Su, su, trattenete il fiato e fate un bel respiro. Oggi si è ripetuto un fatto storico. Solo in un'altra occasione, nella storia dei Mondiali, la Nazionale italiana era stata eliminata per la seconda volta consecutiva ai gironi. Ed era stato nel 1966, con la disfatta coreana. Ad essere sincero è dal 2006 che la Nazionale la seguo con distacco, dopo la Farsa non poteva essere altrimenti. Ma non sono neanche uno di quelli che tifa contro per il gusto di farlo. Questione di gusti e di vedute, per carità.
Perché penso che, volente o nolente, la Nazionale italiana di calcio incarni tutto un movimento che, nella storia del nostro paese, rappresenta molto. In Italia il calcio è stato in passato un fatto di costume, di cultura, ha ispirato poeti ed intellettuali. Insomma, è uno dei tratti che ci caratterizza. E dispiace che, in un’epoca di qualunquismo modaiolo e di stucchevole mediocrità culturale, anche il movimento calcistico (spesso fiore all’occhiello in anni bui) coli a picco. Ovviamente poi farlo passare da fenomeno di costume a grande distrattore nazionale in Italia è sempre stato facile, ma quella è un’altra storia.
Però da juventino non posso esserne che contento sotto tanti punti di vista. Ripenso ad una Nazionale, quella del 2006, che poteva vantare gente del calibro di: Buffon, Peruzzi, Cannavaro, Zambrotta, Pirlo, Gattuso, Totti, Del Piero, Inzaghi, De Rossi, Nesta. Una generazione di campioni ingiustamente denigrata ed offesa a causa di uno scandalo mediatico (costruito di tutto punto nelle redazioni sportive), allenata da un allenatore tra i migliori della storia del nostro calcio, Marcello Lippi. Salvo poi, a Mondiale vinto, tutti a saltare sul carro del vincitore, continuando incredibilmente a sputare su chi aveva grossi meriti nella costruzione di quella squadra: Luciano Moggi.
Lo hanno fatto passare per mafioso scaricandogli addosso tutti i mali del nostro calcio per potersi rifare una verginità. Ma la sua sola colpa era essere il più competente di tutti, leggere il calcio come pochissimi ed aver costruito in 12 anni un modello sportivo e gestionale inarrivabile. In Italia chi vale sarà sempre denigrato ed emarginato nella maggior parte dei casi ed in tutti i campi. Il fallimento del calcio italiano ha le sue fondamenta nel 2006. Solo con ipocrisia e malafede si può sostenere il contrario. Ed allo stesso modo è arrivata l’ora di iniziare a dire a voce forte che Calciopoli aveva solo un obiettivo: distruggere la Juventus e modificare gli assetti di potere economico (e non) del carrozzone. Luciano Moggi non chiamava gli arbitri: la sua Juve non ne aveva bisogno. Luciano Moggi, però, veniva chiamato da Carraro affinché desse consigli perfino sulla scrivania dell’ufficio di Lippi, nel 2004 neo allenatore azzurro. Luciano Moggi nel 2006 aveva ben otto, e dico otto, giocatori della Juventus alla finale mondiale, senza contare gli ex juventini. Cannavaro ha vinto il pallone d’oro nel 2006: pensate un attimo a che giocatore era Cannavaro all’Inter solo due anni prima. Insomma, per rifare grande il nostro calcio servono persone competenti ai vertici. Altre vie non ce ne sono.
Mi rivolgo ai soloni incensatori della gestione Abete che ha prodotto questi due “capolavori” mondiali e che si è autodefinita competente ed incompetente a seconda della convenienza (noi dubbi non ne abbiamo mai avuti): volete rifare il nostro calcio? Chiedete scusa a Luciano Moggi e fatelo presidente di federazione. E chiedete scusa anche alla Juventus ridandole i suoi due sacrosanti scudetti, già che ci siete. Ammettete di aver preso una cantonata pazzesca otto anni fa (nel migliore dei casi) e che, con Calciopoli, per un pugno di poltrone e di milioni, si è distrutto letteralmente un movimento calcistico glorioso. In questo caso si imboccherebbe la strada giusta per risalire.
Ovviamente so bene che queste proposte equivalgono ad utopie irrealizzabili, ma… lasciatemi cantare. Sono un gobbo, ma pur sempre italiano.
P.s. Leggo che si è dimesso Abete. Mai eliminazione fu così dolce.