Nel nostro pezzo pubblicato ieri, abbiamo riportato quanto previsto dallo Statuto della Figc in merito alla composizione dell'Assemblea elettiva e al valore attribuito ai voti dei 278 delegati. Se ne possono ricavare alcune interessanti (e sconfortanti) considerazioni.
La serie A (Beretta) vale il 12% dei voti complessivi, la serie B (Abodi) il 5%.
La serie C (Macalli) vale il 17% dei voti complessivi, esattamente quanto serie A e B messe insieme.
La serie D (Tavecchio) vale il 34% dei voti complessivi, esattamente quanto serie A, B e C messe insieme.
Il rimanente 32% se lo dividono i calciatori (20%), gli allenatori (10%) e gli arbitri (2%).
Sommando il peso dei voti delle sole serie C e D si arriva al 51%, cinquantunopercento.
Cosa vuol dire? Vuol dire che, in barba a tutti i discorsi fatti in queste settimane, alla terza votazione, il candidato (presentabile o meno che fosse) sostenuto da semiprofessionisti e dilettanti sarebbe comunque stato eletto. Anche senza l'appoggio di serie A e B, anche senza l'appoggio di calciatori, allenatori e arbitri.
Lo ripetiamo: per il calcio italiano, serie A, serie B, calciatori, allenatori e arbitri contano il 49%, meno di serie C e serie D (51%).
Lasciamo ai lettori giudicare se sia giusto o meno. La realtà del calcio italiano (così come previsto dallo Statuto della Federazione) è quella espressa dai numeri citati.
Quindi, non c'era bisogno di fare tutta questa inutile manfrina. Il candidato voluto da Macalli e Tavecchio avrebbe vinto comunque.
Avrebbe vinto anche senza amici-sponsor come Lotito, Galliani, De Laurentiis, Preziosi e Zamparini. Avrebbe vinto nonostante l'opposizione delle più evolute società del calcio italiano (Juventus e Roma, ma anche Fiorentina e Torino). Nonostante gli insulti erogati dai suoi sodali agli avversari. Nonostante il mancato appoggio di Malagò, presidente del Coni. Nonostante le perplessità espresse dai politici. Nonostante le "gaffes" sui mangiatori di banane, sulle donne nel calcio e sulle presunte analogie con Lee Oswald. Nonostante i conflitti di interesse della cordata che lo sostiene. Nonostante l'età e le 5 condanne degli anni tra il '70 e il '98.
Nonostante tutto questo, e in barba a tutto questo, avrebbe comunque vinto chi rappresenta la fazione che punta non alla crescita, ma alla conservazione e alla continuità del potere, e magari a garantire un trattamento di favore agli amici di sempre.
Auguri al calcio italiano, il grande sconfitto. Ne ha bisogno.
Lo ripetiamo: il candidato scelto e difeso da Macalli e Tavecchio avrebbe vinto comunque, chiunque fosse stato.
Purtroppo era Tavecchio.
Tanto rumore per nulla
- Dettagli
- By Redazione