Più che "Mattino", notte fonda. Da non credere ai propri occhi nel leggere l'articolo del quotidiano napoletano, a firma Fulvio Scarlata, col quale si dà notizia della denuncia contro ignoti presentata dalla Juventus per gli atti di vandalismo di cui si sono resi protagonisti alcuni tifosi del Napoli che occupavano il settore ospiti la sera del 10 novembre scorso. Ricordiamo: seggiolini divelti e oggetti contundenti lanciati nei settori occupati dai tifosi della Juventus, quattro dei quali hanno avuto bisogno delle cure mediche.
Già nel titolo, il quotidiano partenopeo fa capire come la pensa: "La Juve dei cori razzisti denuncia i tifosi azzurri". E' chiaro da subito quale sarà il tenore dell'articolo: avendo i tifosi juventini cantato quei cori, come si permette la società di denunciare chi un simile affronto lo ha dovuto subire? E nell'incipit si specifica che trattasi di un "colpo a sorpresa, ai limiti dell'incredibile". Andando avanti nella lettura, gli argomenti sono sostanzialmente due: che la Juventus non faccia cenno, nella sua denuncia, ai cori che sono costati la chiusura delle due Curve e che il Napoli sia stato sanzionato dalla Giustizia Sportiva per i comportamenti dei suoi tifosi, con una multa di 50 mila euro. Tifosi che, in un brevissimo momento di lucidità, vengono definiti "selvaggi ultrà" ma subito si puntualizza che su tremila presenti saranno stati pochissimi, al massimo una trentina, e che comunque lo hanno fatto perché erano stati oggetto di un "odio così palpabile". Probabilmente il signor Scarlata, che ha già stabilito che i responsabili sono solo una trentina, sarà a conoscenza di particolari che potranno tornare utili alla magistratura che dovrà identificare i colpevoli. Lo invitiamo quindi a presentarsi in Procura e raccontare tutto quello che sa a riguardo.
La cosa incredibile è come in tutto l'articolo non si condanni mai con fermezza quanto accaduto, ma sia un continuo minimizzare e giustificare il tutto in ragione dei cori razzisti o presunti tali e si individui nelle sanzioni sportive comminate a carico della società partenopea la parola definitiva, quasi che all'interno di uno stadio valga solo il codice sportivo e non quello penale. E guardandosi bene dall'utilizzare parole di condanna ferma e senza attenuanti l'autore, ormai completamente privo di ogni freno inibitore, sale sul pulpito per puntare il dito nei confronti della società Juventus, accusata di non aver preso le distanze da "chi semina il razzismo". Testuale: "Nemmeno un accenno, nell'intera denuncia, di quanto è veramente accaduto nello stadio, quasi che non si vogliano prendere le distanze ufficialmente dalle intemperanze dei tifosi bianconeri". Non ridete, lui è serio: siccome nella denuncia non si parla dei cori, la Juve li avalla implicitamente. Secondo la logica del prode Scarlata il Napoli ha pagato per i vandalismi dei suoi tifosi e tanto basta, anche se non risulta che i suoi dirigenti se ne siano distanziati ufficialmente; la Juventus invece, che per i cori ha pagato con multa e settori chiusi, li avalla implicitamente perché non ne fa cenno in una denuncia alle autorità competenti che riguarda tutt'altri aspetti, anzi il fatto che si sia permessa di compiere una simile azione legale viene dipinto come una specie di sfacciata provocazione.
Ci può stare che il signor Scarlata, che in fondo di professione fa il giornalista, non conosca il diritto penale. Ci sta che non sappia che lo Juventus Stadium è una proprietà privata e che danneggiare una proprietà privata è un reato, ci sta che faccia finta di non sapere che questo è il secondo anno consecutivo che simili episodi si verificano quando il settore ospiti è occupato dai tifosi del Napoli. Ci sta che non sappia che la società Juventus è ai ferri corti con la sua tifoseria organizzata per aver deciso di invitare i bambini allo stadio nei settori che la giustizia sportiva ha sanzionato e per non aver presentato alcun ricorso avverso tale ultima decisione, di fatto accettandola. Ci sta persino che il signor Scarlata debba, per ragioni territoriali, utilizzare l'arma storica del vittimismo come fumo negli occhi per imbastire una traballante difesa d'ufficio del proprio bacino di lettori.
Quello che non ci sta è il messaggio che fuoriesce da ogni riga del suo articolo: è che non ci sia un singolo passaggio, una singola riflessione che contrasti quella idea folle che lo stadio sia una specie di zona franca nella quale non valgono le regole di civiltà e di diritto che vigono nel resto della società. Il contrapporre i cori alle devastazioni come in una sorta di pari e patta sanzionata dalla giustizia sportiva e fine di tutto, fino al prossimo Juve-Napoli, è terribilmente desolante. Ed è intollerabile che un giornale sacrifichi ogni tensione legalitaria sull'altare di una difesa cieca di una malintesa napoletanità. Che vengano cantati cori che offendono la sensibilità di chi vive all'ombra del Vesuvio è fuori dubbio, e per punirli è stata creata una norma quasi ad hoc, che nella sua applicazione finisce per tutelare solo gli oltraggi alla sensibilità partenopea mentre soprassiede su una miriade di altri casi. Questo però non può essere messo in rapporto di causa-effetto e tanto meno può essere usato come giustificazione per atti di vandalismo quando non di pura violenza (perché lanciare pezzi di sanitari addosso ad altre persone cos'è se non violenza fine a se stessa?), di fronte ai quali è diritto di una società far valere le proprie ragioni in ogni sede. Articoli come quello del signor Scarlata che minimizzano, che trovano giustificazioni puerili e finiscono per far passare un manipolo, non sappiamo quanto nutrito, di delinquenti come dei Masaniello che si ribellano al sopruso da stadio, che deridono una sacrosanta azione legale volta a individuare e punire chi ha commesso dei reati, riescono a rendere un pessimo servizio tanto al giornalismo quanto alla napoletanità. Impossibile sperare di avere stadi migliori, più civili, che non siano zone di illegalità tollerata, finché chi negli stadi delinque continuerà a trovare facile comprensione dove invece dovrebbero esserci solo ferma condanna e sdegnata disapprovazione.
P.S.: Come segnalato dal blogger Maurizio Romeo, la foto che compare nel pezzo sopra la didascalia "Le provocazioni", quella dove si vede un tifoso juventino agitare dei sacchetti della spazzatura, non è riferita alla partita del 10 novembre scorso. Appariva infatti sul sito del Mattino proprio il giorno 10 novembre con ultimo aggiornamento alle ore 11.07, ossia oltre 9 ore prima dell'inizio della partita (vedi link). Probabilmente è dell'anno scorso o di due anni fa (fermo restando che si tratta di un fatto deprecabile). Metterla a corredo di un articolo tutto incentrato sul fatto che le devastazioni siano state conseguenza delle provocazioni razziste (o presunte tali) dei tifosi juventini è quanto meno fuorviante.