Brutte notizie ieri da Napoli: l’inizio del processo penale su Farsopoli slitta di due mesi. Per una “mancata notifica dell’udienza a diversi imputati”, bisogna aspettare il 24 marzo. A quasi 3 anni dalla fuga di notizie che diede il via al linciaggio mediatico anti-Juve, ci si accorge che non si è ancora pronti a dare la possibilità ai vituperati di far valere le proprie ragioni in un procedimento regolare.
I pm mettono le mani avanti e dichiarano che il “processo sarà lunghissimo”. Non è difficile immaginare che i forcaioli della prima e di quest’ultima ora sperino in un esito simile a quello del famigerato processo doping, con tanto di prescrizione per l’accusa di abuso di farmaci fatta passare pubblicamente per colpevolezza. Senza parlare della conferma dell’assoluzione per doping (utilizzo di EPO) passata sotto silenzio.
Per fortuna a breve ci saranno le sentenze del rito abbreviato, previste, secondo il pm Narducci, per aprile. La prossima udienza è in programma per il 9 febbraio. Ricordiamo che qui verrà giudicato l’ex amministratore delegato della Juve, Antonio Giraudo, oltre all’ex presidente dell’AIA Lanese, 6 arbitri (Cassarà, Messina, Rocchi, Dondarini, Pieri e Gabriele) e 3 assistenti (Baglioni, Griselli, Foschetti). Un’eventuale assoluzione di Giraudo sarà difficile da mistificare e chi tornerà a cantare il ritornello della giustizia sportiva distinta da quella ordinaria si renderà ridicolo come un improvvisato concorrente di X Factor.
Purtroppo, finché i tribunali regolari non giungeranno al verdetto definitivo, dovremo abituarci a leggere articoli come quello di Luigi Ferrajolo sul Corriere dello Sport, che ieri, introducendo l’inizio del processo napoletano, ha definito “tentativo molto cialtronesco” le richieste che si stanno levando per rivisitare criticamente le cose scritte e dette quell’assurda estate, nonché rivedere le acrobatiche sentenze sportive. Forse non si è ancora accorto che la sentenza del processo GEA ha dimostrato che uno dei cardini delle accuse a Moggi e alla Juventus, e cioè che la GEA fosse un’organizzazione criminale che il nostro ex Direttore usava per condizionare illecitamente il mercato a favore della Juve, è caduta miseramente. Era falsa, avvertitelo. Cialtronesco, semmai, d’ora in poi sarà non solo chi continuerà a ripetere questa falsità, ma pure, un pochetto, tutti quelli che dopo la sentenza in questione non hanno chiesto scusa.
Curioso, poi, che riferendosi ai colleghi, Ferrajolo invochi “rigore e memoria”, e proprio nello stesso paragrafo in cui dimostra di essere il primo a difettarne: infatti, dopo aver citato il caso del Calcioscommesse del ’80 come esempio di scissione tra verdetto sportivo e penale, si ricorda che il reato di frode sportiva venne introdotto solo più tardi. Se fosse rigoroso, Ferrajolo si sarebbe accorto che stavolta la condanna sportiva corrisponde, nella sua formulazione, all’accusa penale, e cioè a quel reato associativo già caduto, come detto, nel caso GEA.
Ma questo è nulla. L’apice lo tocca quando prova a descrivere le malefatte che “Moggi e i suoi amici” avrebbero commesso. Qui davvero fornisce ai suoi lettori una tipica dimostrazione di totale assenza di rigore e memoria. Sembra di leggere le impressioni di un telespettatore distratto e nemmeno interessato al calcio che a distanza di anni provasse a riassumere quel che aveva capito di quell’ormai lontano scandalo. “Tutti sappiamo già che Moggi e i suoi amici per anni hanno taroccato il campionato”, scrive, probabilmente senza lontanamente sospettare che solo una stagione, la 2004-2005, è in discussione. Ovviamente secondo lui Moggi avrebbe “contattato gli arbitri”, cosa che non esiste in nessuna intercettazione. E avanti così, tra presidenti AIA e designatori a suo dire “pilotati”, fantasiose pressioni per ottenere sentenze sportive “addobbate” (ma non è che inconsciamente si riferiva al commissariamento del 2006?), fino alle parole in libertà: “hanno corrotto dirigenti e classe arbitrale”, scrive. Proprio così, parla di corruzione del mondo arbitrale, avete letto bene. Eppure quell’estate vennero passati al setaccio conti, bilanci, sedi di società e abitazioni, senza trovare alcun passaggio di denaro. Ma che possiamo farci? Ferrajolo sta scrivendo il suo temino e alla maestra la battuta a effetto piace sempre. D’altronde, che non sapesse più cosa inventarsi, lo si capisce da come chiude il periodo: “Non vediamo, sinceramente, cosa possa aggiungere a questo scenario imbarazzante il processo che si apre stamane.”
Vabbe’, Ferrajo’, come diceva Totò a Peppino: abbundandis in abbundandum. Facciamo “Guida in stato di ebbrezza”? Troppo poco? Che ne dice di un pizzico di “Aggiotaggio”? Okay, facciamo “Abigeato” così non ne parliamo più.
I pm mettono le mani avanti e dichiarano che il “processo sarà lunghissimo”. Non è difficile immaginare che i forcaioli della prima e di quest’ultima ora sperino in un esito simile a quello del famigerato processo doping, con tanto di prescrizione per l’accusa di abuso di farmaci fatta passare pubblicamente per colpevolezza. Senza parlare della conferma dell’assoluzione per doping (utilizzo di EPO) passata sotto silenzio.
Per fortuna a breve ci saranno le sentenze del rito abbreviato, previste, secondo il pm Narducci, per aprile. La prossima udienza è in programma per il 9 febbraio. Ricordiamo che qui verrà giudicato l’ex amministratore delegato della Juve, Antonio Giraudo, oltre all’ex presidente dell’AIA Lanese, 6 arbitri (Cassarà, Messina, Rocchi, Dondarini, Pieri e Gabriele) e 3 assistenti (Baglioni, Griselli, Foschetti). Un’eventuale assoluzione di Giraudo sarà difficile da mistificare e chi tornerà a cantare il ritornello della giustizia sportiva distinta da quella ordinaria si renderà ridicolo come un improvvisato concorrente di X Factor.
Purtroppo, finché i tribunali regolari non giungeranno al verdetto definitivo, dovremo abituarci a leggere articoli come quello di Luigi Ferrajolo sul Corriere dello Sport, che ieri, introducendo l’inizio del processo napoletano, ha definito “tentativo molto cialtronesco” le richieste che si stanno levando per rivisitare criticamente le cose scritte e dette quell’assurda estate, nonché rivedere le acrobatiche sentenze sportive. Forse non si è ancora accorto che la sentenza del processo GEA ha dimostrato che uno dei cardini delle accuse a Moggi e alla Juventus, e cioè che la GEA fosse un’organizzazione criminale che il nostro ex Direttore usava per condizionare illecitamente il mercato a favore della Juve, è caduta miseramente. Era falsa, avvertitelo. Cialtronesco, semmai, d’ora in poi sarà non solo chi continuerà a ripetere questa falsità, ma pure, un pochetto, tutti quelli che dopo la sentenza in questione non hanno chiesto scusa.
Curioso, poi, che riferendosi ai colleghi, Ferrajolo invochi “rigore e memoria”, e proprio nello stesso paragrafo in cui dimostra di essere il primo a difettarne: infatti, dopo aver citato il caso del Calcioscommesse del ’80 come esempio di scissione tra verdetto sportivo e penale, si ricorda che il reato di frode sportiva venne introdotto solo più tardi. Se fosse rigoroso, Ferrajolo si sarebbe accorto che stavolta la condanna sportiva corrisponde, nella sua formulazione, all’accusa penale, e cioè a quel reato associativo già caduto, come detto, nel caso GEA.
Ma questo è nulla. L’apice lo tocca quando prova a descrivere le malefatte che “Moggi e i suoi amici” avrebbero commesso. Qui davvero fornisce ai suoi lettori una tipica dimostrazione di totale assenza di rigore e memoria. Sembra di leggere le impressioni di un telespettatore distratto e nemmeno interessato al calcio che a distanza di anni provasse a riassumere quel che aveva capito di quell’ormai lontano scandalo. “Tutti sappiamo già che Moggi e i suoi amici per anni hanno taroccato il campionato”, scrive, probabilmente senza lontanamente sospettare che solo una stagione, la 2004-2005, è in discussione. Ovviamente secondo lui Moggi avrebbe “contattato gli arbitri”, cosa che non esiste in nessuna intercettazione. E avanti così, tra presidenti AIA e designatori a suo dire “pilotati”, fantasiose pressioni per ottenere sentenze sportive “addobbate” (ma non è che inconsciamente si riferiva al commissariamento del 2006?), fino alle parole in libertà: “hanno corrotto dirigenti e classe arbitrale”, scrive. Proprio così, parla di corruzione del mondo arbitrale, avete letto bene. Eppure quell’estate vennero passati al setaccio conti, bilanci, sedi di società e abitazioni, senza trovare alcun passaggio di denaro. Ma che possiamo farci? Ferrajolo sta scrivendo il suo temino e alla maestra la battuta a effetto piace sempre. D’altronde, che non sapesse più cosa inventarsi, lo si capisce da come chiude il periodo: “Non vediamo, sinceramente, cosa possa aggiungere a questo scenario imbarazzante il processo che si apre stamane.”
Vabbe’, Ferrajo’, come diceva Totò a Peppino: abbundandis in abbundandum. Facciamo “Guida in stato di ebbrezza”? Troppo poco? Che ne dice di un pizzico di “Aggiotaggio”? Okay, facciamo “Abigeato” così non ne parliamo più.