Qualche giorno fa Sconcerti sul suo blog 'Lo sconcerto quotidiano' su corriere.it ha scritto: “Davvero pensate che qualcuno possa essere scientificamente contro i clienti a cui si rivolge? Conoscete commercianti così stupidi?” “Ricevo decine e decine di messaggi su questo tema assurdo, gente convintissima di una cosa che non può esistere. Nessuno va contro la massa dei propri clienti.”
Giusto. Nessuno va contro i propri clienti, però si va contro “i nemici” dei propri clienti. I giornali di destra parlan male della sinistra e viceversa. E così accade anche nel calcio, si parla male delle squadre avversarie dei propri clienti. Se non unisce un “pro” unirà maggiormente un “contro”, e nel calcio non c'è maggiore “contro” aggregante che essere anti-juventino. E che Corsera, Gazzetta e 'La repubblica' non siano i giornali di riferimento dei tifosi juventini è arcinoto.
Allora, per ragionare alla Sconcerti, è normale che si coccolino i loro clienti; e nel calcio non c'è miglior modo per farlo che attaccare la Juventus e parlarne male. Paranoie? Non crediamo: basta andare ad analizzare le ultime uscite di questi quotidiani sulla vicenda Scommessopoli.
I fatti venuti fuori dalle indagini delle Procure di Cremona, Bari e Napoli riportano di molte partite di A e B sospette di combine. Riportano di corruttori e di corrotti, riportano di ingenti quantitativi di denaro spesi per comprare partite e di ancora maggiori quantitativi di denaro “investiti” su quelle partite aggiustate. Ma la vicenda mediaticamente non è mai decollata, sembra non interessi a nessuno se una partita di B tra il Sassuolo ed il Siena sia stata aggiustata. Sembra di scarsa rilevanza il fatto che il PM Di Martino abbia dichiarato che anche alcune partite di A sono state aggiustate. Quanto viene fuori da Bari non ha poi suscitato grandissimi clamori e, quanto alle indagini di Napoli sulle presunte combines partenopee, si legge poco o nulla. Sono tutte notizie che mediaticamente non tirano, non accendono le fantasie dei tifosi. Salvo che non si vada a toccare la squadra che maggiormente calamita il tifo “anti”. Ed ecco che via via si tirano in ballo Bonucci, Pepe e Quagliarella senza risultato alcuno; ed allora si punta al bersaglio grosso: Conte.
Prima si riporta una notizia vecchia di nove mesi su un fantomatico sms mandato a Conte da un giornalista in un ipotetico tentativo di combine, salvo poi registrare la smentita dello stesso giornalista.
Poi, fallito il primo tentativo, si riportano le parole di Carobbio che avrebbe segnalato a Conte (suo allenatore a Siena) che il Novara voleva pareggiare la partita. E tutti i quotidiani cartacei ed on-line fanno a gara a chi affibbia a Conte la squalifica più lunga, ecco, fanno proprio a gara a chi la spara più grossa: sei mesi, no un anno, no, anzi due, anzi tre anni!
Ma la cosa più curiosa è che queste dichiarazioni sarebbero contenute in un interrogatorio segretato di Carobbio. Alla faccia del segreto! E curiosamente quelli che per primi colgono gli spifferi sono la Gazzetta e La Repubblica. Gli stessi che per primi avevano colto gli spifferi di Calciopoli. Sono certamente grandi raccoglitori di spifferi dalle Procure, è innegabile! Ma il fatto sconcertante di tutta la vicenda è che da tutto il racconto di Carobbio, che riferiscono abbia parlato per oltre otto ore, si spifferi solo la notizia di una presunta omessa denuncia di Conte. Non è venuta fuori quella che sarebbe una vera notizia: una partita truccata, piuttosto che un passaggio di denaro, piuttosto che il nome di un calciatore famoso corrotto. No è venuta fuori la notizia utile: l'ipotetica omessa denuncia di Conte.
Presunta omessa denuncia. Che penalmente vale ZERO. E francamente di quanto possa valere per la giustizia sportiva ce ne freghiamo, semplicemente perché la giustizia sportiva non esiste, è una contraddizione in termini. Perché una “giustizia” che opera raccogliendo delle testimonianze con scarsi o parziali riscontri, che riceve documenti dai vari PM, senza che tali documenti siano passati al vaglio di nessun giudice e di nessun tribunale, e che incolpa i tesserati prima ancora che l'incolpato possa difendersi non è giustizia. Una giustizia che si appoggia al clamore mediatico e che riporta articoli di giornale a prova del reato non è giustizia. Dopo la porcata dei processi lampo del 2006, e delle sentenze a furor di popolo, era palese che la giustizia sportiva necessitasse di una radicale riforma per essere credibile. E lo stesso Borrelli parlo in Senato di processo sportivo non equo e da riformare. Ma si è preferito tenere in piede il tribunale della Santa Inquisizione calcistica, che può sempre tornare utile per destabilizzare qualche squadra o per premiarne qualche altra con un pass per la Champions League non meritato sul campo. Una Santa Inquisizione appunto. Ma se stavolta pensano si mandare al rogo qualche strega bianca o nera per poi vendere la notizia di un calcio pulito si sbagliano di grosso. Questo film l'abbiamo già visto e ne conosciamo il finale: stavolta non ci stiamo.
Nuovi patetici tentativi di destabilizzazione
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