Quando si intravedono i nuvoloni neri all'orizzonte, prima o poi, la tempesta si scatenerà. E queste ore di apparente calma estiva, turbate "solo" dal parallelo scandalo del calcio scommesse, sono scosse dalle continue rivendicazioni e dalle diatribe federal-legali sul drammatico tema dello scudetto 2006.
La polemica, non di poco conto, venne innescata immediatamente da pochi "sitarelli" di tifosi bianconeri e "giornaletti" sportivi quali Tuttosport, che instancabilmente e mirabilmente hanno raccontato all'esigua fetta di opinione pubblica interessata lo scandalo denominato Calciopoli attraverso fatti reali e non frasi fatte, e proseguì, trovando un naturale sviluppo, con l'insediamento di Andrea Agnelli alla presidenza del club torinese, nel 2010. Il figlio del Dottor Umberto ha riproposto il tema Calciopoli, riesumandolo dalla tomba del giornalismo italiano che maldestramente cercava di nasconderlo sotto il materasso, e rimettendo una pulce nell'orecchio dei tifosi, juventini e non, e della stessa Federcalcio. L'esposto targato Juventus, però, ha ricevuto la risposta di Abete soltanto pochi giorni or sono, dopo ben 14 mesi. Risposta che ha lasciato l'amaro in bocca a tutti: a sostenitori e addetti ai lavori, e forse anche a qualche giornalista, o almeno a chi inizia a capire che ciò che accadde 5 anni fa non fu frutto di un'indagine e di un procedimento egregiamente condotti, ma di un sentimento popolar-mediatico spinto da più parti (Milano, Roma, forse anche dalla stessa Torino) contro la dirigenza bianconera di allora, in particolare al "mostro" del calcio degli anni a cavallo del nuovo millennio: l'accoppiata Moggi-Giraudo. Non ci si faccia ingannare. Ogni tifoso bianconero sa che in realtà l'obiettivo di Andrea Agnelli, ormai reso pubblico, peraltro, non è il solo scudetto del 2006, che rappresenterebbe infatti solo la prima delle tante tappe che porterebbero alla revisione dell'aborto giuridico del 2006.
Nel frattempo, però, - notizie fresche dell'ultima settimana - forse per vederci più chiaro, forse per interessi convergenti, o forse perché è arrivato il momento propizio, o la giusta imbeccata, anche altre vittime della farsa stanno rimettendo fuori il muso dalla tana: è il caso del clamoroso comunicato di Diego Della Valle, patron della Fiorentina, che si è rivolto direttamente al pari grado dell'Inter Massimo Moratti. "...Sedersi pubblicamente intorno a un tavolo insieme a me per cercare di piegare ai tanti che vogliono sapere cosa sia veramente accaduto allora, perché due società amiche come le nostre, che condividevano gli stessi principi e gli stessi valori, abbiamo avuto trattamenti diversi e destini diversi.", ha scritto Della Valle nella sua lettera aperta.
E mentre Massimo risponde che "È un tipo di domanda che dovrei fare a lui o a loro, perché io non ho risposte da dare. Quello che pesa di più è quello che è successo allora a noi, non vedo perchè dovrei giustificarmi e al massimo è il contrario. Mi siederò al tavolo con Della Valle? Penso che si divertiranno a fare una rimpatriata tra di loro, io sarei noiosissimo" e Milly (Moratti) esulta per la mancata revoca, ricordando a tutti che si è scelto di lasciare quel titolo lì dov'è anche come parziale risarcimento per il rigore non assegnato a Ronaldo atterrato da Iuliano (forse confondendo il concetto di "illecito sportivo" con quello di "errore arbitrale"), persino Galliani si è esposto, chiedendo chiarezza: "Mi chiedo perché certe telefonate sono state ritenute degne di menzione e altre considerate come se nulla fosse", ha esclamato in questi giorni.
Della Valle, come abbiamo letto, ha fatto di più, ha espresso la volontà di incontrarsi, tra società, per venire a capo di una vicenda scottante, resa infuocata dalle scandalose telefonate del presidente interista dell'epoca e del suo predecessore/successore, scovate dalle difese degli imputati, ed innalzate agli onori della cronaca solo dall'atto di incolpazione con prescrizione presentato dal Procuratore Federale Palazzi al Consiglio Federale.
L'obiettivo è quello di fare chiarezza? Non basterebbe certo l'incontro di un giorno, dovrebbero intervenire i legali delle diverse società, chi accetterebbe altri compromessi così su due piedi? Molti di loro probabilmente conoscono una verità a tratti differente persino da quella emersa dal Processo di Napoli: come si spartiranno la torta, proprio ora che infuria la battaglia sui diritti tv? Chi si assumerà delle responsabilità? Si arriverebbe ad un accordo ampio tra i club coinvolti a vario titolo nella vicenda: ma allora si ritornerebbe alla situazione delle sette sorelle di fine anni '90? E poi? Tra 20 anni una nuova Calciopoli? La Federazione a questo punto deve intervenire, e persino la Lega Calcio ha voce in capitolo, quando il malumore dei club si palesa pubblicamente. Ma come può una Federazione debole, incapace di prendere una decisione forte, ma legittima e ben motivata - in un senso o nell'altro, sia chiaro -, mettere d'accordo i club più potenti d'Italia? Non ha, al momento, la capacità di fare da garante e lo ha dimostrato: potrebbe metterci il naso, ma senza voce in capitolo, altrimenti correrebbe il rischio di ritrovarsi in balìa di alcune società, relegando le piccole e le altre componenti federali a semplici comparse, come già denunciato da Macalli (secondo il quale i vivai non verrebbero tutelati, a causa della crisi di molti club di Lega pro, ad esempio).
In realtà, la FIGC ha risposto prontamente all'appello del patron viola, attraverso un comunicato sul proprio sito web, cui ha fatto eco poco dopo il Presidente della Lega di Serie A, Maurizio Beretta: "La Federazione guarda con attenzione a tutte le iniziative utili a ritrovare un clima di serenità tra le Società di Serie A e conferma la propria disponibilità a essere parte attiva per un chiarimento tra i Club, con l’obiettivo di favorire - nell’interesse comune - un sereno avvìo del prossimo campionato.(...) Restano ovviamente fermi e impregiudicati i diritti dei Club che, insoddisfatti dall’esito e dalle recenti decisioni del Consiglio Federale, sceglieranno di assumere iniziative in sedi diverse.". Ma come, si cerca serenità, e poi ci si prepara già alle iniziative dei club scontenti? Al limite, andrebbe programmato un tavolo serio (ben diverso dal tavolino del 2006 che venne utile per assegnare "automaticamente" uno scudetto mai vinto) per cercare di capire il motivo dell'infelicità - o dell'insoddisfazione - di alcuni club. Club tra cui inseriamo certamente la Juventus, che non potrà gioire fino a quando non si vedrà la parola fine (eh, già... solo la Juve può decidere quando farla finita e fino a che punto arrivare!), ma anche altre società, immemori del parere di Palazzi di qualche giorno fa, figuriamoci degli eventi pre e post-2006! E' questo il caso di Gazzoni Frascara, ex presidente del Bologna Calcio, costituitosi parte civile al processo di Napoli, cui probabilmente non sono bastate le vicende inerenti al fallimento della società Vittoria S.p.A. per cogliere l'occasione di osservare gli eventi senza intervenire ad ogni costo: "Della Valle vuole un tavolo per spiegare Calciopoli? Credo che gli scranni del Tribunale bastino e avanzino", ha tuonato, rincarando la dose: "E' una dinamica che già altre volte e in altri campi si è cercato di attivare: dato che siamo in molti, se non tutti, a essere colpevoli, annulliamo il reato... Mi sembra francamente un affronto a tutti coloro che il danno l'hanno subito sulla propria pelle, a cominciare dai tifosi e, naturalmente, a chi, come il sottoscritto, ha subito il danno della retrocessione sia in termini economici che di immagine".
Al forte comunicato di Della Valle, carico di una notevole connotazione mediatica, non potevano certo mancare le risposte degli altri addetti ai lavori: favorevoli sul fronte "Della Valle", pro-incontro, Lotito, il Presidente viola Cognigni ed il vice presidente del Palermo, Miccichè; a fare da bastian contrario nella stessa società rosanera ci ha pensato l'istrionico Zamparini, con un categorico "Le società medio-piccole sono state vittime per 15 anni di questo sistema, cosa devono sedersi a fare? Io non mi siedo da nessuna parte.". Con lui, oltre al già citato Gazzoni, un Massimo Cellino, garantista a metà: "Non c’è nulla da chiarire. Conosco Diego Della Valle, è un patrimonio del calcio italiano. All’epoca gli furono scaraventate addosso accuse decisamente sproporzionate. Il resto non mi interessa".
Ciò che trapela dalle parole di Galliani e di Cognigni è un'accusa rivolta ad Auricchio ed agli inquirenti per le "telefonate sfuggite". Tutto giusto, ma che non si cerchi di addossare il tutto ai soli Carabinieri! Dai PM di Napoli, ai colpevoli silenzi di decine di società apparentemente estranee ai fatti: il cosiddetto "tavolo della pace" servirà mica a questo!? Ad un j'accuse verso terzi, senza alcuna responsabilità all'interno di Federazione e club? A questo punto, la Juve deve alzare la voce, e lo deve fare in fretta.
Cadono proprio a fagiolo le ultime parole del Presidente Andrea Agnelli, che dal lontano Brasile, complice il CdA di casa FIAT, ricorda a tutti il suo interesse prioritario per la faccenda Farsopoli. Ad un cronista del New York Times, Agnelli ha dichiarato:"Tornando al 2006, si diede un verdetto sportivo molto rapido. Penso sia importante per ogni organismo sportivo rimanere all'interno della giurisdizione sportiva. Ma i recenti avvenimenti hanno svelato che le altre squadre si erano rese protagoniste di simili pratiche, in quell'epoca. Noi dobbiamo assicurarci che ci sia uguale trattamento per tutti, e se non lo possiamo ottenere, ci rivolgeremo al di fuori delle istituzioni sportive."
Finalmente dalla società bianconera sono giunti segni di vita, sperando che i tempi siano rispettati sulla tabella di marcia verso la giustizia, quella vera; tuttavia, la Juventus, sempre se davvero interessata a ristabilire la verità, dovrà stare attenta ai troppi avvoltoi che vorrebbero prendere posto al tavolo delle vecchie o nuove sorelle, o della pace, che dir si voglia, e che hanno fiutato un'occasione di ribalta. Altrimenti, che faccia saltare il banco da sola! Nessuno vorrebbe rivedere la società bianconera ancora vittima di accordi tra vecchi e ben navigati lupi di mare, a discapito dei giovin cuginetti Andrea e John. L'obiettivo è uno e tale dovrà essere il risultato. I fatti parlano chiaro, le modalità per arrivare alla meta ci sono, i vantaggi sono altrettanti. Non ci si fermi a metà strada, magari allettati da proposte altrui: la società bianconera, invece, presenti serie alternative. Chi ci perderebbe? L'Inter, in parte, ma solo in immagine. E si sta preparando a presentare il conto. Il Milan "già punito nel 2006"? E poi? chi altro? Cinque anni fa, lo ricordiamo, la Juve pagò per tutti (anche scegliendo colpevolmente di prostrarsi alla Federcalcio, sperando di ottenere chissà quali vantaggi); non si rifaccia lo stesso errore!
Restano delle ombre (che sempre molte più persone stanno finalmente notando) che emergono dalla vicenda Calciopoli, ma anche, nello specifico, dallo stesso comunicato di Della Valle. Il presidente viola è stato molto duro, quasi a voler accusare Moratti. Sembra attribuirgli tra le righe un ruolo attivo in quanto accaduto nel 2006, sembra chiedere spiegazioni all'"amico" di sempre.
Gli interrogativi, insomma, rimangono: il ruolo del Milan, inserito nelle informative soltanto in un secondo momento (la terza informativa risale proprio al 2006), quello dell'Inter, l'onesta vedova allegra, quello della Roma e di Baldini (dall'ipotesi "ribaltone", agli incontri non tanto segreti dello stesso ex dg della Roma con il Maggiore Auricchio, titolare delle indagini dell'operazione off-side)... oltre ai tanti nodi che mai potranno essere sciolti, a causa delle troppe falle della giustizia ordinaria (dalle sim svizzere, alle telefonate sparite, chissà perché, al ruolo di personaggi come Manfredi Martino o l'arbitro Nucini, le due gole profonde che rischiano di mettere in serio dubbio la credibilità dei PM di Napoli... quasi non fossero bastate le loro frasi ad effetto, si veda il celebre "Piaccia o non piaccia" o le loro recenti fughe verso lidi probabilmente più tranquilli, con qualche sacco dell'immondizia in più, ma con qualche grana in meno).
La riscrittura integrale di Calciopoli è un avvenimento che auspichiamo: non frutto di accordi, ma di vera giustizia, senza guardare in faccia nessuno, e non a senso unico come si fece nel 2006. E per questo solo la Juventus si può attivare, dimostrando di essere l'artefice e la capofila di ogni decisione, anche politica, prima che gli altri le rubino anche le briciole...
Da Agnelli a Della Valle: onestà in pericolo....
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