Mercoledì 10 ottobre, nel processo Telecom in corso di svolgimento in Corte d'Assise a Milano, è stato risentito per la quarta volta Emanuele Cipriani.
Cipriani era il fornitore di servizi per la security Telecom/Pirelli: servizi di controllo sul campo dei soggetti dossierati. Ma non era solo un fornitore di tali servizi esterno alla security, era qualcosa di più. Ghioni nella sua deposizione ha dichiarato che Cipriani veniva usato per creare fondi neri a disposizione proprio della sicurezza di Telecom. Il meccanismo era semplice: Cipriani gonfiava le sue fatture e rigirava una quota in denaro alla security Telecom.
Cipriani non era quindi un semplice fornitore esterno. E non era, come ipotizzato inizialmente, dai PM un associato con gli altri del Tiger Team che sfruttavano indebitamente le risorse interne di Telecom.
Nelle precedenti deposizioni Cipriani aveva chiarito che nel mondo del calcio ebbe ad indagare su molte persone, e sempre per conto dell'Inter. Nella deposizione di mercoledì, dalle risposte da lui fornite alle precise domande dell'avvocato Gallinelli, difensore di De Santis, s'è appreso che l'Inter era una sua cliente abituale dal 2000 al 2006, rapporto che si interruppe solo con lo scoppio dello scandalo dossier illegali di Telecom.
Dopo tali dichiarazioni suona ancora più strana (definiamola così...) la dichiarazione di Moratti che nel 2006, in merito al dossieraggio su De Santis, dichiarò: "un tale si offrì di farlo". Quel tale, a quanto riferisce Cipriani, era ben noto da molto tempo in casa Inter.
Ma la dichiarazione più interessante, e con le conseguenze più importanti, è quella secondo cui il Dossier Ladroni era considerato un dossier di interesse 1 e, in quanto tale, venne digitalizzato e finì nel PC di Tavaroli. Questo è un punto fondamentale: Cipriani dichiara che il Dossier Ladroni finì sicuramente nel PC di Tavaroli. E questa notizia si lega strettamente con la recente scoperta da parte dell'avvocato Gallinelli di un documento agli atti del processo Telecom da cui si evince che il PC di Tavaroli venne inviato alla stazione dei carabinieri di via In Selci in Roma, quella dove operava Auricchio che con la sua squadra stava indagando su Calciopoli. E il fatto che il PC di Tavaroli sia finito a Roma in via In Selci è alquanto strano ed irrituale. Per quale motivo chi indagava sul caso Telecom ed operò il sequestro del PC di Tavaroli avrebbe dovuto inviarlo a Roma anziché farlo analizzare dagli esperti presenti a Milano? La risposta forse si trova in alcuni fatti che sono venuti alla luce nel processo Telecom. Primo fra tutti il legame con i servizi segreti emerso in take processo. E poi c'è il Dossier Ladroni che, in base a quanto dichiarato in questa occasione da Cipriani, vi sarebbe stato contenuto.
E l'avvocato Gallinelli con l'interrogatorio a Cipriani ha fatto emergere in maniere sempre più evidente il legame esistente tra il dossieraggio illegale di Telecom e l'indagine su Calciopoli. Quelle che erano delle ipotesi ritenute fantasiose e frutto di ricostruzioni irreali si stanno rivelando fatti sempre più verosimili. E' un fatto che i dossierati di Telecom siano stati tutti indagati nel processo su Calciopoli, è un fatto che Tavaroli avesse nel suo PC il Dossier Ladroni ed è un fatto che il PC di Tavaroli finì a via In Selci in Roma dove operava Auricchio che era, guarda caso, il tenente cui Beatrice e Narducci avevano ordinato di indagare sulla cupola Moggiana.
E quanto sta emergendo nel processo Telecom potrebbe avere pesanti conseguenze per il processo Calciopoli a Napoli, se venisse accertato che alcuni degli atti o parte delle indagini illegali siano finite nel processo su Calciopoli. Ma certamente quest'ultima deposizione di Cipriani ha rafforzato il dubbio che la sconcertante coincidenza esistente tra l'ipotesi su cui ha indagato la security Telecom e quella su cui ha indagato Auricchio non sia solo frutto del caso.
Il misterioso viaggio del PC di Tavaroli
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- By Giuseppe Rombolà