La Juve resta prima in classifica e i pruriti antijuventini della stampa continuano a manifestarsi nitidi. In questa puntata ci occuperemo di una descrizione da "Libro Cuore" del mobbizzato e infelice Amauri di Angelo Carotenuto, di un'intervista al giornalista Italo Cucci, difensore strenuo della sacralità dogmatica della giustizia "da avanspettacolo" e di un'altra intervista di Andrea Ramazzotti "cucita su misura" all'Onestissimo del pallone nostrano.
Amauri, il fuori rosa di fatto - Angelo Carotenuto, la Repubblica - 29/09/2011.
Un Carotenuto dai contorni letterari quello che ci propone "La Repubblica". Se si legge il pezzo senza sapere chi è l'autore si può arrivare a pensare in grande. Chi sarà? Dickens o De Amicis? Va a toccare le corde del cuore la storia del "povero" Amauri, ingiustamente mobbizzato da quei delinquentoni della Juventus. Eppure non se lo merita. Carotenuto ci ricorda come questo grande campione della Juventus sia costretto ad allenarsi con i ragazzini della Primavera, dove potrebbe giocare in campionato da fuori quota, ma lui non vuole dare fastidio a nessuno. Che ragazzo d'oro, che discrezione. Finire l'allenamento e poi ritrovarsi tristi ed affranti in una "Chevrolet Camaro gialla, quella dei Transformers". E neanche il sostegno del sindacato dei calciatori, quelli che scioperano bloccando l'inizio del campionato a parole, mentre quando c'è da fare i fatti non tendono la mano verso il povero italo-brasiliano. Il tono è quello usato per un operaio in cassa-integrazione, con l'unica differenza che questo è un mobbizzato da 3,8 milioni di euro a stagione. Ma ce lo ricordiamo noi l'Amauri juventino. Arrivò nel 2008-2009 per 24 mil. di euro dal Palermo (cui andarono Nocerino e metà Lanzafame) ed ebbe una partenza da grande attaccante: tanti gol nella prima metà della stagione, pochissimi nella seconda metà. In totale 14 gol. Peccato che successivamente il campo avrebbe dimostrato che l'Amauri vero era quello poco prolifico. 7 gol nella stagione 2009-2010, solo 3 gol nei primi 6 mesi della stagione 2010-2011. Così il nuovo "Oliver Twist" andava a Parma in prestito e lì si ritrovava mettendo dentro 7 palloni in 11 presenze. Arriviamo all'ultimo mercato estivo: Amauri, sebbene destinatario di parecchie offerte, le ha rifiutate tutte, dimostrando di essere più attaccato al suo mostruoso (ed immeritato) ingaggio piuttosto che alla carriera e a quella maglia azzurra tanto agognata ed ora possibile dopo un'attesa lunghissima in ansia per le pratiche della naturalizzazione. E cosa dovrebbe fare la Juventus dopo aver messo in chiaro che il giocatore non rientra nei piani di Conte? Eppure non ricordiamo atteggiamenti scandalizzati quando Lotito mise fuori rosa Ledesma e Pandev, men che meno quando Cellino fece la stessa cosa col portiere Marchetti (addirittura fuori rosa per una stagione intera). Alla Juventus l'ultima parola è sempre spettata alla società e quando un giocatore, davanti a tante opportunità, le rifiuta tutte deve anche assumersi le sue responsabilità. Il fatto è che prima del 2006 raramente ci capitavano questi casi, poiché la società programmava gli acquisti per valore e funzionalità. E difficilmente ciccava. Ringraziamo per l'ennesima volta il duo Blanc-Secco, la cui gestione ci ha abituato a queste situazioni spinose. Ma forse conviene guardare ai lati positivi: la Juve è prima in classifica e poco a poco sta tornando ad essere antipatica scatenando le fantasie letterarie dei Carotenuto di turno. Con la sola differenza che abbiamo alle spalle tanti anni di gogna mediatica ed una Farsa che ci ha distrutto, abbiamo le spalle larghe e forse ora riusciamo anche a godere dell'antijuventinità della stampa. Non siamo più quelli dello smile. Alla Juventus la parola della società è legge e chi preferisce il proprio ingaggio al bene della squadra può anche guardare le partite in tv. Solo che per alcuni è "violenza privata" e per altri no.
Cucci: "Calciopoli, conta solo la giustizia sportiva" - Tuttomercatoweb, 01-10-2011.
Ha le idee un po' confuse su Farsopoli Italo Cucci. Ce lo ricordiamo baldanzoso e stizzito rispondere: "Non si possono cambiare le leggi per la Juventus!" all'avvocato Paco D'Onofrio in occasione della puntata di "Porta a Porta" del 13 gennaio 2009, nella quale era ospite Luciano Moggi. E ce lo ricordiamo anche, molto più recentemente, affermare di aver sentito le ultime intercettazioni inedite e di essere sicuro che grazie a Moggi sarebbero stati restituiti i due scudetti frodati alla Juventus. Quindi ammettendo implicitamente la revisione dei processi farsa di 5 anni fa. Ma, incredibilmente, poche settimane dopo torna ad essere il paladino dei processi sportivi in questa intervista. Dice Cucci: "Intanto dal punto di vista giudiziario di sentenze non ne aspettiamo una sola, ve ne potranno essere più di una secondo quello che è la norma di legge italiana processuale. Ci sarà tempo per arrivare a sapere cosa è successo all'Inter. In Italia la navigazione processuale porta raramente alla scoperta della verità... Penso che alla fine non si andrà molto avanti su questo piano, perché la vicenda sportiva ha già avuto le sue sentenze e non esiste un altro tipo di legge che può cancellare le sentenze sportive, almeno fino a quando il calcio rimarrà una struttura autonoma così come è stato per cent'anni". Quindi, per sapere cosa è successo all'Inter ci si può permettere il lusso di aspettare anni, mentre per distruggere la Juventus possono bastare due o tre settimane. E si ci permette pure di mettere in dubbio i processi ordinari, mentre quelli sportivi sono la verità rivelata. Vietato toccare le sentenze sportive. Anche quando i giudici li sceglie un commissario straordinario in palese conflitto di interessi, oppure quando lo stesso abolisce un grado di giudizio? Anche nel caso in cui non si garantisce agli imputati il diritto di difesa e si negano le prove filmate agli arbitri? E continua: "Secondo me si sta perdendo di vista quella che è stata la regola per quasi un secolo. La giustizia sportiva è stata spesso lodata perché riesce ad arrivare alle conclusioni in tempi rapidi e anche a tutela del patrimonio del campionato di calcio, che è la cosa che più conta nel mondo del pallone. Se si dovesse decidere qualcosa che riguarda il campionato sulla base delle sentenze della giustizia ordinaria avremmo smesso di giocare almeno ottant'anni fa. Invece si va avanti. Quello che deve contare per il mondo del calcio è la giustizia sportiva punto e basta". La giustizia sportiva non solo è intoccabile, ma anche lodevole! Perché è veloce e poco importa se alcune società le distrugge, altre le grazia permettendo addirittura loro di vincere una Champions League, e ad altre ancora assegna scudetti di cartone impunemente in base ad una presunta eticità (giustificata anche dalle omissioni delle sgangherate indagini auricchiane): lo scopo è giocare, non garantire stessi pesi e stesse misure per tutti. La verità che Cucci non ha capito è che la giustizia sportiva è giustizia "da avanspettacolo", sottoposta ai poteri forti del pallone e in grado di inventarsi illeciti ad hoc, facendo prima i processi e poi le regole. E che è sottoposta alla giustizia ordinaria. Ancora una volta il problema è sempre lo stesso: tanti giornalisti in Italia si ostinano a sentenziare su fatti che conoscono molto poco. Si prega di studiare le carte prima di parlare di Farsopoli. In alternativa c'è sempre Ju29ro.com: noi, a differenza della giustizia sportiva, non "radiamo" mai nessuno dei nostri lettori.
Corriere dello Sport, 7 ottobre 2011 - "Moratti esclusivo: Garantisco io, vinceremo ancora" di Andrea Ramazzotti.
Il piatto forte del Corriere dello Sport di venerdì è un’intervista a, udite udite, il presidente della squadra più abituata a vincere degli ultimi 7 anni. No, l’intervistato non è Sandro Rosell, presidente del Barcellona, ma è Massimo Moratti.
"Ha vissuto stagioni difficili e ha sofferto, ma da sette anni ha iniziato a vincere con una continuità che nessun altro club o presidente del Vecchio Continente può vantare. Neppure il Barcellona, che nel 2007-08 è rimasto a secco di trofei, ha fatto come l’Inter di Moratti". Ormai va di moda che ognuno si inventi ad arte una propria classifica personale per risultare il migliore di tutti almeno in qualcosa. L'aveva inaugurata il Milan con lo slogan del "club più titolato al mondo", ora tocca all'altra sponda di Milano. Allora introduciamo un concetto nuovo, vediamo chi ha vinto almeno qualcosina ogni anno. D’altra parte se andiamo a contare semplicemente i trofei vinti negli ultimi sette anni non c'è storia, 17 a 14 (uno di cartone) per il Barcellona. E quindi giustamente aggiungiamo le due coppette Italia vinte dall’Inter in due stagioni tutt’altro che trionfali, le ultime due prima di Calciopoli, e il primato è bello che servito, con buona pace dei catalani che nello stesso tempo hanno rimpinguato la loro bacheca con tre Coppe dei Campioni, il triplo di quante ne avessero vinte nei loro precedenti 105 di storia. Fa quasi peccato in quest'ottica del tutto particolare che l’Inter i trofei dell’anno del triplete non se li sia divisi su diversi anni. Ma forse è meglio così perché, pensiamoci bene, è meglio vincere di più in meno tempo, o di meno ma continuamente in un arco di tempo più lungo? Boh. E magari ci piacerebbe anche sapere se tra i trofei vinti dall’Inter in questi 7 anni il signor Ramazzotti ci mette anche lo scudetto 2005/06…
Dopo tanto miele comincia l’intervista vera e propria, e qui si cambia completamente registro, con domande scomode che neanche la Sanipoli ai tempi di Moggi. Del tipo: "Presidente, qual è il segreto per vincere trofei per 7 anni di fila e far meglio anche del Barcellona?", "E’ possibile allungare la serie degli anni vincenti e conquistare almeno un trofeo anche in questa stagione?", oppure "Le sue frasi rassereneranno i tifosi un po’ in apprensione dopo un inizio difficile."
Si passa ad analizzare la classifica attuale, con elogi al Napoli e l’ammissione di aver cercato Lavezzi in estate. Ma dopo un simile fuoco di fila arriva la parte sicuramente più attesa e probante: è il momento di parlare di Calciopoli e dell’esposto all’Uefa. Ramazzotti si supera: "Con la Juventus siete avversari sul campo e nelle aule giudiziarie complice la storia dello scudetto del 2006. Adesso c’è l’esposto alla Uefa che ha chiesto spiegazioni alla Figc... Risposta: «Non mi sembra una cosa bella che una squadra italiana denunci la propria Federazione e un’altra squadra italiana alla Uefa. Non aggiungo altro». E non aggiunge altro per davvero, Moratti, anche perché sull’argomento le domande finiscono qui. Non serviva nemmeno andare troppo oltre con la fantasia, si poteva benissimo chiedere, ad esempio, perché mai nella personale visione del presidente nerazzurro una squadra dovrebbe tollerare qualsiasi comportamento della propria Federazione. Oppure perché non si debba denunciare ad un organo superiore un'altra società sulla base della stessa nazionalità? Una squadra straniera si può denunciare e una italiana no? E qui è meglio che non aggiungiamo altro neanche noi, perché si potrebbe andare avanti fino a Natale.
Dopo questo corposo excursus giudiziario, è giusto concedere anche un po' di spazio a piagnistei e recriminazioni arbitrali. Che da questo punto di vista Moratti offre sempre di che riempire pagine.
"Non bella è stata anche la direzione di sabato di Rocchi in Inter-Napoli. E’ passata la rabbia per certi fischi dell’arbitro fiorentino?
«Credo sia umano essere arrabbiati subito dopo una partita andata in quel modo anche perché pensi ai sacrifici che hai fatto e a come sono stati rovinati. Essere battuti così dà un fastidio ancora più particolare. Ho molto rispetto per gli arbitri che ritengo una categoria di grande prestigio. E proprio alla luce di questo prestigio, loro non possono andare in campo pensando che siccome sbagliano i giocatori, degli errori li possono fare anche loro».
Il numero delle espulsioni subìte dalla sua squadra (7 in tutto, ndr) le fa pensare che con Rocchi l’Inter sia un po’. . . sfortunata?
«Sì, in effetti quello che è successo sabato non è stata una cosa accidentale. Insomma, non è la prima volta che capita... Rocchi con noi in questi anni ha avuto... una continuità notevole. Il rancore per l’accaduto adesso non c’è più, ma il ricordo rimane».
E se l’Inter nei prossimi mesi si trovasse nuovamente ad essere arbitrata da Rocchi cosa succederà?
«Spero che venga usato il buon senso»".
Tra le mezze insinuazioni dell’intervistatore e le risposte di Moratti non è ben chiaro se la direzione di gara di Rocchi sia stata semplicemente scarsa o in malafede. Ma essendo stato il presidente dell’Inter uno dei grandi fautori del Nuovo Calcio Pulito non abbiamo motivo di pensare che venga messa in dubbio la buonafede dell’arbitro. Del resto Moggi non c’è più, chi condiziona gli arbitri oggi? Ma non è chiaro nemmeno in cosa consista l’uso del buon senso invocato da Moratti: il buon senso dell’arbitro? E in questo caso per Moratti sarebbe usare buon senso da parte di Rocchi, nel caso tornasse ad arbitrare l’Inter, fare una partita equilibrata o “risarcire” i nerazzurri? O forse il buon senso è inteso essere quello di Braschi che dovrebbe evitare di mandare Rocchi ad arbitrare di nuovo l’Inter? Lo stesso buon senso che ha spinto più volte il designatore di turno a mandare ad arbitrare la Juventus direttori di gara che erano coinvolti nel processo penale di Calciopoli? E si è mai premurato Moratti di andare a vedere se ad esempio sia stato usato il buon senso di non rimandare a fare l’Inter il guardalinee che convalidò il gol di Maicon al Siena con 5 giocatori in fuorigioco? Forse almeno una di queste domande Andrea Ramazzotti avrebbe potuto porla all’Onestissimo. Ma invece ha preferito continuare sulla scia dell’inizio dell’intervista, parlando di strategie di mercato, di attacco, di giovani talenti, di Fair Play finanziario e crisi economica nel pallone.
Ah, come non ricordare poi "il quadro sulla parete davanti alla Sua scrivania. «Me lo hanno regalato i giocatori dopo lo scudetto del 2006-07. Lo ha fatto un pittore francese. Bellissimo».
Attenzione, Presidente! Per come era abituata la Sua squadra in quegli anni controlli che non sia solo una “crosta” d’autore!
ORRORI DI STAMPA: Presidenti, mobbizzati e giornalisti confusi
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