Se per aver schierato a lungo un giocatore extracomunitario con un passaporto comunitario falso avessi ricevuto come sanzione una multarella;
se, nonostante questa multarella, che comunque fa curriculum, e nonostante il dirigente preposto abbia patteggiato in sede penale, mi fosse stato gentilmente concesso uno scudetto mai vinto per premiare la mia indiscussa limpidezza morale;
se avessi realizzato plusvalenze fittizie scambiando a prezzi esorbitanti calciatori sconosciuti pur di rattoppare alla meno peggio il bilancio e l'avessi fatta franca;
se avessi fatto finta di vendere il marchio della mia società, sempre per i motivi di cui sopra, e la Coavisoc guidata da quello che mi ha dato lo scudetto avesse chiuso un occhio e mezzo;
se avessi spiato avversari, arbitri, dirigenti sportivi, procuratori, calciatori e la Procura avesse archiviato in fretta e furia per sopraggiunta prescrizione;
se già nelle informative di Calciopoli ci fossero tracce di un mio coinvolgimento ma nessun fascicolo fosse stato aperto dalla giustizia sportiva per far interrompere il decorrere della prescrizione, nonostante nella relazione di Borrelli si facesse esplicito riferimento a indagini che sarebbero dovute andare avanti;
se le mie telefonate, che in effetti c'erano ed erano identiche e spesso peggiori a quelle per le quali altri sono stati radiati e sbattuti in serie B, fossero state prima ignorate dalla giustizia penale e poi lasciate nel cassetto da quella sportiva in attesa della solita prescrizione;
se una volta raggiunta l'agognata prescrizione una relazione inutilmente dura avesse stabilito che per quelle telefonate avrei dovuto essere giudicato duramente ma purtroppo (ohibò, purtroppo) si era fatto tardi;
se invece di ringraziare tutti i palazzi del mondo per questo avessi lanciato accuse pesantissime verso gli organi di giustizia sportiva senza che nessuno le ritenesse meritevoli di deferimento, ma semmai rientranti nel giusto diritto di critica;
se nemmeno tutto ciò fosse stato ritenuto sufficiente per strapparmi dalla bacheca quello scudetto di cartone che avevo preteso, invocato a titolo di limitatissimo risarcimento, e che ovviamente mi era stato prontamente assegnato senza che nessuno avesse osato dire bah (salvo poi, anni dopo e a babbo morto, dire che loro mai lo avrebbero assegnato);
se per aver trattato l'acquisto di due calciatori con un soggetto inibito, violando quindi il regolamento, me la fossi cavata col minimo indispensabile (una breve squalifica) senza ulteriori complicazioni (tipo la nullità dei due trasferimenti), ma ciononostante mi dichiarassi vittima di una congiura perché, si sa, diamo troppo fastidio;
se, in buona sostanza, in fondo a tutte le mie magagne arrivasse sempre una provvidenziale distrazione, una legge ad hoc, un buffetto, una prescrizione o un'incompetenza a salvarmi il culo;
se per dare risonanza mediatica a un'inchiesta che coinvolge solo pesci piccoli servisse un nome importante ma quel nome non riguarderà mai la mia squadra, nonostante qualche spunto da approfondire (volendolo fare) ci fosse;
se le cose, in qualche parte del mondo, fossero andate veramente così, anch'io avrei fiducia nella giustizia sportiva e mai nella vita mi sognerei di dire che debba essere non dico rivoluzionata, ma nemmeno cambiata o riformata. Certo, avendo di fronte un sistema così giusto qualche volta avrei avuto voglia di rinunciare alla prescrizione per farmi giudicare, ma non lo avrei fatto (e a malincuore) solo per non oberarlo inutilmente di ulteriore lavoro. Anch'io, infatti, penserei che il vero problema della giustizia sportiva sia la grande mole di lavoro che la opprime, come quel personaggio di un film di Benigni che elencava i vari problemi della Sicilia: l'Etna, la siccità, ma soprattutto... il traffico!!
Il traffico!!!
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- By Alessio Epifani