Il comunicato della Fnsi sul disegno di legge sulle intercettazioni.
Il nostro diritto di informare è la vostra libertà di sapere. È la possibilità che abbiamo di difendervi dalle truffe e dalle cliniche degli orrori, da imbrogli grandi e piccoli, dalla malapolitica fatta di interessi e clientele, da chi vi ruba persino le emozioni truccando o condizionando i risultati sportivi. Dovremmo tacere anche su “calciopoli”, in futuro, se venisse approvato il disegno di legge del ministro della Giustizia. La tutela della riservatezza è un valore anche per noi giornalisti, ma non può essere usata come pretesto per bloccare l’informazione giudiziaria. La Federazione Nazionale della Stampa giudica il disegno di legge sulle intercettazioni un autentico bavaglio. Le norme proposte affievoliscono il diritto-dovere di informare e travolgono il diritto dei cittadini a sapere. Facciamo sindacato insieme, diciamo no alla legge-bavaglio.
La lettera di risposta di un giornalista:
Sono un giornalista ed oggi ho avuto modo di riflettere molto sui diritti-doveri di questo bellissimo e impegnativo "mestiere", prima leggendo un passaggio di un articolo di Giuseppe D'Avanzo (la Repubblica pagg. 1-5) e poi il comunicato col quale la Federazione Nazionale paventa i pericoli di una eventuale approvazione del ddl sulle intercettazioni.
D'Avanzo scrive che c'è anche un altro giornalismo che sa "di non poter afferrare con una presa sicura l'intera storia che racconta". E' un giornalismo che "è consapevole di un limite", un giornalismo che accetta di lavorare "ad una continua approssimazione della verità, cosciente che non saprà mai cos'è la verità ma saprà che cos'è la menzogna". Parole forti e chiare, di quelle che nei corsi universitari i futuri giornalisti dovrebbero rimarcare con l'evidenziatore sui libri di testo; a mio avviso non un "altro" giornalismo ma "il" giornalismo.
La Federazione, da parte sua, richiama in un comunicato gli scandali sui quali la stampa giornalmente cerca di far luce grazie anche alle intercettazioni, difendendo così i cittadini-lettori da truffe e imbrogli e "da chi vi ruba persino le emozioni truccando o condizionando i risultati sportivi". Aggiunge il comunicato, come a sintesi di tutta la doglianza sulla eventuale difficoltà a pubblicare intercettazioni, "Dovremo tacere anche su calciopoli in futuro se...(omissis) ".
Non credo che calciopoli sia già oggetto di analisi nei corsi di giornalismo (anzi alcuni studi universitari hanno messo in guardia gli studenti sulle partite che sono state oggetto di dubbi, perchè i risultati complessivi quei dubbi li diradavano in modo davvero sorprendente). Ho avuto anche modo di approfondire molto l'argomento sentendo le intercettazioni, leggendo le trascrizioni, riflettendoci in nome di "quell'altro" giornalismo che ha richiamato stamattina D'Avanzo e non trovando nessun riferimento diretto a partite truccate (che infatti nelle sentenze della giustizia sportiva non sono menzionate, anzi sono escluse).
Mi hanno, quindi, lasciato perplesso quelle parole del comunicato, molto perplesso, e mi hanno obbligato anch'esse, come quelle di D'Avanzo, a riflettere, arrivando a queste conclusioni:
- il processo sportivo detto "calciopoli" deve ancora ultimare compiutamente il suo lungo iter; quello di giustizia ordinaria a Napoli deve addirittura ancora cominciare e, quindi, la "verità vera" in merito, se mai ci sara, è ancora, anche formalmente, da scrivere;
- il giornalismo che è consapevole dei propri limiti dovrebbe, prendendo a modello le parole di D'Avanzo, coltivare più spesso dubbi che non certezze; quel comunicato sembra invece rigonfio solo di certezze.
Questa è stata, in sintesi, la riflessione che oggi ho fatto sui diritti-doveri del giornalista; una riflessione che sa di amaro: in nome di tutti, la Federazione dei Giornalisti rivendica i suoi diritti ma lo fa in modo per me deprecabile, quasi lasciando solo uno a ricordarne anche i doveri. Con il rischio che i futuri giornalisti non sapranno avvicinarsi pazientemente alla verità e non potranno distinguere le menzogne.
Vincenzo Lombardo
Tessera Ordine Nazionale dei Giornalisti (Elenco Pubblicisti) n. 78444 del 15/5/81
Il nostro diritto di informare è la vostra libertà di sapere. È la possibilità che abbiamo di difendervi dalle truffe e dalle cliniche degli orrori, da imbrogli grandi e piccoli, dalla malapolitica fatta di interessi e clientele, da chi vi ruba persino le emozioni truccando o condizionando i risultati sportivi. Dovremmo tacere anche su “calciopoli”, in futuro, se venisse approvato il disegno di legge del ministro della Giustizia. La tutela della riservatezza è un valore anche per noi giornalisti, ma non può essere usata come pretesto per bloccare l’informazione giudiziaria. La Federazione Nazionale della Stampa giudica il disegno di legge sulle intercettazioni un autentico bavaglio. Le norme proposte affievoliscono il diritto-dovere di informare e travolgono il diritto dei cittadini a sapere. Facciamo sindacato insieme, diciamo no alla legge-bavaglio.
La lettera di risposta di un giornalista:
Sono un giornalista ed oggi ho avuto modo di riflettere molto sui diritti-doveri di questo bellissimo e impegnativo "mestiere", prima leggendo un passaggio di un articolo di Giuseppe D'Avanzo (la Repubblica pagg. 1-5) e poi il comunicato col quale la Federazione Nazionale paventa i pericoli di una eventuale approvazione del ddl sulle intercettazioni.
D'Avanzo scrive che c'è anche un altro giornalismo che sa "di non poter afferrare con una presa sicura l'intera storia che racconta". E' un giornalismo che "è consapevole di un limite", un giornalismo che accetta di lavorare "ad una continua approssimazione della verità, cosciente che non saprà mai cos'è la verità ma saprà che cos'è la menzogna". Parole forti e chiare, di quelle che nei corsi universitari i futuri giornalisti dovrebbero rimarcare con l'evidenziatore sui libri di testo; a mio avviso non un "altro" giornalismo ma "il" giornalismo.
La Federazione, da parte sua, richiama in un comunicato gli scandali sui quali la stampa giornalmente cerca di far luce grazie anche alle intercettazioni, difendendo così i cittadini-lettori da truffe e imbrogli e "da chi vi ruba persino le emozioni truccando o condizionando i risultati sportivi". Aggiunge il comunicato, come a sintesi di tutta la doglianza sulla eventuale difficoltà a pubblicare intercettazioni, "Dovremo tacere anche su calciopoli in futuro se...(omissis) ".
Non credo che calciopoli sia già oggetto di analisi nei corsi di giornalismo (anzi alcuni studi universitari hanno messo in guardia gli studenti sulle partite che sono state oggetto di dubbi, perchè i risultati complessivi quei dubbi li diradavano in modo davvero sorprendente). Ho avuto anche modo di approfondire molto l'argomento sentendo le intercettazioni, leggendo le trascrizioni, riflettendoci in nome di "quell'altro" giornalismo che ha richiamato stamattina D'Avanzo e non trovando nessun riferimento diretto a partite truccate (che infatti nelle sentenze della giustizia sportiva non sono menzionate, anzi sono escluse).
Mi hanno, quindi, lasciato perplesso quelle parole del comunicato, molto perplesso, e mi hanno obbligato anch'esse, come quelle di D'Avanzo, a riflettere, arrivando a queste conclusioni:
- il processo sportivo detto "calciopoli" deve ancora ultimare compiutamente il suo lungo iter; quello di giustizia ordinaria a Napoli deve addirittura ancora cominciare e, quindi, la "verità vera" in merito, se mai ci sara, è ancora, anche formalmente, da scrivere;
- il giornalismo che è consapevole dei propri limiti dovrebbe, prendendo a modello le parole di D'Avanzo, coltivare più spesso dubbi che non certezze; quel comunicato sembra invece rigonfio solo di certezze.
Questa è stata, in sintesi, la riflessione che oggi ho fatto sui diritti-doveri del giornalista; una riflessione che sa di amaro: in nome di tutti, la Federazione dei Giornalisti rivendica i suoi diritti ma lo fa in modo per me deprecabile, quasi lasciando solo uno a ricordarne anche i doveri. Con il rischio che i futuri giornalisti non sapranno avvicinarsi pazientemente alla verità e non potranno distinguere le menzogne.
Vincenzo Lombardo
Tessera Ordine Nazionale dei Giornalisti (Elenco Pubblicisti) n. 78444 del 15/5/81