Nel dipanarsi di Calciopoli i prossimi mesi prefigurano snodi fondamentali: per la giustizia sportiva la soluzione del rebus radiazioni e la risposta all'esposto Juve; per quella ordinaria la sentenza di primo grado su Moggi e quella d'Appello su Giraudo. A quel punto, dovremmo essere a novembre, la situazione sarà più chiara; intanto va rimarcato l'intrecciarsi delle vicende richiamate per segnalare, una volta di più, l'importanza di una corretta informazione.
Fare buona stampa a fronte di questo groviglio diventerà infatti, si può scommettere, sempre più difficile, mentre aumenterà il rischio che ad ogni nuovo annuncio del dipanarsi della storia i giornalisti si abbandonino al loro tifo - o peggio - e l'informazione spazzatura riempia giornali, tv e web.
A questo rischio non s'è sottratto Maurizio Crosetti che, su Repubblica del 16 giugno, evidentemente in estasi per la radiazione di Moggi e miscelando radiazione, processo di Napoli, esposto Juve e vicende personali, azzarda un "Ci vuole coraggio a chiedere indietro quello scudetto". Diciassette righe di pancia, tra strafalcioni e belinate.
A cominciare dal titolo. Perché è una belinata dire che la Juve ha chiesto indietro lo scudetto; richiederlo è roba da art. 39 del CGS per il quale, a Dio piacendo, ci vorrà ancora tempo e le debite condizioni. Per il momento il presidente Andrea Agnelli ha solo chiesto di revocare lo scudetto assegnato all'Inter, ha chiesto cioè di rimediare ad una scelta a suo tempo criticata da tanti, e che oggi va configurando un'autentica vergogna, che solo qualche super-fan dell'Inter e gli articoli di qualche suo giornalista-tifoso cercano di nascondere e negare. Il fatto davvero singolare è che ad ascoltare Crosetti in un suo intervento radiofonico di poche mesi fa si direbbe che anche lui fosse contrario a quell'assegnazione per cui delle due una: o Crosetti cambia idea molto facilmente, magari in dipendenza di dove scrive o parla, oppure in questo articolo su Repubblica lui non è naturale, per la troppa eccitazione per la notizia del giorno e cioè la radiazione di Moggi.
Noi siamo per la seconda ipotesi (anche perché meno preoccupante) e rileviamo, tornando alle diciassette righe di pistolotto, come sia una buffonata sostenere che Moggi e Giraudo, con Mazzini, fossero "il massimo del potere possibile". Se veramente Crosetti prende per buona una bufala del genere, se veramente si prende sul serio anche dopo che l'estasi da radiazione sarà passata, ci aspettiamo che ci scriva sopra un bel libro, magari insieme con Travaglio..., e ci spieghi come faceva, dentro la Federazione di Carraro e fuori nel milionario mondo del calcio, la Juve di Giraudo-Moggi-Mazzini ad essere più potente del Milan di Berlusconi-Galliani-Mediaset e dell'Inter di Moratti-Tronchetti-Telecom-RCS.
E veniamo alla delinquenza di Moggi-Giraudo che è il perno dell'articolo, tanto da da far dire a Crosetti: "Erano (dirigenti e delinquenti, ndr): e non saranno più"; grazie, aggiungiamo noi, appunto alla radiazione.
Sarebbe facile richiamare la vicenda Gea, prendere qualche articolo di Repubblica sull'argomento (di Crosetti, Zunino e compagni di redazione) all'epoca delle richieste del p.m. Palamara, leggere le motivazioni di questi giorni della Corte d'Appello e giocare con Crosetti come il gatto col topo ricordandogli quanto sia rischioso dire gatto prima di averlo nel sacco: nello specifico del suo articolo prima che si pronunci la giudice Casoria. Sarebbe facile, ma non lo facciamo.
Ricordiamo solo che nell'abbreviato di Giraudo il giudice non ha sentenziato sulla costituzione dell'associazione a delinquere e che la condanna è stata comminata per il suo coinvolgimento, esclusa l'aggravante di averla promossa o costituita. Resta quindi demandato alla sentenza attesa per settembre il vero pronunciamento sulle responsabilità e sulla delinquenza di Giraudo e Moggi, a meno che Crosetti non intenda sostituirsi ai giudici anticipandoli (questo è un brutto vizio di quasi tutta la stampa nazionale, ma Crosetti, nel suo intervento radiofonico, assicurava non essere il suo caso).
In chiusura di tale exploit, Crosetti si erge addirittura ad arbitro e dà il cartellino rosso alla memoria corta dell'Italia perché a Moggi è stato permesso di fare l'opinionista. Qui è evidente che c'è del rancore personale per vicende che esulano dal nostro commento: ci limitiamo solo a osservare, intimiditi, quale potrà mai essere lo stato ideale per Crosetti, visto che dovrebbe vietare ad un libero cittadino di fare l'opinionista, e quale dovrebbe essere in quello stato la funzione della stampa.
Siamo così tornati alla stampa e alla sua funzione, diciamo in uno stato normale come l'Italia, magari peccando un po' di ottimismo; insistiamo sul rischio che, come nell'estate 2006, il sistema dell'informazione condizioni l'opinione pubblica, invece di informarla, con l'obiettivo di indirizzare verdetti e sentenze. L'articolo di Crosetti ci fa temere che il rischio sia alto anche se, a differenza di quell'estate, non pensiamo che i giudici di Napoli si ispireranno alla 'Gazzetta'; e neppure a 'La Repubblica' e alle diciassette sconclusionate righe di Maurizio Crosetti.
Il groviglio di Calciopoli, Crosetti e la stampa spazzatura
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