La Gazzetta, almeno a quel che fa vedere, ha già deciso: la verità di Carobbio vale più di quella di Bertani. Forse a portarla a questa conclusione è la positiva considerazione nei riguardi di qualcuno che avrebbe avuto la dignità di pentirsi. Ma ci chiediamo: e se Bertani non avesse nulla di cui pentirsi? Sarebbe la sua innocenza (qualora fosse) a metterlo all’angolo? E in quell’’avrebbe avuto la dignità di pentirsi’ il condizionale ci sta tutto, visto che il pentimento è condizione necessaria e sufficiente per ottenere sostanziosissimi sconti di pena: del resto lo stesso Bertani (inguaiato dal suo ‘amico’ Gervasoni), nel suo intervento telefonico a Sky ha osservato: "Io l'idea che mi posso essere fatto è che quando ti trovi veramente con le spalle al muro e devi uscirne fuori, cerchi di uscirne in qualsiasi modo e quindi provando quelle che sono tue idee o non so cosa per venirne comunque a capo in una situazione non bella, ecco”, concludendo mestamente: “La cosa un po' particolare in questa vicenda è che sembra sempre che quando parla un pentito abbia comunque... dica sempre la verità".
Ma queste pur semplici considerazioni non scalfiscono in nulla le convinzioni della Gazzetta che ha già deciso che un rubbentino dentro come Conte, una volta messo nel mirino, deve avere l’onore da mostro in prima pagina, alla Moggi per intenderci; e, secondo il Palazzo di vetro di Palombo del 19 maggio, vi sarà “tolleranza zero e pugno di ferro per tutti, con una doppia eccezione, relativa a quanti intenderanno patteggiare mostrandosi però collaborativi, e a quanti riusciranno a circoscrivere le loro responsabilità all'omessa denuncia. Su questo Conte, e tanti altri come lui, dovranno riflettere bene sul da farsi”. Conte, pentiti delle tue malefatte, è il messaggio.
E allora ecco che, per rivelare il contenuto del verbale della deposizione di Carobbio (peraltro in un momento delicato, per Conte e l’ambiente bianconero, come l’imminenza della finale di Coppa Italia), la notizia trova il suo bello spazio in prima pagina con tanto di foto: l’antipasto, per dirla con la teoria esposta nell’articolo di Joyce. Il primo piatto, e che primo piatto, per stomaci forti e soprattutto antijuventini, sta all’interno con un titolone minaccioso “Conte guai grossi. Carobbio a verbale: ‘A Siena ci disse accordo col Novara’” E altra foto E si prosegue col secondo piatto, nobile, annunciato da un titolo ad hoc “«Voglio abbattere il muro di omertà» Il pentito Carobbio ritenuto credibile: «Meccanismo più grande di me, prassi gli accordi tra club»”.
Pezzi firmati (da Francesco Ceniti e Roberto Pelucchi), che spiegano diffusamente come Carobbio e Gervasoni (l’accusatore di Bertani) siano ritenuti credibili dalla Procura federale che invece “non crede, quasi mai, alle versioni fornite da chi nega su tutta la linea o tende ad ammettere il minimo indispensabile”, e che sembrano una condanna anticipata, in quanto si precisa che “le parole di Carobbio sono dei macigni nei confronti delle persone tirate in ballo”.
Macigni: così le parole di Carobbio. E le recenti parole di Bertani? Piume, a quanto pare.
Eh sì, perché oggi siamo corsi a guardare, sul bancone dei gelati, la Gazzetta, pensando di trovare le parole di Bertani in prima pagina, almeno con un richiamo, riprese e poi con la dovuta rilevanza all’interno,. Nulla: di Conte si parla solo in relazione al prolungamento del contratto e di una telefonata di pace con Galliani (di cui ci importa poco o nulla). E via a sfogliare, allora: scorrono le pagine: 2-3-4, ecc.: nulla, nulla di nulla, finché, ecco, a pag 17, dove Maurizio Galdi si occupa di ‘stadi e violenza’, ecco comparire, in basso a destra, un piccolo riquadro di sole 18 righe ad una colonna dal titolo: “Bertani respinge le accuse: ‘Conte può stare tranquillo – Novara-Siena partita vera”.
Tutti coloro che sfogliano la Gazzetta non hanno potuto non notare una settimana prima le pesanti accuse di Carobbio (e il terribile futuro che si prospettava per il nostro mister). In quanti saranno riusciti a scorgere, dopo pagine e pagine di sogni di calciomercato, il minuscolo riquadro che getta anche una luce diversa su quella vicenda?
Pochi.
Come pochi avranno potuto leggere quelle scarne parole sull’esposto presentato a metà maggio alla Procura di Roma da Luciano Moggi (e de Santis, Pairetto, Bertini e Ceniccola) per chiedere che si indaghi nei confronti di chi indagò nell’inchiesta su Calciopoli: “Luciano Moggi Il legale di Moggi, Maurilio Prioreschi ha presentato a nome del suo assistito e di De Santis, Bertini, Ceniccola e Pairetto, un esposto alla Procura di Roma contro le indagini che hanno portato al processo di Napoli «per verificare se ci furono abusi d’ufficio o falsi ideologici».” Una cinquantina di parole, accodate ad un trafiletto sull’udienza della Corte dei Conti per il danno di immagine procurato alla Figc da Calciopoli, destinato a sfuggire ai più.
Nemmeno una piuma, solo un granello di sabbia, o un crine di cavallo, rispetto non al macigno, ma all’intero sistema montuoso di Moggiopoli franato a valle nel 2006.
Perché Calciopoli e Moggiopoli non sono finite.
twitter: @carmenvanetti