Oggi alla Juve decidono sull'aumento di capitale e sulla programmazione di bilancio per i prossimi anni; ne hanno parlato tutti i giornali, così come hanno a lungo parlato dell'Inter all'affannosa ricerca di un altro allenatore. Sull'Inter, in particolare, segnaliamo Sconcerti che sul Corsera del 20 giugno ("Una cascata di nomi senza un progetto. Torna il fanciullismo") se la prende con i brasiliani che cambiano idea solo per convenienza, ma anche col "vecchio morattismo allo stato puro", cioè l'assenza di programmazione che in questa circostanza sa di dilettantismo. Quanto ai bianconeri, la Gazzetta del 22 giugno titola in prima pagina sullo "Scatto Juve" e "Le basi della svolta".
Prima ancora di confrontare i due modelli (la programmazione pluriennale della Juve e il morattismo dell'Inter) verrebbe da dire, specie se si guarda a quanto succede negli altri Paesi, che entrambi i modelli potrebbero non funzionare per una squadra fuori dalla Champions che vuole tornare ai vertici internazionali o per una che ai vertici è arrivata da poco e vorrebbe restarci.
Il modello Juve potrebbe non funzionare soprattutto perché la distanza dai competitori europei è molto aumentata negli ultimi anni, e potrebbe aumentare ancora, proprio quando invece le italiane dalla prossima Champions saranno solo tre: tutto questo, nella prospettiva anche dei vincoli che verranno fissati dal fair play finanziario, potrebbe determinare un definitivo scadimento nelle graduatorie internazionali. Senza dimenticare, poi, che il precedente aumento di capitale è stato praticamente bruciato in soli quattro anni a fronte di un altro piano pluriennale che si reggeva sì come bilancio sostenibile, ma è naufragato sui campi di calcio: ed oggi se ne pagano le conseguenze.
Il fatto è che, se si programma un bilancio sostenibile per due-tre anni partendo dalla situazione della Juve di adesso, è poi difficile, per non dire impossibile, arrivare ad avere quei tre-quattro fuoriclasse che fanno la differenza: quelli vanno in Spagna o Inghilterra, magari in Germania, e da domani magari anche in Francia (vedi Leonardo). Ci vorrebbe un colpo d'ala, tipo un socio operativo o, come va di moda adesso, un fondo sovrano interessato alla promozione derivante dal calcio sempre più spettacolarizzato: ma da Torino novità in questa direzione non sono state mai avanzate nemmeno come ipotesi di lavoro in prospettiva.
Anche il morattismo non sta funzionando e per un motivo rimasto, a nostro avviso, finora in ombra. Il (finto) mecenatismo alla milanese è andato in crisi da qualche anno e su Ju29ro.com ne abbiamo accennato per tempo; a quella analisi, e mentre la crisi dell'economia perdura, aggiungiamo che il passivo di bilancio degli ultimi due esercizi è stato sanato chiedendo sì a Moratti meno "sacrifici" del solito, ma solo grazie all'anticipata contabilizzazione delle plusvalenze relative alle cessioni Ibra e Balotelli, per quanto effettuate dopo la chiusura dell'esercizio.
Il problema vero, allora, non è tanto che si sia tornati al vecchio morattismo allo stato puro, come dice Sconcerti, quanto la prospettiva che le "vacche grasse" del periodo pre-crisi (quotazione e cedolone della Saras; plusvalenze finte per centinaia di milioni e compagnia bella) potrebbero per un po' essere solo un miraggio. Di ciò sono sicuramente al corrente i dirigenti (che hanno fatto retromarcia davanti alla penale prevista per l'assunzione di Villas Boas), ma potrebbe averlo capito anche Leonardo; e magari pure i giocatori.
Certo l'Inter è in una situazione di vantaggio rispetto alla Juve e potrebbe vivere diciamo di rendita ancora per qualche anno (specie se Branca riuscirà a ripetere capolavori come quello della cessione di Ibrahimovic), ma denominatore comune delle discussioni di questi giorni sulla Juve che programma troppo e sull'Inter troppo morattiana che lo fa in maniera dilettantistica potrebbe essere che per tutte e due si prospettano, tranne colpi di genio o fatti nuovi al momento non prevedibili, tempi difficili quantomeno sugli scenari internazionali.
Programmazione Juve e morattismo Inter
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