Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…
(L.Sciascia, "Il giorno della civetta").
C’era una volta l’Italia. E con essa c’era una folta rappresentanza di scrittori, poeti, intellettuali, giornalisti e artisti che con una parola, un verso, una nota riuscivano ad analizzare con somma lucidità ciò che accadeva loro intorno. Tra questi c’era anche l’autore delle frasi sopra riportate, Leonardo Sciascia che, ne “Il giorno della civetta”, mise in bocca ad un boss mafioso questa celeberrima classificazione antropologica, ripresa dall’Avvocato Agnelli nel corso di un’intervista a “Mixer”, il programma condotto da Giovanni Minoli negli anni ’80. Nella medesima intervista peraltro, l’Avvocato ribadiva (semmai ve ne fosse stato bisogno) la passione e la vicinanza della famiglia Agnelli a quel mito sportivo (ormai decaduto) che era la Juventus, vero gioiello di famiglia. Altro che asset e “Saloni dell’auto” di Ginevra, aggiungerei io. Ma, tornando alla divisione dell’umanità di Sciascia, potrete convenire che essa si rivela ancora oggi attualissima, ancor più se si va a pensare alla sempre più paradossale situazione della vicenda Farsopoli ed all’immobilismo e al conseguente imbarazzo della Figc, tutta presa dal radiare Moggi dimenticandosi che c’è uno scudetto di cartone illegittimo da togliere ai “diversamente onesti”. Abbiamo analizzato in passato la situazione mediatica riguardo alla vicenda notando che, dopo un silenzio tombale durato quattro anni, i colpevolisti si sono improvvisamente risvegliati all’uscita delle intercettazioni portate a galla dalle difese. E il teorema era (ed è): aggravare il prima per minimizzare il poi. Oggi, con la fresca novità della convocazione da Palazzi dell’"Onestissimo”, abbinata allo sdegno dello stesso e alla “occasione seria” del direttore del piccolo giornale rosa Andrea Monti (quello secondo il quale il lavoro dei media è finalizzato ad orientare l’opinione pubblica), possiamo invece convenire che si è venuta a creare una piacevole spaccatura all’interno della stessa stampa sportiva.
Come al solito un impeccabile Beha, in un articolo dell’8 marzo da noi ripreso, fa notare che dovrebbero essere gli accusatori i primi a non volere la prescrizione invece di celarsi dietro quest’ultima per dire: ”Li ha salvati la prescrizione”. Un’ulteriore conferma dell’onestà intellettuale del giornalista fiorentino, per nulla influenzato dai venti “travaglini” che soffiano nella redazione con cui collabora e che riprenderemo dopo. Un plauso anche a Fabio Ravezzani che, rispondendo sul suo blog riguardo al processo di Napoli, punta il dito contro le non prove portate dall’accusa in dibattimento e sulla seconda richiesta di ricusazione della Casoria, bollando il processo come “poco serio”. Un’altra conferma di onestà intellettuale da parte del conduttore di “Lunedì di rigore” il quale, sebbene abbia ospitato nelle sue trasmissioni più volte i “profeti” del sentimento popolare e fosse un colpevolista convinto per sua stessa ammissione, ha sempre dato spazio alla controparte juventina(tra gli altri lo stesso Moggi, il nostro Emilio Cambiaghi, l’avvocato Paco D’Onofrio) anche in tempi non sospetti. Un unico appunto, direttore. Quando dice: ”La distribuzione di schede svizzere a un gruppo di arbitri (ancorché contestata dalla difesa) è certamente molto grave e bastevole di condanna a livello di giustizia sportiva, ma del tutto inconsistente per la giustizia penale”, dovrebbe scrivere “ancorché mai provata dall’accusa”. Vede Ravezzani, il teorema delle schede svizzere è stato elaborato a mano dai carabinieri di Auricchio (Di Laroni docet) incrociando celle telefoniche senza prendersi neanche la briga di fare un pedinamento per controllare se quella persona fosse in quel posto in quel momento. Senza calcolare il fatto che non è stata mai provata una sola scheda in mano ad un arbitro e che i contatti in entrata e in uscita tra due schede non coincidono in molti casi. Siamo sicuri che questo fatto sia bastevole di condanna per la giustizia sportiva? A dire il vero mi sembra un po’ pochino. Tra quelli che si sono risvegliati dal torpore post 2006 elenchiamo anche Gino Bacci e Franco Ordine, in particolar modo il secondo, colpevolista da sempre. Come sono lontani i tempi in cui Ordine sghignazzava alle parole di Tavaroli che raccontava la fantomatica (e sempre più discordante nelle varie versioni) epopea del “Nucini bendato”. Non è una novità invece il rigore e la costanza con cui Alvaro Moretti segue questa vicenda insieme a Tuttosport e ne abbiamo avuto riprova in un intervento telefonico in radio dello stesso Moretti, che in dieci minuti ammutolisce gli attoniti Zazzaroni e Focolari. Mi si potrebbe contestare che, come ha detto Auricchio, Tuttosport è di parte. Ma per lo stesso Auricchio il Milan non era quello che non aveva televisioni? E la Gazzetta è imparziale?
Ma nonostante questa voglia ritrovata di ricercare la verità, i cari vecchi articoli pregni di sentimento popolare non mancano. Come ad esempio l'articolo di Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano. Il pezzo in questione analizza la difficile situazione del Presidente Agnelli, tra i continui fallimenti sportivi e l'ipotizzata perdita di considerazione agli occhi del cugino Elkann a favore di Alessandro Nasi. Ma ad un certo punto Feltri scrive a proposito di un eventuale ritorno di Moggi: ”Ma, in prospettiva, alla testa della società, dimenticando Calciopoli, gli arbitri chiusi negli spogliatoi, la retrocessione in B e tutto il resto. Agnelli, 35 anni, molto probabilmente ignorerà anche questo consiglio, perché Elkann non potrebbe mai accettare un ritorno al passato di questo genere”. Ecco cosa intendevo quando parlavo di “venti travaglini”. Ma in cinque anni non avete mai incontrato Paparesta, non avete seguito un solo processo, una sola udienza a Napoli, ma dove vivete? Eppure avendo Travaglio in redazione, dovreste imparare da lui a consultare le carte. Ma più realisticamente forse seguite il metodo “Auricchio” anche voi come il vostro mentore: prendo questo, scarto quello. Rimandato a settembre, caro Feltri, sperando di aver saputo qualcosa dello scudetto di cartone. Un’ultima considerazione vorrei dedicarla alla “Occasione seria” del direttore che più di tutti orienta l’opinione pubblica. Andrea Monti scrive che Moratti non dovrebbe considerare ridicola la sua convocazione da Palazzi, ma al contrario dovrebbe sfruttare l’occasione per dimostrare che l’Inter non ha nulla da temere. Tutto condivisibile, tranne quando scrive: ”Tra l'altro, le parole di Moratti hanno offerto a Moggi una ghiotta opportunità: quella di proporre ancora una volta la sua rilettura di Calciopoli, irta di forzature e priva di qualsiasi autocritica. Ci sta: un imputato fa quello che deve fare, cioè difendersi anche a costo di ridicolizzare un dramma sportivo ed etico che ha sconvolto il calcio italiano e i destini di una squadra molto amata”. Se le forzature sono ribadire la propria innocenza anche a fronte dei comportamenti altrui, Le assicuro che cercheremo di forzare la mano fino alla fine. Per quanto riguarda la ridicolizzazione di un processo farsa basato sul nulla, mi sembra operazione doverosa anche guardando la penosa fine della squadra più amata in Italia. Mi ascolti, Monti, lasci perdere il dramma sportivo, solo noi juventini veri possiamo capirlo. Drammi che abbiamo noi sappiamo quelli che abbiamo e quella è la cosa importante. Piuttosto pensi a come orientare in futuro la sua cara opinione pubblica, ammesso che trovi qualche fatto a supporto.
Insomma solo Dio può giudicare, figuratevi se posso farlo io. Però posso dire che i primi che ho citato entrano (chi più, chi meno) nella categoria degli uomini, tornando a Sciascia. Gli altri, si classifichino da soli in base alla propria coscienza. Per finire rilancio una proposta fatta tempo fa: si faccia un confronto televisivo pubblico su un canale nazionale; da una parte i Ferrajolo, Palombo, Focolari, Travaglio, i Monti, Minà e tutti quelli che volete, e dall’altra D’Onofrio, Prioreschi, Cozzolino, Cambiaghi, Moretti, Beha, Mughini, Rocca, Moncalvo. Potrebbe essere una “occasione seria” per far valere le proprie motivazioni perché. come sostiene Monti, chi è sicuro di ciò che dice non ha paura del confronto. Noi siamo sereni e fiduciosi visto che, anche se ci sono voluti cinque anni, le persone oneste intellettualmente stanno uscendo allo scoperto e proprio in una fase delicatissima di questa assurda vicenda. Vinca il migliore. Anche se, siccome siamo fortunati, la parola juventino e quella migliore spesso coincidono.
Le categorie dell'umanità a Farsopoli
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