Domenica scorsa su Sky ci sono stati più telespettatori per la partita della Juve alle 12,30 (circa 1.335.000) che per le sei partite trasmesse alle 15 (circa 1.200.000 in totale; la più seguita Roma-Cagliari con 276.000). A Torino l'incasso di Juve-Parma ha superato il milione di euro, quasi il doppio rispetto alla media delle partite casalinghe dello scorso campionato.
C'è sicuramente l'effetto del nuovo stadio, ma sembra esserci qualcosa in più: come se stesse tornando la voglia di Juve. Devono averlo pensato anche i giornali sportivi, fatto sta che al lunedì, nella vetrina della prima pagina, dove si espone il meglio della merce in vendita, tutti e tre hanno puntato forte sulla Juve: per Tuttosport la squadra di Conte era stata da sballo, per la Gazzetta era stata bella e per il Corriere dello Sport era stata grande. Come se tutti e tre, fiutata quella voglia, cercassero di cavalcarla e sfruttarla.
Sì, dev'essere proprio che c'è più voglia di Juve, della nuova Juve di Conte e Agnelli. Della squadra che in campo si è affidata a Pirlo, uno che non ride mai, parla poco e dice tanto con i piedi; della società che nel corridoio del nuovo stadio ha deciso di ricordare a tutti, bianconeri e avversari della domenica, che gli scudetti vinti sul campo sono ventinove. La nuova Juve di Agnelli e Conte, quella che per tanti motivi, e tra questi lo stadio di proprietà, inaugurato sì in questi giorni ma programmato parecchi anni fa, richiama la Juve di Gianni e Umberto Agnelli, da ultimo gestita da Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Roberto Bettega.
E' un'indicazione importante che fa seguito a quella, accertata dalla recente indagine illustrata da Repubblica dell'8 settembre, secondo la quale sette tifosi su dieci (di tutte le squadre) non credono alla storia di Calciopoli e pensano che ci siano state gravi irregolarità o, peggio, un disegno preciso per danneggiare la Juve e favorire altre società. Un'indicazione importante sulla quale possono farsi diverse riflessioni e ne accenniamo le tre principali.
La prima può essere riferita al nostro giornale. Domenica sera nella nostra redazione virtuale la soddisfazione era palpabile e ci fa piacere condividerla con i lettori: non si parlava tanto di risultati sportivi, chi si è innamorato del calcio seguendo la Juve di Boniperti o di Platini oppure di Zidane sa bene che la squadra oggi è di qualità diversa e ancora non all'altezza della prima fascia internazionale; era soddisfazione per la sensazione di orgoglio gobbo ritrovato, per quella voglia di Juve vera che negli ultimi cinque anni abbiamo cercato di tener viva. La sensazione, a sentire Andrea Agnelli al TG1 oppure Conte nel dopo-partita, che forse ci eravamo riusciti.
C'è poi da riflettere anche su quei giornali che si fanno belli con la nuova Juve (e i suoi tifosi) e poi, come fa il direttore della Gazzetta, scrivono che non sono disposti a stare con la società quando, chiedendo giustizia vera e parità di trattamento, rivendica i suoi successi sul campo. Qui ci sarebbe da scrivere a lungo; ci limitiamo solo a ricordare che la Gazzetta, sia con la precedente direzione di Verdelli che adesso con quella di Andrea Monti, non ha mai sottolineato che le sentenze sportive passate in giudicato possono essere oggetto di revisione/revocazione per effetto di fatti nuovi, come previsto dall'articolo 39 del Codice di Giustizia Sportiva. Per Verdelli, Monti e la Gazzetta la vicenda di Calciopoli s'è definitivamente chiusa nell'estate 2006 e i tifosi devono guardare avanti; il giornale, bontà sua, ritiene che vada revocato lo scudetto assegnato a tavolino all'Inter ma, come ha scritto Monti, non sosterrà altre rivendicazioni della Juve. Alla Juve e ai tanti tifosi di tutte le squadre che chiedono chiarezza sui fatti del 2006 è quindi come se la Gazzetta non avesse, in nessun caso, alcunché da dire; meno che mai ai tifosi bianconeri che hanno nostalgia della Juve vera e guardano al processo di Napoli e alle iniziative che la società potrebbe intraprendere in conseguenza del suo esito.
Quanto alla Figc, ed è un'altra riflessione importante, questa voglia di Juve vera pare che stia provocando disagio (o magari sarà orticaria?). Così dice Abete, che s'è fermato ai 29 scudetti ricordati nel corridoio dello stadio e pare non essersi accorto delle diverse denunce illustrate dall'avvocato Briamonte, parecchie già fatte e altre, molto più interessanti, per ora annunciate, anche "presso le Procure della Repubblica". Denunce, è appena il caso di ricordare, volte ad accertare se ci siano stati comportamenti dolosi, o peggio, nel 2006 in occasione del processo sportivo e nel seguito di questi anni.
Fermandoci a queste prime riflessioni c'è già una conclusione molto interessante: lo scenario di prospettiva altre volte accennato e incentrato sulla ricerca della piena verità sui fatti del 2006 potrebbe maturare prima del previsto; grazie alla voglia di Juve vera che è possibile riscontrare tra i tifosi bianconeri e nelle iniziative intraprese dalla società è del tutto verosimile che saranno scritte a breve altre pagine di Calciopoli; e cominceremo, magari, a capire la vera Calciopoli.
C'è tanta voglia di Juve. Di quella vera
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