"La Juve, la Roma e l’arbitrio" , Paolo De Paola - Corrieredellosport.it - 02/12/13. C’è voglia di Roma. C’è indubbiamente voglia di Roma. L’ex direttore di Tuttosport si erge sui suoi scranni capitolini per denunciare i torti subiti dalla Roma, torti che ovviamente fanno pensare che la Juve sia spinta dall’alto. Perché “c’è voglia di chiarezza e di trasparenza” e “sta accadendo che la ripetitività degli errori arbitri diventi insostenibile”. Ma anche “le penalizzazioni per la squadra di Garcia sono evidenti” forse per “mancanza di peso politico e di dirigenti in grado di far sentire la propria voce”. Forse a De Paola sfugge un particolare: la Juventus da tre anni ha ingaggiato un duello giudiziario con la Federazione sia a livello sportivo che non, è la squadra con più tifosi ed incredibilmente non è presente nel consiglio di Lega, ha appena vinto il ricorso sull’incasso della Supercoppa, vicenda direi abbastanza sintomatica sul peso politico bianconero. Anche il buon Gianni Petrucci, parlando di basket ma in senso generalista ha detto: "Non esiste una federazione che possa trarre giovamento dal dominio di una sola squadra per molti anni, la gente si allontana". E Petrucci è uno che ha a che fare un pochino con la politica sportiva. Ma una cosa è sicura: “E’ inutile girarci troppo attorno, dopo due campionati già vinti dalla Juve, c’è un’altra Italia del tifo che spera di contrastare il dominio bianconero. E, in una legittima aspirazione pallonara, ne ha pieno diritto”. Non ne avevamo dubbi caro De Paola e un’altra cosa su cui non abbiamo dubbi è la coerenza del suo pensiero su questi maledetti errori che influiscono sui campionati nel caso in cui fosse ancora direttore di Tuttosport. Dite di no?
Servizio di RaiSport trasmesso dal Tg Piemonte, Alberto Rimedio - 03/12/2013. In tutto questo casino va avanti il processo d’appello che riguarda le vicende a noi care, con un atteggiamento generale dei media che sfiora l’indifferenza. E quando se ne parla, non si parla mai di quello che succede realmente in aula. E’ il caso di questo servizio della Rai(dal minuto 19:00), a cura di Alberto Rimedio sull’ultima udienza dello scorso 3 Dicembre. Un’udienza in cui l’avvocato Prioreschi ha rimarcato le incredibili contraddizioni delle frodi che hanno motivato la condanna dell’ex dg juventino, capocupola di una cupola che conta ormai solo 8 sodali. E neanche tutti arbitri. E il mercato truccato? I sorteggi truccati? Le ammonizioni preventive? Paparesta sequestrato? Non importa per Rimedio e per la Rai, quello che conta è la parola magica: prescrizione. Dopo tanti anni in cui i coraggiosi giornalisti italiani si sono impegnati a denunciare le prescrizioni che salvavano i politici, si può dire che oramai la prescrizione sia diventata un chiodo fisso inestirpabile. Non importa che Luciano Moggi abbia sempre detto in questi anni di volervi rinunciare. La prescrizione incombe e potrebbe cancellare l’impegno degli inquirenti che hanno provato a mettere alla sbarra il grande male del calcio. Ci hanno provato costruendo un teorema accusatorio alquanto claudicante, ignorando intercettazioni decisive col risultato di leggere una sentenza che condanna un’associazione a delinquere che non ha truccato una sola partita e la cui unica colpa è stata quella di usare utenze telefoniche straniere (che si sarebbero potute intercettare), mai rinvenute materialmente e di incerta attribuzione, in uno dei processi penali più incredibili della storia giudiziaria di questo paesuncolo europeo di periferia. Un processo in cui i giudici non vengono ricusati dagli imputati (sempre più rari…), ma dai pubblici ministeri e dalle parti civili. Ma tutto questo alla Rai non interessa. Toglietele tutto, ma non la prescrizione.