La famiglia Blasi sotto pressione da parte del pubblico ministero Palamara. Secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche, l'inquisitore di Roma (non riusciamo, per carenza nostra, a trovare un altro sinonimo) starebbe pensando di procedere contro Claudio Blasi, padre del calciatore, per il reato di calunnia, e contro Emanuele per il reato di falsa testimonianza.
Delle due l'una, insomma. L'importante è fargliela pagare. O almeno così abbiamo capito.
Se il padre ha detto il vero, il figlio ha mentito. Se il figlio ha testimoniato il vero, il padre ha calunniato Moggi.
I fatti: Stefano Antonelli, ex procuratore di calciatori e ora Amministratore Delegato, per intercessione (pare sia un sostantivo composto da inter, come la squadra, e cessione, come quella di Recoba, ma non siamo sicuri) o per retrocessione (visti i risultati) del Torino, nel 2004 era in possesso di una registrazione telefonica in cui il padre di Blasi accusava la GEA di fare pressioni sul figlio per ottenere la sua procura, al posto dello stesso Antonelli.
La registrazione telefonica, i cui contenuti sono stati resi noti, sarebbe stata effettuata, secondo le ricostruzioni dei giornali, dallo stesso Antonelli, e per questo motivo scegliamo di non pubblicarla.
A questo proposito ricordiamo che a termine di legge si tratta di una registrazione non utilizzabile in un processo e quindi irregolare (ndr. le registrazioni di telefonate con i Blasi, da parte dell'Antonelli, furono ben 5, come riportato da pagina 739 di questa informativa).
Di fatto quindi, la testimonianza di Blasi annulla quanto sostenuto dal pubblico ministero che, scottato a fronte della serie sempre crescente di falle all'interno del suo teorema, starebbe preparando una serie di accuse sulla falsariga di quanto fatto nei confronti di Fabio Capello e Antonio Giraudo, rei, secondo il pm di reticenza e falsa testimonianza per non aver avallato l'impianto accusatorio.
Atto dovuto, o caccia alle streghe?
A questo non possiamo rispondere, anche se una nostra idea ce la siamo fatta: qualcuno ha creato un impianto accusatorio pieno di falle ed ora Palamara si trova con la patata bollente tra le mani.
La calunnia è un reato, ovvero rappresenta una violazione del codice penale, tuttavia è molto aleatorio il passaggio tra una "balla telefonica" e la prima. E' lasciato, come tutte le intercettazioni telefoniche, al libero processo interpretativo, un pò come accadde in calciopoli. La storia si ripete, diceva Vico, ma non dovrebbe ripetersi così tanto spesso, aggiungiamo noi.
Quello che si sta rivelando un processo alle intenzioni, il rancore di personaggi calcistici più o meno di seconda fascia (non ce ne vogliano Fresi, Amoruso, Miccoli e Grabbi, ma noi bianconeri non li abbiamo mai considerati campioni a livello di Cannavaro, Ibrahimovic, Mutu e Trezeguet, ovvero quelli che giocavano al loro posto), rischia di diventare una spada di damocle sulla carriera del magistrato, che comunque, a termini di legge, non sarà considerato responsabile in caso di assoluzione di Moggi e associati, per il danno psicologico ed economico a lui causato.
Da qui un risentimento, figlio forse di una convinzione profonda, verso chi, secondo noi a torto, è considerato poco meno di un criminale mafioso.
A sostegno della nostra tesi e dei nostri dubbi, una serie di circostanze abbastanza sconcertanti: come è possibile che il padre di Blasi rischi l'incriminazione per calunnia, e lo stesso procedimento non sia ascrivibile ai danni di chi ha accusato a vanvera Luciano Moggi? Perchè un semplice cittadino (Antonelli) registrava illegalmente un suo assistito già nel 2004? Come si configura la posizione di Baldini che sotto giuramento dichiarava di aver visto solo in una o due occasioni il maresciallo dei carabinieri Auricchio (quello delle intercettazioni anche di Napoli), salvo poi esser smentito in aula dallo stesso Auricchio, in merito ai rapporti con quest'ultimo non di certo occasionali?
E ancora: come è possibile che stampa e media diano ampio risalto alle dichiarazioni dei sopracitati Miccoli, Amoruso, Fresi e Grabbi, mentre rispetto alle dichiarazioni di Trezeguet, Molinaro, Chiellini e Blasi cada un alone di silenzio?
Troppe incongruenze, troppe distorsioni, e come semplici cittadini non possiamo non esprimere un dubbio.
Come con la prima fase dell'operazione ladroni, quando Cipriani spiava (con acquisizione illegale di dati), fatturando, per conto di chi sappiamo, sembra di assistere a una specie di "trappolone", dal quale però la Gea e i vari indagati starebbero uscendo abbastanza puliti, se non addirittura limpidi. Niente a che vedere insomma, con i professionisti che hanno affossato la Juventus, anche se qualche punto di congiunzione è ben visibile.
Di sicuro, se non si tratta di malafede, il maresciallo Auricchio sembrerebbe avere un conto aperto con Luciano Moggi, e la piena convinzione della sua colpevolezza. Non si spiegherebbe altrimenti come appaia così di frequente nelle indagini su Gea, Moggi e Juventus.
Fa bene.
Fa il suo lavoro, segue le sue convinzioni e, in assenza di prove che testimonino altri interessi, è da elogiare per la solerzia con cui svolge le indagini.
Ci sono molti problemi in Italia che, ne siamo convinti, se fossero affrontati con la stessa solerzia avuta nei confronti di un uomo di settant'anni senza precedenti penali, potrebbero rendere il nostro un paese più civile.
Da qui il nostro plauso per chi, forte delle sue convinzioni, persegue il suo obiettivo.
Anche se, non ce ne voglia, finora non ne ha azzeccata una, secondo noi.
In tutto questo, purtroppo, sentiamo il dovere civico di denunciare la possibilità di una deriva giudiziaria, in cui un semplice cittadino (come lo è il padre di Blasi), rischia di trovarsi coinvolto in un procedimento penale per una innocua bugia, e il figlio si trova nell'angosciante situazione di dover testimoniare sapendo che se "non dirà la cosa giusta" il padre potrebbe finire in galera.
Secondo la nostra coscienza, questo è inaccettabile, e occorre che qualcuno prenda provvedimenti. Non basta il sentimento popolare per fare un processo: se esistono prove circostanziate si vada avanti e si faccia chiarezza. I processi giacobini e le caccie alle streghe non appartengono alla cultura e alla tradizione dell'Italia civile e democratica. Inquisitori a parte.
P.s.: Per chi ritiene di scarsa rilevanza il processo GEA ai fini della Juventus, ricordiamo che Emanuele Blasi è ancora a tutti gli effetti un giocatore della Juventus, in comproprietà col Napoli, e questa serie di problemi rischia di ripercuotersi anche sulla sua carriera. Lo stesso vale per Molinaro, Chiellini e Trezeguet.
A questo ci limitiamo, anche se vorremmo fare considerazioni in merito al senso di giustizia che ogni cittadino italiano dovrebbe avere, al senso di gratitudine per un uomo che alla Juventus ha fatto vincere tutto, e molto altro. Non è questa la sede. Non ora.
Delle due l'una, insomma. L'importante è fargliela pagare. O almeno così abbiamo capito.
Se il padre ha detto il vero, il figlio ha mentito. Se il figlio ha testimoniato il vero, il padre ha calunniato Moggi.
I fatti: Stefano Antonelli, ex procuratore di calciatori e ora Amministratore Delegato, per intercessione (pare sia un sostantivo composto da inter, come la squadra, e cessione, come quella di Recoba, ma non siamo sicuri) o per retrocessione (visti i risultati) del Torino, nel 2004 era in possesso di una registrazione telefonica in cui il padre di Blasi accusava la GEA di fare pressioni sul figlio per ottenere la sua procura, al posto dello stesso Antonelli.
La registrazione telefonica, i cui contenuti sono stati resi noti, sarebbe stata effettuata, secondo le ricostruzioni dei giornali, dallo stesso Antonelli, e per questo motivo scegliamo di non pubblicarla.
A questo proposito ricordiamo che a termine di legge si tratta di una registrazione non utilizzabile in un processo e quindi irregolare (ndr. le registrazioni di telefonate con i Blasi, da parte dell'Antonelli, furono ben 5, come riportato da pagina 739 di questa informativa).
Di fatto quindi, la testimonianza di Blasi annulla quanto sostenuto dal pubblico ministero che, scottato a fronte della serie sempre crescente di falle all'interno del suo teorema, starebbe preparando una serie di accuse sulla falsariga di quanto fatto nei confronti di Fabio Capello e Antonio Giraudo, rei, secondo il pm di reticenza e falsa testimonianza per non aver avallato l'impianto accusatorio.
Atto dovuto, o caccia alle streghe?
A questo non possiamo rispondere, anche se una nostra idea ce la siamo fatta: qualcuno ha creato un impianto accusatorio pieno di falle ed ora Palamara si trova con la patata bollente tra le mani.
La calunnia è un reato, ovvero rappresenta una violazione del codice penale, tuttavia è molto aleatorio il passaggio tra una "balla telefonica" e la prima. E' lasciato, come tutte le intercettazioni telefoniche, al libero processo interpretativo, un pò come accadde in calciopoli. La storia si ripete, diceva Vico, ma non dovrebbe ripetersi così tanto spesso, aggiungiamo noi.
Quello che si sta rivelando un processo alle intenzioni, il rancore di personaggi calcistici più o meno di seconda fascia (non ce ne vogliano Fresi, Amoruso, Miccoli e Grabbi, ma noi bianconeri non li abbiamo mai considerati campioni a livello di Cannavaro, Ibrahimovic, Mutu e Trezeguet, ovvero quelli che giocavano al loro posto), rischia di diventare una spada di damocle sulla carriera del magistrato, che comunque, a termini di legge, non sarà considerato responsabile in caso di assoluzione di Moggi e associati, per il danno psicologico ed economico a lui causato.
Da qui un risentimento, figlio forse di una convinzione profonda, verso chi, secondo noi a torto, è considerato poco meno di un criminale mafioso.
A sostegno della nostra tesi e dei nostri dubbi, una serie di circostanze abbastanza sconcertanti: come è possibile che il padre di Blasi rischi l'incriminazione per calunnia, e lo stesso procedimento non sia ascrivibile ai danni di chi ha accusato a vanvera Luciano Moggi? Perchè un semplice cittadino (Antonelli) registrava illegalmente un suo assistito già nel 2004? Come si configura la posizione di Baldini che sotto giuramento dichiarava di aver visto solo in una o due occasioni il maresciallo dei carabinieri Auricchio (quello delle intercettazioni anche di Napoli), salvo poi esser smentito in aula dallo stesso Auricchio, in merito ai rapporti con quest'ultimo non di certo occasionali?
E ancora: come è possibile che stampa e media diano ampio risalto alle dichiarazioni dei sopracitati Miccoli, Amoruso, Fresi e Grabbi, mentre rispetto alle dichiarazioni di Trezeguet, Molinaro, Chiellini e Blasi cada un alone di silenzio?
Troppe incongruenze, troppe distorsioni, e come semplici cittadini non possiamo non esprimere un dubbio.
Come con la prima fase dell'operazione ladroni, quando Cipriani spiava (con acquisizione illegale di dati), fatturando, per conto di chi sappiamo, sembra di assistere a una specie di "trappolone", dal quale però la Gea e i vari indagati starebbero uscendo abbastanza puliti, se non addirittura limpidi. Niente a che vedere insomma, con i professionisti che hanno affossato la Juventus, anche se qualche punto di congiunzione è ben visibile.
Di sicuro, se non si tratta di malafede, il maresciallo Auricchio sembrerebbe avere un conto aperto con Luciano Moggi, e la piena convinzione della sua colpevolezza. Non si spiegherebbe altrimenti come appaia così di frequente nelle indagini su Gea, Moggi e Juventus.
Fa bene.
Fa il suo lavoro, segue le sue convinzioni e, in assenza di prove che testimonino altri interessi, è da elogiare per la solerzia con cui svolge le indagini.
Ci sono molti problemi in Italia che, ne siamo convinti, se fossero affrontati con la stessa solerzia avuta nei confronti di un uomo di settant'anni senza precedenti penali, potrebbero rendere il nostro un paese più civile.
Da qui il nostro plauso per chi, forte delle sue convinzioni, persegue il suo obiettivo.
Anche se, non ce ne voglia, finora non ne ha azzeccata una, secondo noi.
In tutto questo, purtroppo, sentiamo il dovere civico di denunciare la possibilità di una deriva giudiziaria, in cui un semplice cittadino (come lo è il padre di Blasi), rischia di trovarsi coinvolto in un procedimento penale per una innocua bugia, e il figlio si trova nell'angosciante situazione di dover testimoniare sapendo che se "non dirà la cosa giusta" il padre potrebbe finire in galera.
Secondo la nostra coscienza, questo è inaccettabile, e occorre che qualcuno prenda provvedimenti. Non basta il sentimento popolare per fare un processo: se esistono prove circostanziate si vada avanti e si faccia chiarezza. I processi giacobini e le caccie alle streghe non appartengono alla cultura e alla tradizione dell'Italia civile e democratica. Inquisitori a parte.
P.s.: Per chi ritiene di scarsa rilevanza il processo GEA ai fini della Juventus, ricordiamo che Emanuele Blasi è ancora a tutti gli effetti un giocatore della Juventus, in comproprietà col Napoli, e questa serie di problemi rischia di ripercuotersi anche sulla sua carriera. Lo stesso vale per Molinaro, Chiellini e Trezeguet.
A questo ci limitiamo, anche se vorremmo fare considerazioni in merito al senso di giustizia che ogni cittadino italiano dovrebbe avere, al senso di gratitudine per un uomo che alla Juventus ha fatto vincere tutto, e molto altro. Non è questa la sede. Non ora.