La Juventus che detta legge nonostante la vergognosa ingiustizia di dover tenere il proprio allenatore confinato in tribuna continua ad essere l'incubo dell'antijuventinismo militante, che sia quello delle tifoserie storicamente avverse oppure quello che scrive sui giornali o che parla in televisione. Il "dagli a Conte" va avanti senza sosta, nella convinzione che, se la Juve continua ad andare bene con Carrera in panchina, figurarsi cosa potrebbe succedere se ritornasse al suo posto l'allenatore salentino.
Il giochino di queste prime giornate è stato spostare l'attenzione dal campo alla tribuna, per cercare di capire in che modo da Conte e tramite il vicino di posto Paratici le informazioni potrebbero arrivare in panchina a Carrera, magari attraverso il suo secondo Claudio Filippi. A Stamford Bridge poi, una telecamera di Mediaset ha addirittura seguito per tutta la partita, a mo' di grande fratello, il duo Conte-Paratici sistemato in tribuna d'onore, apparentemente per cogliere le reazioni del mister rispetto all'evolversi del match, ma in realtà nel tentativo di carpire qualche forma di comunicazione con la panchina. Quagliarella fa il 2-2; ma la domanda è se la sostituzione è stata decisa da Carrera o imposta dall'alto via smartphone (domanda che si fa certezza sulle pagine della Gazzetta, grazie ad alcuni scatti riportati e commentati in maniera pretestuosa). Morboso voyeurismo che in passato non ha avuto eguali quando, ad esempio, era Mourinho a seguire le partite dalla tribuna per squalifica o quando, da espulso, lo stesso allenatore portoghese continuava a dare indicazioni alla squadra seduto in prima fila. Comportamento identico a quello tenuto domenica scorsa a Siena dall'espulso Guidolin senza che nessuno si sia strappato i capelli agitando il regolamento. Insomma, Conte è l'unico allenatore sotto squalifica ad avere i media come inflessibili secondini animati, ovvio, dalla civica passione per il rispetto delle regole.
Decisamente più inquietante è quanto sta accadendo a Firenze, patria da decenni dell'antijuventinismo più becero tra la connivenza delle autorità locali e l'indifferenza delle istituzioni sportive. In vista di Fiorentina-Juventus in programma martedì l'ambiente è stato surriscaldato da una incredibile lettera che un nutrito gruppo di supporters viola ha rivolto ad Abete, nella quale i civilissimi eredi di Dante si lamentavano del fatto che Conte (sempre lui) si permetta addirittura di andare in giro per gli stadi nonostante la squalifica. Ohibò, nessuno che abbia pensato agli arresti domiciliari e all'obbligo di firma in questura, questa sì che è una clamorosa ingiustizia. Nessuna reazione, ovviamente, dalle parti di Sua Incompetenza, mentre incredibilmente questi filosofi del diritto hanno trovato sponda nella società gigliata presso l'amministratore delegato Mencucci. Il quale, lungi dal prendere le distanze dalle idee sconcertanti contenute nella missiva, ha rassicurato che un posto in tribuna per Conte sarà trovato ma che, vista la situazione, sarebbe meglio che lui stesso decidesse di vedere la partita in tv. Insomma il problema non è l'odio che anima gli emuli di Zeffirelli e che chi riveste ruoli di responsabilità dovrebbe stigmatizzare, bensì il fatto che Conte si ostini a presentarsi allo stadio la domenica e che questo comportamento, affatto vietato da alcun regolamento, sia visto da questi gentiluomini come un'odiosa provocazione. Bel clima stanno preparando in riva all'Arno, e non che sia una novità.
C'è poi il fronte giudiziario, col Tnas che dovrà decidere in merito alla squalifica di 10 mesi. L'ultima trovata su questo versante arriva dalle colonne del quotidiano sportivo della Capitale, che negli ultimi tempi ha deciso di scavalcare a destra i rosei milanesi. Tralascio il solito tentativo di invocare una nuova omessa denuncia per il filone barese (a questi non basta mai) per porre l'attenzione sul passaggio del pezzo, a firma Alberto Abbate, dove ci si sofferma sul "non poteva non sapere" che, stranamente, è stato applicato per Conte in merito al patteggiamento del suo ex collaboratore Stellini mentre non ha toccato nemmeno di striscio Mondonico, all'epoca dei fatti allenatore dell'AlbinoLeffe, nonostante uguale ammissione (e condanna) abbia colpito il suo collaboratore dell'epoca Mirko Poloni. Ebbene, il prode Abbate sale in cattedra a dare lezioni di stile prima ancora che di merito, ricordando come in quel periodo Mondonico stesse combattendo con un tumore. Tecnica scorretta oltre che esercizio inconsistente, dal momento che Mondonico abbandonò la panchina orobica solo per un paio di settimane, tra fine gennaio e metà febbraio 2011, per poi ritornare alla guida della squadra e condurla sino alla salvezza conquistata ai playout. Dopo, a salvezza acquisita, avrebbe lasciato definitivamente i bergamaschi per riprendere a curarsi. Nulla quindi vieta che Mondonico sapesse dei movimenti intorno alla partita incriminata, visto che il suo lavoro ha continuato a svolgerlo. Ostentare la malattia, per fortuna poi debellata, o meglio gli "altri pensieri" che il Mondo sicuramente aveva è un argomento totalmente fuori luogo. Pessima caduta di stile da parte di chi sullo scranno dello stile aveva provato maldestramente a issarsi, puntando il ditino nella direzione sbagliata.
Ossessionati da Conte
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- By Alessio Epifani