La Gazzetta dello Sport riporta nella sua edizione odierna la decisione della Camera di Risoluzione delle Dispute della FIFA (decisione che però la FIFA non ha ancora reso pubblica sul suo sito ) in merito alla richiesta danni avanzata dal Chelsea in seguito all'ingaggio di Mutu da parte della Juventus.

I fatti risalgono al 2004 allorché, il 29 ottobre, l'attaccante rumeno, acquistato l'anno precedente dal Parma per 15 milioni di sterline, venne licenziato dal Chelsea per essere risultato positivo alla cocaina in seguito a un test antidoping, sollecitato dal club stesso alla Football Association. Mutu fu squalificato per sette mesi. Il Chelsea cercò fin da subito di ottenere un risarcimento, chiedendo alla FA di bloccare il cartellino di Mutu, fintantoché non fosse risolta la questione con il giocatore, impedendogli così il trasferimento. La FA non accolse la richiesta.

Nel gennaio 2005, quindi, la Juventus tesserò il giocatore, lasciandolo però in prestito al Livorno, in quanto aveva già raggiunto il limite massimo di extracomunitari tesserabili. Nel 2006, dopo Calciopoli, Mutu fu svenduto alla Fiorentina per soli 8 milioni di euro.

Il Chelsea aveva già deciso di portare la questione con il giocatore davanti agli organi giudiziari della FIFA, che nel maggio 2008 diedero ragione al club londinese, quantificando in 17 milioni la cifra che il romeno avrebbe dovuto risarcire. Grosso modo, la spesa effettuata dal Chelsea per acquisire le prestazioni del giocatore dal Parma.

La disputa si spostò quindi al TAS di Losanna, dove il Chelsea ottenne di nuovo ragione, dopo cinque anni di battaglie legali, nonostante i tre appelli alle decisioni del tribunale da parte del romeno. Nel giugno del 2010, Mutu fu condannato in via definitiva dal tribunale sportivo svizzero a risarcire il Chelsea con 17 milioni di euro.

L'ex juventino, però, si è sempre dichiarato impossibilitato a pagare quella cifra e nonostante il giudizio favorevole, il Chelsea non è riuscito ad ottenere da lui il risarcimento in oggetto.

Lo scorso aprile, perciò, il club londinese si è rivolto di nuovo agli organi della FIFA per esigere da Juve (e Livorno) il risarcimento in oggetto, per aver tesserato a costo zero il giocatore licenziato. Ieri la FIFA, secondo la Gazzetta, ha deciso accordando al Chelsea il diritto di ottenere il risarcimento pari a 21 milioni, compreso degli interessi sulla cifra dovuta, da Juventus e Livorno.

Per la FIFA, dunque, assumere un calciatore senza contratto da alcuni mesi, licenziato per giusta causa da una squadra (il Chelsea nel caso in specie) può comportare l'obbligo al risarcimento danni nei confronti della squadra che lo licenzia. Una decisione storica, in quanto senza precedenti e unica nel suo genere.

Non occorre un giudice di Cassazione per comprendere quanto discutibile sia la decisione della FIFA.

Ora la Juventus ricorrerà al TAS, fiduciosa in una revisione di questa decisione. Decisione che tuttavia non giunge inaspettata. Nello scorso aprile commentando la notizia, avevamo paventato una decisione avversa alla Juventus. I fatti purtroppo ci hanno dato ragione.

Riproponiamo quanto avevamo scritto, per meglio chiarire i contorni di questa assurda vicenda.

 

27 aprile 2013- di Alberto Marchiani - E' di questi giorni la notizia che il Chelsea avrebbe trascinato la Juventus davanti al Tribunale delle Controversie della FIFA per ottenere un indennizzo dalla Juventus per il tesseramento di Adrian Mutu per una faccenda che risale a "soli" otto anni fa!

Premesso che alcuni anni or sono la società di Roman Abramovich era riuscita ad ottenere dallo stesso tribunale una pronuncia che condannava il giocatore rumeno ad un risarcimento di 13,68 milioni di sterline e che in data 31 luglio 2009 il TAS di Losanna aveva rigettato l'appello dello stesso giocatore, la domanda che sorge spontanea è: ma in tutta questa faccenda che cosa c'entra la Juventus?

Su di un piano puramente giuridico la risposta sarebbe piuttosto semplice: assolutamente nulla.

Per chi non lo sapesse, tre date sono essenziali per delineare i contorni della vicenda: il 19 ottobre del 2004 il giocatore è squalificato per sette mesi dalla FA per essere stato trovato positivo alla cocaina ad un controllo effettuato il mese precedente; il 29 dello stesso mese viene licenziato in tronco per giusta causa; e quasi tre mesi dopo il 12 gennaio del 2005 firma un contratto quadriennale con la Juventus che, non potendolo tesserare, lo gira in prestito al Livorno fino al termine della stagione.

Quindi il punto centrale della vicenda è ciò che accade il 29 ottobre del 2004, quando Abramovich o chi per lui decide di comminare al giocatore la piu grave sanzione disciplinare prevista dall'ordinamento giuslavoristico: il licenziamento "ad nutum", scelta di per sé legittima ma che porta come inevitabile conseguenza la rinuncia al cartellino del giocatore e quindi al valore da questo rappresentato.

Va detto che Mutu non è di certo il primo giocatore squalificato per assunzione di sostanze proibite (cocaina) e nell'occasione il Chelsea avrebbe ben potuto seguire il comportamento tenuto dalla stragrande maggioranza dei club che si trovano a fronteggiare tale situazione: pesante multa ed eventualmente sospensione dallo stipendio per la durata della squalifica. In tal modo si sarebbe salvaguardato almeno in parte l'investimento effettuato.

Se è stata scelta la soluzione più drastica è perché evidentemente in società al giocatore non credevano più, pensavano che la sua carriera fosse finita, al punto di abbandonarlo sulla strada come un cane.

Ecco, credo che quella del cane possa essere una metafora azzeccata (non ce ne voglia il giocatore eh), ma immaginate di aver acquistato un cane di razza molto costoso, che però dopo qualche tempo vi abbia un po' deluso, che un conoscente lo noti e vi proponga di acquistarlo ma voi rifiutate cortesemente; dopo qualche tempo, magari per una tempesta ormonale stagionale, la simpatica bestiola decide di marcare il suo territorio su una parete in cui avete appeso un arazzo del '500.

Questo per voi è troppo e la povera bestia si ritrova in un amen al canile municipale. Qui lo nota la persona che già lo voleva e se lo porta a casa sua in un baleno: se ora, pentiti, rivoleste il vostro cane credete di trovare un giudice disposto a darvi ragione?

Come dice un proverbio "Chi è causa del suo mal pianga se stesso" e la cosa dovrebbe valere tanto per il padrone del cane che per Roman Abramovich. Anzi dal momento che non ci si può rivalere su un cane ma lo si può fare su un ex prestatore di lavoro, il magnate russo dovrebbe essere riconoscente a chi ha riportato il giocatore al calcio giocato, consentendogli cosi di mettere da parte almeno una frazione dell'ammontare da lui dovuto per il danno causato. E non è certo colpa di Moggi o della Juve se Mutu, quando vestiva già la maglia viola e ambiva a traguardi più alti, è stato trovato positivo ad altra sostanza proibita e la conseguente nuova squalifica ne ha compromesso irrimediabilmente la carriera.

Tutto bene allora? Non proprio, perché, se è vero che la richiesta del Chelsea non ha alcun fondamento giuridico e sarebbe respinta, con danni, da qualunque giudice togato (gli estremi della condanna per lite temeraria ci sarebbero tutti sia in regime di common law che di civil law), va detto che i tribunali della FIFA non solo non applicano l'istituto della lite temeraria, ma i loro giudizi sono sovente basati su elementi che nulla hanno a che fare con il diritto positivo: insomma avete presente il circolo della caccia di Ruperto, Artico e Sandulli? Siamo grosso modo a quei livelli.

Un ulteriore elemento di inquietudine nasce poi dal fatto che la difesa della Juve in questo procedimento è stata affidata a Michele Briamonte, quello che aveva spinto Conte ad accettare il patteggiamento trappola proposto da Palazzi.