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Fermiamo la svendita di Via Solferino. Chiediamo agli azionisti di Rcs Mediagroup (Fiat, Mediobanca, Banca IntesaSanPaolo, Pesenti, Pirelli, Della Valle, Famiglia Rotelli, Cairo, Unipol) e al Consiglio di amministrazione di bloccare la cessione della sede del Corriere della Sera al fondo americano Blackstone. Un’operazione condotta a prezzi stracciati: solo 120 milioni per l’intero palazzo, di cui 30-40 milioni per la parte storica progettata da Luca Beltrami.
Dal 1904 via Solferino è la casa del Corriere della Sera. Una casa aperta ai lettori, ai milanesi e a tutti gli italiani. È un pezzo prezioso dell’identità di Milano e dell’Italia. Un patrimonio da custodire con cura e da tramandare alle nuove generazioni. Non da consegnare alla finanza speculativa. Difendiamo insieme via Solferino 28.
Il Comitato di redazione del Corriere della Sera
Non è ancora chiaro, o forse sì, una volta venduto l'intero palazzo inclusa la parte storica, quale testata rimarrà in via Solferino, seppur in affitto, se il Corriere della Sera o chi altri, di sicuro c'è che la proprietà verrà venduta al fondo americano Blackstone Group. Il comunicato del CdR, che quasi strappa il cuore, ci permette di scoprire che via Solferino era la casa dei milanesi, addirittura la casa di tutti gli italiani, tutti, anche quelli che non nascono interisti, perché in RCS si nasce interisti. Non dimenticatelo mai.
Siamo sicuramente solidali con i giornalisti dei periodici quali Novella 2000. Max, Astra etc, e poi ci sono i giornalisti della Gazzetta dello Sport che ci chiedono di salvare la "svendita" del palazzo e quindi di salvare in qualche modo il privilegio di lavorare in centro, nel cuore della Milano da bere, da visitare, da andarne orgogliosi, quell'orgoglio che proviene dall'appartenere al Gotha del giornalismo, con quell'aura un po' snob da giornalista navigato che tutti gli altri possono accompagnare, solo.
Da quel palazzo, che metaforicamente rappresenta un piedistallo, guardano dall'alto verso il basso tutti coloro che a quel giornalismo sportivo non hanno mai creduto, un giornalismo di compromessi, che da Pantani in poi, ma anche prima, proponeva la notizia mostruosa, nel senso che - se un mostro si profila - il mostro in prima pagina intanto ce lo devi sbattere, sennò che notizia è? Senza garantismo a volte, anzi, partecipando alle indagini fornendo dati, statistiche, cartellini delle partite, ammonizioni preventive e non, supportando tesi complottistiche, evidenziando alcune notizie e relegandone altre in trafiletti in dodicesima pagina. Insomma quel giornalismo che aiuta l'Italia a posizionarsi mica male nella classifica della libertà di stampa. Siamo 57simi, cinquantasettesimi!
Ju29ro si è modestamente impegnato nel cercare di ristabilire e divulgare una verità che i media hanno faticato a rendere pubblica nonostante i costanti tentativi. Ci hanno provato, fortemente, senza riuscirvi interamente. Insomma anche nel caso "Calciopoli", come in altri innumerevoli misteri del Belpaese la verità va ricercata tra le pieghe di una multa condonata, di un'intercettazione tagliata ad hoc, di uno scoop orientato scientemente, la verità in una notizia incastrata tra annunci mortuari e le massaggiatrici settoriali.
E, oggi, ci piace pensare che la svendita della sede sia il risultato pieno di quello che avete coltivato per anni, la somma di tutte le notizie che avete pubblicato, di mezze verità, di sussurri e consigli, di un giornalismo immeritevole di supporto, fosse anche solo un click su una petizione. Da giornalisti stanziali a viaggiatori metropolitani, dall'esperienza dell'intenso traffico cittadino, tra flash, modelle, apericene e brunch, alla solitudine del semaforo rosso guardando distrattamente la vetrina dell'involtino primavera, dal triangolo della moda a quella torre che domina dall'alto il triangolo Palmanova, Ospedale San Raffaele e Cascina Gobba. Toh, gli scherzi della vita, poteva essere solo Cascina e invece è pure Gobba.
La ricerca della verità, finalmente si è conclusa con un mesto comunicato redazionale: Salvate il nostro palazzo.
La volete davvero sapere la nostra risposta? No.
Salviamoli
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- By Mario Pirovano