I due casi gonfiati ad hoc dalla stampa a noi cara nell'ultima settimana riguardano le dichiarazioni del Presidente Agnelli su Del Piero all'assemblea degli azionisti e sull'indagine della Procura di Torino riguardo lo Juventus Stadium (che ha già fatto rosicare abbastanza...). Non avendo più sequestri Paparesta e sorteggi truccati da sventolare ai quattro venti, ci si attacca un po' a quel che si ha, evidentemente la Juve ai piani alti della classifica e l'avvicinarsi della sentenza a Napoli creano molto fastidio. Questa settimana prenderemo in considerazione un articolo di Maurizio Crosetti su Repubblica che parla del "caso" Del Piero e faremo una panoramica sui vari titoloni catastrofistici concernenti lo Juventus Stadium.
"Inutili mazzate" di Maurizio Crosetti-Repubblica, 19/10/2011. Com'è strana la vita. Dopo anni e anni in cui Del Piero per gli antijuventini era il raccomandato per eccellenza che giocava in Nazionale solo grazie allo strapotere della Cupola, era sopravvalutato, dopato e chi più ne ha più ne metta, alla veneranda età (per un calciatore) di 37 anni diventa un totem intoccabile. I sacerdoti della "Moggiopoli smontata" non si sono fatti sfuggire l'occasione di strumentalizzare le parole spese dal Presidente Agnelli nei confronti del Capitano in occasione dell'Assemblea azionisti del 18 ottobre scorso. Eh beh, li capiamo anche, poverini: la Juve quantomeno è tornata a lottare (in campo e in tribunale), il processo di Napoli ha seppellito una per una le loro convinzioni da falsi moralisti. Si fa con quel che si ha, o meglio che non si ha. In molti hanno cavalcato il teorema secondo il quale le parole del Presidente andassero intese come un "benservito" a Del Piero, ma prenderemo in analisi uno degli accusatori della prima ora e che ancora si ostina a sostenere certe invenzioni da bar sport: Maurizio Crosetti, il quale fa parte di una redazione che di antijuventini pullula (Zunino, Mensurati): 'La Repubblica'. L'incipit del pezzo è emblematico: "Nel giorno dei conti che non tornano, l´ultimo degli Agnelli preferisce un regolamento di conti". Crosetti non mette minimamente in dubbio che il discorso di Agnelli sia stato finalizzato a liquidare Del Piero, anche se: "che questa fosse l´ultima stagione juventina del capitano lo sapevano pure i pilastri del nuovo stadio. Il fatto è che Andrea Agnelli avrebbe tanto voluto che l´ultima annata del memorabile fosse la scorsa, che insomma Del Piero si fosse già tolto dalle scatole". C'è di più! Crosetti ammette che il ritiro del Capitano a fine stagione era cosa più che risaputa (annunciata dal giocatore stesso nel famoso video del "contratto in bianco"), ma ciò è ininfluente di fronte alla viscerale voglia del Presidente di levarselo dalle scatole, addirittura già dalla stagione scorsa. E la prova provata di questo astio? Interviste, dichiarazioni? Nulla di nulla. E non si ferma qui Crosetti: l'occasione è buona per rimpinguare il piatto con i soliti leitmotiv del farsopolaro medio. L'obiettivo? La Triade ovviamente. Lo zio Antonio era un chirurgo, sezionava in silenzio le carni dell´avversario e semmai mandava allo scoperto Moggi, figura che ad Andrea Agnelli manca. S´inventi un Lucianone... Quando il giovane Agnelli era un bimbo, il capitano già vinceva tutto, i conti tornavano, le ali pure, lo zio Antonio fatturava, Moggi telefonava, il tifoso godeva... Addirittura Giraudo selezionava le carni e Moggi faceva la manovalanza. Peccato che le carni fossero quelle di chi aggiustava bilanci alla buona, falsificava passaporti e soprattutto poteva contare su aumenti di capitale milionari. Tutte cose che Giraudo e Moggi non facevano e non avevano. Ma se in altri casi si ignorano le carte che vanno a smontare le tesi di questi signori, Crosetti in questa occasione dimostra di non conoscere neanche le carte che dovrebbero dar manforte alla sua tesi. La sentenza che condanna Giraudo (che aveva scelto la formula del rito abbreviato per farsi giudicare a Napoli), firmata dal giudice De Gregorio, riconosce l'associazione a delinquere (il rito abbreviato non contempla dibattimento e quindi gli elementi nuovi portati a galla dalle difese) ma ridimensiona il ruolo di Giraudo come "non promotore" nella presunta associazione. Va bene ignorare le intercettazioni della difesa o l'arringa di Prioreschi, ma almeno la sentenza De Gregorio! Non c'è più religione. E alla fine arriva la stilettata a Moggi che "telefonava". Ma non era il solo, come sappiamo, e ora possiamo dire che le concorrenti telefonavano più e in maniera più "succosa" di lui. Che la sua profezia si avveri Crosetti: Presidente, ci dia un altro Lucianone! Ci troviamo davanti di fronte all'ennesimo caso di strumentalizzazione in salsa antijuventina: è una cosa normalissima che il Presidente Agnelli, di fronte agli azionisti e in occasione dell'ultima Assemblea pre-addio di Del Piero, voglia tributare un applauso ad una delle stelle juventine più luminose di sempre, considerando anche la presenza di Boniperti, che firmò il primo contratto del calciatore veneto. Un bel gesto per omaggiare un grande campione che tanto ha dato alla Juventus, ma anche tanto ha ricevuto: chi altri è potuto rimanere alla Juventus fino a fine carriera anche quando è sopraggiunto l'inevitabile declino agonistico dovuto all'età? Una volta lo scopo della Juventus era l'eccellenza, è bene ricordarlo. Per quanto riguarda i farsopolisti come Crosetti, si può trovare il lato positivo. E' da un po' di tempo che gli articoli tendenti a creare casi inesistenti per destabilizzare un ambiente, quello juventino che pare si stia rinvigorendo nell'orgoglio, oltre a fare minestroni di luoghi comuni antijuventini, risultano apprezzabili dal punto di vista letterario e romanzesco. Peccato che la deontologia giornalistica dica altro. Però, se si volessero riunire e lanciare un nuovo best seller, consiglio di farsi coordinare da un ex colonnello dei carabinieri ora collaboratore del sindaco di una importante città del Sud-Italia, un grandissimo esperto di romanzi inventati.
Juventus Stadium: barcollo ma non crollo. Sembrava troppo bello per essere vero: lo stadio nuovo di proprietà, l'entusiasmo della gente, gli avversari costretti loro malgrado a fare i complimenti alla Juve. A denti stretti magari, e con la bile che saliva rapidamente. Un idillio che chiaramente non era destinato a durare. Giovedì come un fulmine a ciel sereno è arrivata la notizia di un'indagine della Procura di Torino su una partita d'acciaio, utilizzata nella costruzione dello stadio, i cui standard qualitativi sarebbero risultati inferiori a quelli pattuiti.
La notizia la dà dopo un nanosecondo, col tempismo che le è proprio quando in un'indagine c'è di mezzo la Juve, la Gazzetta dello Sport che, morigerata come sempre, propone nella sua homepage del sito internet il titolone: «Stadio Juve, ipotesi di reato: "Pericolo di crollo colposo».. Nel sottotitolo: "Per ora solo teorica, formulata dalla Procura di Torino nell'inchiesta, sfociata oggi in alcune...". Così, giusto per gradire, la Juve ruba ancora, ha costruito uno stadio che non sta in piedi. Saranno stati presi dalla foga quelli della Gazzetta, li capiamo, non sarà parso loro vero poter cominciare già a demolire mediaticamente il nuovo stadio della Juventus a un mese e mezzo dall'inaugurazione. In serata la marcia indietro: «Stadio Juve, ipotesi di reato. Prefettura: "E' agibile". Si gioca». Ma siamo solo all'antipasto. Ritrovata la calma all'interno della redazione in rosa, si corregge un po' il tiro sul cartaceo di venerdì 21 ottobre. Nel senso che anche Francesco Bramardo ricorda sin dal titolo che il giorno prima è stata concessa l'agibilità dal Comune. Ma vediamo nel dettaglio come apre il pezzo di Bramardo: "Bello, unico, un gioiello. Gli elogi per lo Juventus Stadium il giorno dell’inaugurazione, l’8 settembre, si sono sprecati. Uno stadio costruito per il calcio, unico, vero, ma all’italiana. Nel senso che il nuovo impianto della Juve, 42 giorni dopo essere stato inaugurato, ha rischiato la chiusura immediata, almeno in via provvisoria, per inagibilità e per motivi di sicurezza, peggio, per pericolo di crollo. Solo in serata, dopo un vertice in Prefettura alla presenza dei dirigenti bianconeri, tecnici ed ingegneri, il rischio di trasloco allo stadio Olimpico è stato scongiurato."
E c'era da aspettarselo, la cosa che dava veramente fastidio erano elogi che "si sono sprecati" per lo stadio. L'avevamo detto d'altro canto che lo Stadio ju29ro avrebbe causato parecchi pruriti in seno ai detrattori abituali della squadra bianconera. E Bramardo solo verso la fine del quarto paragrafo si decide a riprendere l'accenno presente nel sottotitolo che informa che la Juventus nella vicenda è parte lesa, rigorosamente tra parentesi naturalmente. Non solo, si inaugura qui il leitmotiv che farà il giro dei giornali nostrani: l'ipotesi di reato di crollo colposo. La tecnica è la solita, prendere quella che ad oggi è e rimane un'ipotesi di reato, metterla tra virgolette in modo da "congelarla" e prenderla per vera. Ne esce quindi il paradosso di uno stadio che da un minuto all'altro prima è un capolavoro di ingegneria, poi starebbe per crollare, e infine è di nuovo perfettamente agibile. Il capolavoro in questo senso lo scrive Fabio Rubini su 'Libero' di Venerdì. "'Pericolo di crollo colposo. Lo stadio Juve è già fatiscente". Addirittura fatiscente! Ebbene sì. I comfort, i servizi, lo stadio ultramoderno erano solo un'allucinazione collettiva. In realtà era solo un grande capannone di legno, destinato a venir giù da un momento all'altro. Ce ne siamo accorti solo nel momento in cui l'ha ipotizzato una Procura. Certo, se lo Juventus Stadium è fatiscente possiamo solo immaginarci allora come siano gli altri stadi italiani... Lo ribadisce Fabio Rubini: "Diciamolo subito e togliamoci il pensiero: nella storia che stiamo per raccontare la società Juventus è parte lesa. Di più, secondo indiscrezioni sarebbero stati proprio i bianconeri a sollevare il problema con una bella denuncia. Fatta la premessa veniamo al sodo: il bellissimo e avveniristico stadio che la Juve ha inaugurato in pompa magna solo l'8 settembre rischia di crollare". Sembra quasi una presa in giro: vabbè, purtroppo stavolta non possiamo accusarli di niente, però il loro stadio per cui ci hanno rotto tanto le scatole cade a pezzi! Pazienza se è comunque agibile.
E giusto per fomentare un po' l'allarmismo ecco di nuovo la Gazzetta di venerdì che presenta, immancabile in questi casi, il parere dell'”esperto” di turno a pagina 3. Tre come le domande che vengono poste a Giacomo Donato, ingegnere, l'esperto di turno appunto: "Che cosa significa acciaio non a norma?", "Se l'acciaio non è a norma, cosa si rischia?", "Se l'acciaio non è a norma, l'opera può essere recuperata?"
In uno scenario ancora caotico di sicuro tre domande così generiche non si capisce come possano aiutare a fare chiarezza. Le risposte conseguenti a domande del genere, ovviamente, sono che la struttura intera sarebbe a rischio e andrebbe rivisitata. D'altra parte se non ci si premura neanche di aspettare per capire quali parti dello stadio siano coinvolte ma si parla generalmente di acciaio, non ci si può sicuramente aspettare qualcosa di diverso.
Un po' più di chiarezza il giorno dopo, sulla Gazzetta di sabato, da parte di Luigi Perna: "L’attenzione dei pubblici ministeri guidati dal procuratore capo Giancarlo Caselli si è soffermata sul materiale usato per la costruzione del nuovo impianto sorto al posto del Delle Alpi, con gli spettacolari pennoni alti 86 metri. In particolare su una partita di acciaio utilizzata per realizzare la struttura. Secondo l’accusa, la fornitura non sarebbe conforme rispetto alle indicazioni contenute nell’ordinativo. Insomma, a prescindere dalla rispondenza alle normative europee, ci sarebbe una discrepanza. Ora bisognerà stabilire se questo elemento possa pregiudicare la sicurezza dello stadio". Però anche lui sta bene attento a non dire che la Juve è parte lesa fino al penultimo paragrafo, sempre tra parentesi, ci mancherebbe. Si aggiunge al coro del "crollo colposo" anche Diego Longhin su Repubblica di venerdì: "Sono proprio le partite di metallo arrivate a Torino, utilizzate per i superpennoni di 86 metri, le altre strutture di copertura e i giunti delle tribune, al centro dell´inchiesta aperta dalla procura. Indagine che fra i reati annovera un teorico 'pericolo di crollo colposo'. Si tratta solo di un rischio, tutto da verificare, ma i magistrati hanno informato le autorità che concedono l´agibilità dell´impianto per capire il da farsi. Dopo il vertice in prefettura via libera ai match con il Genoa, oggi, e con la Fiorentina, martedì prossimo. Anche se a Palazzo di Giustizia fanno notare che 'si gioca sotto la responsabilità di chi ha preso la decisione': ovvero Juve, Comune e prefettura". A essere maliziosi sembra quasi che gli incoscienti Juve, Comune e prefettura costringano i tifosi ad entrare in uno stadio prossimo allo sfascio solo per un capriccio. Ma a pensar male si fa peccato, quindi lasciamo perdere...
E hanno lasciato perdere anche i tifosi della Juventus che hanno riempito lo stadio in occasione di Juventus-Genoa, nonostante i due giorni di allarme mediatico. Evidentemente non basta più una ventilata ipotesi di reato per andare nel panico. Ma tutto ciò non deve far passare in secondo piano il fatto che si è scritto tutto ed il contrario di tutto sulla questione Juventus Stadium. E in questi casi sarebbe meglio probabilmente astenersi dallo scrivere con leggerezza su un pericolo di crollo, perché è una faccenda molto seria che può causare ingenti danni alla società, anche in termini d'immagine. E non basta rifarsi a un'ipotesi investigativa e scrivere che il pericolo è "teorico" per scrollarsi di dosso ogni responsabilità nel creare allarmismo in un momento di confusione.
ORRORI DI STAMPA: Se segna il Capitano crolla lo stadio?
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