zipAlla fine dobbiamo prendere atto che il nostro non è stato inchiostro versato inutilmente.

Abbiamo decine di volte sottolineato negli ultimi tre (!) anni la volgare usanza dei giornali e delle televisioni di pubblicare, senza alcuno scrupolo, intercettazioni scritte ed audio riferite ad indagini in corso, ma molto spesso contenenti conversazioni che nulla avevano a che fare con il procedimento in oggetto.

Avevamo stigmatizzato in particolare il fatto che, nel calderone, spesso fossero finite telefonate e trascrizioni che violavano pesantemente la vita privata e professionale di persone incensurate, che avevano come unica colpa quella di parlare al telefono con persone intercettate.

Questo comportamento deontologicamente aberrante raggiunse il suo apice nel biennio 2005-2007, quando in Italia abbiamo assistito a sorprendenti cambi di potere in posizioni chiave della vita pubblica, finanziaria e sportiva italiana.

Famiglie distrutte, disagi di carattere psicologico e sociale, emarginazione, sono stati gli effetti principali di quella mattanza che tuttavia, da qualche mese a questa parte pare essersi placata, seppellita sotto le macerie del Nuovo Ordine, politico, economico e sportivo.

Per questo motivo noi di www.ju29ro.com siamo rimasti basiti quando, qualche giorno fa, l'arbitro Gianluca Paparesta si è fatto intervistare dalla Ventura su Rai3 sciorinando la sua verità dei fatti:

"Ancora una volta, quel sistema al quale non mi sono piegato ha colpito. Un sistema in grado di manipolare e stravolgere la realtà che mi ha fatto fuori senza se e senza ma, forse per l’unica colpa di essermi difeso davanti ai pm di Napoli ai quali (al contrario di altri) ho dimostrato la mia estraneità ottenendo l’archiviazione del procedimento a mio carico. Eppure, da quel fatidico 13 maggio del 2006 quando - come persona informata dei fatti - risposi alle domande dei Carabinieri per difendere solo ed esclusivamente la mia posizione, e non per accusare altri, sono iniziati i miei problemi."

Paparesta parla dunque di "SISTEMA" che ancora esiste e che ne condiziona il ritorno all'attività agonistica. A supporto della sua tesi, il Paparesta cita una telefonata tra un Alto Dirigente della FIGC e Luciano Moggi. Una telefonata come tante altre, che fa parte degli atti dell'indagine archiviata a Torino dal Procuratore Maddalena, e quindi materiale non coperto da segreto istruttorio. Una telefonata probabilmente arrivata alle redazioni dei giornali insieme a quella del due di picche della D'Amico a Moggi Jr. che ebbe però maggior "fortuna" finendo in prima pagina e contribuendo a violentare la privacy di persone assolutamente estranee e a mettere in grave difficoltà interi nuclei familiari.

All'indomani di quella dichiarazione di Paparesta ci aspettavamo la corsa da parte degli scribacchini di regime alla pubblicazione della telefonata in questione che avrebbe finalmente svelato il nome dell'Alto Dirigente Federale.

Attesa vana. L'intervista di Paparesta passa in sordina, cosi come le sue dichiarazioni. Al punto che è lo stesso Paparesta a dover pubblicare sul suo Blog il testo integrale della telefonata, non prima però di averlo "depurato" del nome del Dirigente Federale che parla con Moggi.

Nel frattempo ribadiamo che nessun giornalista, pur sollecitato in diretta nazionale da Oliviero Beha, sul TG3, ha avuto il fegato di pubblicare il nome in questione. Sono tutti diventati, come per incanto, i paladini della deontologia.

Ci preme sottolineare che anche noi di www.ju29ro.com siamo venuti a conoscenza di questo nome e che abbiamo avuto la possibilità di ascoltare l'audio originale della telefonata in questione. Non pubblicheremo però né il nome del personaggio né l'audio della telefonata, perché riteniamo che "sarebbe funzionale" solo a cercare uno "scoop" e a nient'altro. Ma i lettori che ci seguono fin dalla nostra nascita sanno bene che i nostri "scoop" preferiti sono i contenuti e non i proclami.

Ed è del contenuto della telefonata che noi vogliamo parlare. Perché è da questa telefonata e dall'uso che ne fa Paparesta che si evince ancora una volta il ruolo di capro espiatorio di Luciano Moggi e di Antonio Giraudo.

Andiamo a leggerla. Per capire meglio il contesto, si evidenzia che questa telefonata segue di pochi giorni le richieste di pena per il c.d. calcio scommesse formulate dall’ex Procuratore Federale Frascione il 20 agosto 2004.

Telefonata Progr. 1127 del 23/08/2004- Procura della Repubblica di Torino - Pag. 00149 e 00150

ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si pronto?
MOGGI: ——— (nome Alto Dirigenti Federale)?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: Direttore come stai?
MOGGI: io sto bene e tu?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh insomma mi difendo
MOGGI: qui bisogna sempre difendersi
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh ma io mi difendo io c’ho troppi cazzi eh eh
MOGGI: senti un po’ ho sentito il tuo messaggio in segreteria
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: mi puoi fare sta gentilezza o no?
MOGGI: ma scherzi o fai davvero?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: xchè quello stà lì da quelle parti e mi sta scass
MOGGI: digli che venga da noi in albergo, che peraltro non ti so neppure dì, ma basta che chiedano
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: bè chiedo alla tua segretaria
MOGGI: in segreteria lì poi
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: bè gli dico di affacciarsi lì nel pomeriggio
MOGGI: che mi venga a cercare a me
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: bè ti ringrazio assai
MOGGI: come va lì ——— (nome Alto Dirigenti Federale)?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: ma abbastanza bene, abbastanza abbiamo un pò di casino
MOGGI: ma questa affare qua ma Frascione ma è matto
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si ma poi ha fatto una figura veramente guarda, ma se noi non ci rendiamo conto Luciano che noi dobbiamo mettere in certi posti
MOGGI: ma questo è da rinchiudere in manicomio
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: dobbiamo mettere in certi posti delle persone intelligenti, ma intelligenti, ma intelligenti veramente che abbiano il senso della misura e capiscono i problemi, non che fanno gli spadaccini i d’Artagnan dei miei coglioni, che se nò ci facciamo male da soli
MOGGI: ma questo qua meno sa e perchè se no
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh lo so, però bisogna provvedere perchè noi c’abbiamo i nemici in casa, gli indiani stanno in casa hai capito? Eh perchè diventa difficile tu già c’iai gli indiani fuori, ce li hai pure in cassa eh diventa
MOGGI: eh no è una cosa incredibile, questo gli squilibri li ha avuti mica solo ora eh!
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si si eh
MOGGI: è da tanto tempo che
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: bisogna mettere della gente funzionale al progetto, al sistema, non dei pazzi giustizialisti se no veramente diventiamo, e perché poi è difficile andare a discutere con questi eh, non ti credere che questo lo chiami e gli dici fai così eh eh eh
MOGGI: no ma c’è da pigliarlo per il colletto e mandarlo via
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: no o lui ce l’ha dentro questa cosa che deve capire che lui è uno di noi, funzionale al sistema, a salvaguardare la faccia per carità nel rispetto delle autonomie, ma senza fare d’Artagnan, se no veramente diventa complicato
MOGGI: ma secondo te sarà da anche perché io l’ho seguito poco questo, a parte, pronto?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si ti sento
MOGGI: a parte mi sembra una grande stronzata, detto tra me e te di due squilibrati, come ce ne son tanti, che parlano di cose
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si infatti
MOGGI: oppure di quello che dicono, a parte quello, coinvolgendo persone, io per esempio sarò matto, conosco il Presidente del Modena vagamente,
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si!
MOGGI: ma se lo dovessi sentì e citare come il Grande Capo, come dicono loro
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: ma il grande vecchio
MOGGI: non c’ià, non c’ià neppure il fisico
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: (risate) no si ma mi sembra proprio un brav’uomo, proprio un brav’uomo
MOGGI: ma guarda che non è neppure tagliato, ma guarda che una persona se, si vede subito
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si! Certo se è capace di fare certe cose, certo certo
MOGGI: ma ti rendi conto, pensare che questo qui ha scritto una lettera, “non vorrei fare la figura di Tortora”, poverino! Poi c’ià pure tessere è iscritto a tutte le società di calcio
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: si si è vero (risate) fa tristezza, fa poveraccio dai
MOGGI: poi ti trovi un imbecille come Frascione che bòm, 9 punti al Chievo, ma poi 9 punti al Chievo, da scontare nel campionato passato che poi tanto non retrocede no?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: certo, ma anche a Modena quando gli hanno chiesto: “ma scusi mi faccia capire che, in che serie secondo lei dovrebbe retrocedere il Modena” dice: “fate voi”, ma che fate voi? (risate) ma che stiamo alle barzellette
MOGGI: ma dai, ma qui Franco deve prendere, deve prendere
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh ma infatti infatti deve
MOGGI: io gliel’ho detto, mettici le mani un pò se nò diventa un casino eh?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh in fatti, infatti, bisogna mettere gente funzionale al sistema che capisca il senso qui dello stato, dello stato sportivo, non gente che và per cazzi suoi eh e che oltretutto non ci capisce un cazzo Luciano
MOGGI: no questo qui è proprio zero
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh il problema è questo che non ci capisce un cazzo hai capito?
MOGGI: io mi sono trovato in tante circostanze, notato cose che in pratica fanno capire che lui, col pallone non sa
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: sta lì no ma non sa di che parla, non ha la sensibilità proprio di capire certi problemi, questa è una giustizia sui generis la nostra, e se nò ci mettiamo in mano all’opinione pubblica e cosa facciamo ci sfasci, ci buttiamo la merda in faccia da soli, eh amico! Già c’è qualcuno che cerca di buttar , poi ce la buttiamo da soli, eh diventa faticoso
MOGGI: si va bene ——— (nome Alto Dirigente Federale)?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: eh allora gli dico di passare dal tuo albergo
MOGGI: digli qual è l’albergo che poi me ne vado io va bene?
ALTO DIRIGENTE FEDERALE: ti ringrazio, sono due, ti ringrazio ciao ciao ciao
MOGGI: ciao ciao


Per chi non avesse avuto la pazienza di leggerla tutta facciamo noi il riassunto: l'Alto Dirigente Federale telefona a Moggi per lamentarsi dell'operato del ex-Procuratore Federale Frascione, in pratica il predecessore di Palazzi (al tempo viceprocuratore) che ha appena richiesto delle sanzioni che, a suo parere, non stanno né in cielo né in terra; Moggi, come sempre, presta spalla al piagnisteo, ma tra le righe dice di non aver seguito bene la vicenda; tuttavia Moggi, da furbo qual è, annuisce e rinforza i concetti del suo interlocutore che a più riprese dice di non considerare Frascione all'altezza del suo ruolo.

Vediamo quali considerazioni possiamo fare:

1) La Giustizia Sportiva era organica al sistema e quindi doveva rimanere avulsa dalla logiche garantiste di quella ordinaria (il che, si badi bene, non significa che debba essere per forza forcaiola. Al contrario significa che deve essere plasmabile secondo i desiderata di chi comanda il sistema, e quindi in alcuni casi morbida e permissiva e in altri, come in Farsopoli, forcaiola);

2) Frascione fu sostituito da altri Procuratori, fino ad arrivare a Palazzi, per cui si può ipotizzare un Palazzi "funzionale al sistema", altrimenti si sarebbero tenuti Frascione;

3) Quando Palazzi si occupò di Calciopoli e della Juventus era, verosimilmente, a tutti gli effetti un uomo del sistema citato dall'Alto Dirigente Federale.

4) Anche ammesso che ne facessero parte, il sistema in questione ha "espulso" Luciano Moggi e Antonio Giraudo, facendone i capri espiatori su cui ha basato la propria sopravvivenza.

5) Il sistema in questione probabilmente si è servito di Guido Rossi e del suo giustizialismo in salsa nerazzurra proprio per impedire a Moggi e Giraudo qualunque tipo di reazione "interna", salvo poi esautorare lo stesso Guido Rossi a lavoro compiuto e restaurare la vecchia "nomenklatura";

6) Il sistema, secondo Gianluca Paparesta, sarebbe ancora "in essere" e gli impedirebbe di tornare ad arbitrare;

7) Se il sistema è ancora in essere, allora Luciano Moggi e Antonio Giraudo non ne sarebbero potuto essere parte "vitale", in quanto, se lo fossero stati, il sistema non sarebbe sopravvissuto alla loro dipartita;

8) Il sistema ancora oggi proteggerebbe i suoi componenti e impedirebbe, attraverso la sua influenza su giornali e TV, la pubblicazione del nome dell'Alto Dirigente Federale che parla con Moggi.


Come si vede, ancora una volta dalla "pura" analisi degli atti ufficiali, si giunge a conclusioni diametralmente opposte a quelle raccontate dai pennivendoli fin dai primi giorni della Farsa. Come spesso diciamo, Luciano Moggi era più furbo che santo. Raccoglie lo sfogo, annuisce all'interlocutore, lo lascia parlare e condurre il gioco.
Non lo contraddice, non avrebbe senso farlo, perché Moggi sa che l'interlocutore è un pezzo importante di quel Palazzo da cui lui sta cercando di difendersi. E il gioco va avanti così, sulla falsariga di altre intercettazioni dove l'ex DG della Juventus si presta a fare sponda e a concedere piccoli favori in cambio proprio di quella considerazione e di quelle confidenze, che utilizza poi per evitare di essere travolto. "Vaso di coccio, tra vasi di ferro, soprattutto adesso che non c'è il Dottore", come spesso si sente dire a Giraudo nell'autunno del 2004.