi così comuni non sono, visto che tali intercettazioni seguono un’inchiesta, e del come mai tali intercettazioni appaiano così disinvoltamente sui fogli dei giornali nazionali senza avere mai modo di sapere qual è la manina che compie tale gesto.
Sarà mai possibile che non venga aperta un’inchiesta interna alla procura e indagato almeno uno, che sia uno, per aver passato illegalmente verbali o quant’altro ai giornali? Di sicuro non hanno ne gambe ne ali, per finire regolarmente sopra candidi fogli bianchi e poi essere leggibili il giorno dopo dall’intera opinione pubblica.
E il Governo? I Ministri, di Grazia e Giustizia e dell’Interno, che dovrebbero tutelare quanti aspetti? Non vogliamo entrare in discorsi politici, ma quando si tratta di “uomini di Governo” tutto viene taciuto per garantire indagini da svolgere nel più ampio riserbo e quando esce fuori una telefonatina di una velina, di un fotografo o di Luciano Moggi, qualcuno se ne fotte, e lascia che le acque di quel fiume possano straripare senza curarsene.
Evidentemente la disparità della cosiddetta “privacy” è entrata di diritto nel costume di questo Paese, un Paese da qualcuno oggi definito ridicolo, proprio dinnanzi a questa sorta di non democrazia.
E questa non democrazia, viene fuori anche quando si parla di Governo del calcio.
Nell’articolo apparso il 20/12/2007 sul web del Corriere della Sera si scrive di come il Natale che verrà, all’interno della Federazione, non sarà un Natale come tutti gli altri, vista la chiamata in causa, di molti consiglieri federali, nelle intercettazioni telefoniche apparse in questi giorni sui giornali, intercorse con Luciano Moggi. Il vertice che si è svolto tra il Presidente del Coni Gianni Petrucci e il Presidente della Figc Giancarlo Abete, ha delineato una prima comune linea su come si debba svolgere la vigilanza all’interno della stessa Federazione, visto lo squallore infinito dei rapporti avuti tra rappresentanti della stessa e Luciano Moggi.
In poche parole chi ha sbagliato deve andare a casa. Viene menzionata la Procura Federale, nel nome di Stefano Palazzi, definito bravo, ma lento (sicuramente nell’inchiesta sui falsi in bilancio delle società calcistiche, il termine “lento” calza a pennello), e che dovrebbe esercitare una certa celerità visti i nuovi atti acquisiti dalla procura napoletana.
I nomi che sono nell’occhio del ciclone sono quelli di William Punghellini, presidente della serie D, in continuo contatto con Moggi: gli promette di battersi per una sua riabilitazione. Anche il presidente della Lega Dilettanti, Carlo Tavecchio, che a marzo voleva candidarsi alla presidenza della Figc, è in frequente contatto con Moggi (almeno quattro le telefonate), sebbene abbia già respinto le accuse via internet (sito della Lega Dilettanti). Appare particolarmente grave anche la posizione di Gabriele Gravina, consigliere federale per la serie C, in corsa per assumere la carica di d.g. della Figc, dopo le dimissioni della Filippi. Non solo parla con Moggi (con richieste di incontri ravvicinati a diversi livelli), ma fornisce al medesimo il numero di cellulare del presidente Abete.
La conclusione è evidente: il governo della Figc è da rifare, anche se Punghellini ha chiesto a Palazzi di essere interrogato subito ed è convinto di riuscire a superare anche questa tempesta.
Non basta. Ci sono altre figure che devono essere allontanate, a cominciare da Giorgio Rovati, responsabile dell'ufficio tesseramenti della Lega, lui pure in stretto contatto con Moggi e con Meani. Ci si può ancora fidare di un funzionario che ricopre in Lega a Milano uno degli incarichi più delicati? Rovati intende dimettersi, altrimenti sarà opportuno che intervenga Matarrese.
E proprio quest’ultimo, il 21/12/2007, ha rilasciato alcune dichiarazioni: "Puliamo il pallone", Antonio Matarrese chiede che questo periodo traumatico trovi una conclusione definitiva. "Abbiamo vinto tutto, anche un Mondiale, quando eravamo in ginocchio - spiega con ardore -. Basta! Spero che la giustizia sportiva riesca a pulire il calcio prima che il marcio diventi generale".
Analizzando quello che sta accadendo in questo momento e soprattutto all’interno della Federazione Matarrese rincara la dose: "I beffati siamo noi, per tutte le tragedie che sono successe quest'anno. Noi ci vantiamo di poter camminare a testa alta, poi però c'è chi sbaglia. Dall'estero ci guardano, abbiamo vinto e ci siamo rialzati. Noi siamo il vanto del calcio, invito a non fare processi sommari. Ci sono stati grandi veleni, perché c'è qualcuno che sbaglia ancora e non ha capito che il mondo del calcio è cambiato. Non mi ero illuso che non ci fossero più mele marce, solo l'onda di ritorno però". Ma proprio prendendo in riferimento le parole di Matarrese ci sorge spontaneo un dubbio.
Programma numero 10869 del 31/12/2006 alle ore 22:43 pagina informativa numero 260, in cui intercorre una telefonata tra Luciano Moggi, Giorgio Rovati e Leonardo Meani. All’inizio della conversazione, tra Moggi e Rovati, salta fuori un nome di spicco del calcio italiano: Antonio Matarrese, Presidente della Lega Calcio.
Luciano Moggi: Lo sai chi mi ha telefonato ieri?
Giorgio Rovati: Chi?
Luciano Moggi: Il tuo Presidente!
Giorgio Rovati: Matarrese?
Luciano Moggi: Matarrese!
Giorgio Rovati: Pensa te! Come mai? Strano!
Luciano Moggi: Perché io gli avevo scritto sul giornale, che deve stare calmo!
Giorgio Rovati: Uhm…uhm…
Luciano Moggi: Ee…. lui m’ha telefonato … ma io son dei tuoi non … e vabbè insomma e invece sono convinto del contrario… va bene tutto.
In questa informativa trascritta dal Nucleo Operativo dei Carabinieri, ci sono intercettazioni con vari esponenti della Federazione, e secondo la testimonianza di Luciano Moggi a Giorgio Rovati, si dovrebbe trovare anche, in data 30/12/2006, una telefonata tra Matarrese, il Presidente della Lega Calcio, e Luciano Moggi.
Telefonata in cui, sempre secondo le parole di Moggi, Matarrese avrebbe espresso il suo disappunto per le parole scritte dallo stesso sul quotidiano “Libero”, del Direttore Vittorio Feltri, il quale ha messo a disposizione dell’ex Dg bianconero uno spazio nella sezione sportiva.
Moggi, continuando nel dialogo con Rovati (tra l’altro molto stupito della telefonata di Matarrese), racconta di avere rassicurato il Presidente della Lega, facendogli notare di essere uno dei suoi sostenitori. Ora ci chiediamo. Ma questa telefonata dove sta? Come mai non è stata trascritta? Sempre, naturalmente, secondo la ricostruzione fatta a Rovati da Moggi. Probabilmente, pensiamo noi, non aveva nulla di particolare da raccontare (come d'altronde quella con Gravina, con Tavecchio, e con molti altri che però sono state trascritte dai CC, e poi pubblicate dagli organi di informazione, come se raccontassero i mali oscuri del calcio) ma è pur sempre una “ipotetica” telefonata intercorsa tra un rappresentate (e che rappresentate) degli organi federali e Moggi.
E allora come mai tanto baccano tra le telefonate in cui sono partecipi Punghellini, Gravina, Tavecchio, lo stesso Rovati e Luciano Moggi e invece nel momento in cui si apprende, sempre attraverso la confidenza fatta da Moggi a Rovati, del colloquio telefonico tra il Presidente della Lega e lo stesso Moggi, non solo non troviamo nulla a riguardo sui mezzi di informazione, ma non c’è nemmeno l’intercettazione?
Può essere che Luciano Moggi abbia un po’ millantato con Giorgio Rovati sul nome di Matarrese, ma questa è una cosa che dovrebbero spiegarci le Procure, sia quella napoletana che quella Federale.
Perché in questo Paese, al limite del ridicolo, vorremo che all’orizzonte, un soffio di vento fresco, portasse via quella grossa nuvola nera.
Una grossa nuvola nera
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