droga

E così scopriamo che il gruppo Repubblica/L’Espresso dell’ingegner De Benedetti ha evaso il fisco per 225 milioni di euro.
Soldi sottratti a ospedali, scuole, asili, treni per pendolari, programmi per l’occupazione.
Un bel malloppo che ora dovrà essere restituito.

Lo so, suona un tantino demagogico. Ma quale linguaggio si dovrebbe usare se si volesse rendere la pariglia al grumo di potere mediatico (e non solo mediatico) dei Crosetti, dei Bonini, dei Mensurati, che della demagogia fanno il vessillo quotidiano e ogni due o tre sillabe ci dispensano pillole di saggezza, bacchettate morali, regole del vivere retto e civile?
Quale linguaggio se non quello insopportabile della demagogia e dello sbrigatismo giustizialista a senso unico?
Mi sarei aspettato (per modo di dire) titoloni a tutta pagina del tipo “Maxi evasione fiscale: Repubblica, non così” e invece niente.

Ma il gruppo Repubblica/L’Espresso ha diffuso un comunicato, i cui contenuti sono comunque interessanti. Sì, perché nei mesi e nelle settimane scorse, dopo la sentenza di primo grado di Napoli, c’è stata una bella dialettica tra tifosi juventini e giornalisti, inclusi quelli di Repubblica. E agli juventini che evidenziavano l’assoluzione della Juventus in sede penale, i giornalisti replicavano che però restano le condanne sportive, che in un certo senso sono più importanti di quelle penali. E che dunque l’assoluzione in sede penale è in un certo senso irrilevante.
Ora, sapete come ha protestato, il gruppo Repubblica/L’Espresso, contro la sentenza da 225 milioni della Commissione Tributaria di Roma? Dicendo che “i fatti contestati sono stati dichiarati insussistenti in sede penale”. Bella, vero?
Non solo. Ma agli juventini che evidenziavano le tante illogicità e infondatezze delle sentenze (quella penale e ancor più quella sportiva), i giornalisti replicavano che è troppo comodo attaccare le sentenze. Le sentenze si rispettano, punto.

Ed ecco cosa scrive ora, nel comunicato, il gruppo Repubblica/L’Espresso: “Il Gruppo ritiene l'odierna sentenza manifestamente infondata oltreché palesemente illegittima sotto numerosi aspetti di rito e di merito”.
Il problema dell’etica è che si tratta di una delle poche cose che non si possono usare a targhe alterne. L’amore sì (puoi benissimo innamorarti di qualcuno che non ti ama), il denaro sì (puoi benissimo prestare del denaro e non esigere che ti sia restituito), le strade sì (puoi benissimo decidere che Via Garibaldi si percorra solo da nord verso sud). L’etica no. L’etica a senso unico non è etica ma odioso moralismo.
Anche l’evasione fiscale – specie quando commessa dai molto ricchi - è una cosa odiosa, oltre ad essere un reato. In un alcuni casi, può essere odiosa e anche beffarda. Quasi una nemesi.

Voglio dire: ironizzavano su Lucky Luciano e ora rischiano la fine di Al Capone.
Quindi, pagare.
Pagare allo Stato quei 225 milioni di euro e pagarli in fretta, anche perché non è escluso che lo Stato dovrà pagarne 444 alla F.C. Juventus.

Ma non si preoccupino troppo, l’ingegner De Benedetti e il gruppo Repubblica/L’Espresso, perché la filiera dei pagamenti dovrebbe partire dal Cavalier Silvio Berlusconi, che deve all’ingegner De Benedetti qualcosa come 560 milioni di euro.
In effetti, il gruppo del datore di lavoro del Signor Galliani e di Mister Allegri (che tanto si sono lamentati dell’operato di un giudice di linea, uno dei tre arbitri di una recente partita di calcio) è stato condannato per aver corrotto uno dei tre arbitri di una famosa partita giudiziaria nota come il Lodo Mondadori.
La ruota gira.

Dunque, pagare.
Berlusconi a De Benedetti, De Benedetti allo Stato, lo Stato a…
Oppure, non pagare, mettersi tutti assieme appassionatamente, Berlusconi, De Benedetti, Abete, Galliani, Repubblica, Mediaset eccetera, e dare un forte messaggio alla nazione, a reti e pagine unificate, così da mettere in chiaro la questione definitivamente: “Italiani: il gol di Muntari era buono”.