“L'ammodernamento degli stadi va avanti”: è un Abete alquanto moscio a pronunciare questa frase, giusto qualche ora dopo l'ennesima bocciatura per il calcio italiano: Europei 2016 assegnati alla Francia ed altra spernacchiata per il “sistema calcio” di casa nostra, dopo quella subita in occasione della bocciatura della candidatura per gli Europei 2012.
L'ammodernamento degli stadi va avanti? Scusi, presidente Abete, ma quando è iniziato?
L'ultimo intervento sugli stadi italiani è stato realizzato in occasione dei Mondiali di Italia '90, interventi di ammodernamento di vecchi impianti, con la sola eccezione di Bari, dove venne costruito un nuovo stadio, il San Nicola, e di Torino, con il Delle Alpi. Ad oggi gli stadi italiani presentano un'età media da far invidia a Matusalemme: considerando solo gli stadi delle venti squadre di serie A e l'anno di prima costruzione, l'età media delle strutture è pari a ben 65 anni!
E, fatto di maggior rilievo, solo tre stadi rispettano i requisiti di sicurezza previsti dalle norme in vigore. Appare quindi evidente che c'è un problema stadi nel sistema calcio Italia.
Problema che ha la sua radice nella natura pubblica delle strutture: tutti gli stadi sono infatti strutture di proprietà pubblica costruiti dalle amministrazioni locali o dal CONI. Soggetti che solo in rarissimi casi dispongono di risorse finanziarie necessarie per la costruzione di nuovi impianti. Non a caso l'ultimo intervento di ristrutturazione è avvenuto in occasione dei Mondiali del 1990, finanziato dalle casse dello Stato con un costo pari a 1.250 miliardi di lire.
Problema stadi che si è ingigantito dopo le bocciature già ricordate, al che la politica ha cercato di porre rimedio avviando l'iter per l'approvazione di una nuova legge per la costruzione di nuovi impianti. Nell'ottobre 2009 il Senato ne ha approvato una prima stesura inviando il testo alla Camera.
Alla Camera la legge è incagliata presso la Commissione Cultura ed ha subito numerose revisioni; l'ultima stesura è del 15 dicembre 2010.
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Rocco Crimi, alcuni mesi fa ha detto: “La legge sugli stadi è pensata per tutte le società di Serie A, B e C che vorranno fare uno stadio più moderno. I presidenti, con risorse loro, faranno infrastrutture migliori di quelle attuali ed eviteranno che lo Stato metta risorse come per i Mondiali di Italia '90....”
Non è dello stesso parere il presidente della lega Pro, Pancalli, che in più occasioni si è detto contrario a questa legge che prevede una copertura dei costi per la concessione di finanziamenti agevolati, rimodulando la distribuzione dei ricavi per i diritti televisivi tra le varie leghe a scapito, a suo dire, della lega Pro.
Comunque sia, il disegno di legge prevede, a grandi linee, che gli stadi possano essere ristrutturati o costruiti ex novo sia dai comuni che da “soggetti proponenti” identificati nelle società di calcio che hanno interesse. I nuovi stadi dovranno avere delle caratteristiche specifiche identificate all'articolo 5 del disegno di legge:
il comma 1 prevede:
1. Il soggetto proponente, …........, nella predisposizione del relativo progetto e dello studio di fattibilità deve attenersi ai seguenti criteri:
a) garantire l'equilibrio economico e finanziario della gestione dell'impianto sportivo o, se inserito, del complesso multifunzionale;
b) garantire le migliori condizioni di visibilità per gli spettatori anche in relazione alla distanza tra le tribune e il campo di gioco;
c) prevedere locali da adibire a palestra, servizi commerciali, spazi destinati ad attività sociali ad uso della cittadinanza, anche mediante convenzioni con istituti scolastici, associazioni sportive dilettantistiche, federazioni sportive nazionali ed enti di promozione sportiva;
d) garantire la massima sicurezza degli impianti sportivi, tenuto conto della normativa vigente.
Al comma 3 si legge:
3. Il soggetto proponente deve tenere conto, tra l'altro, dei seguenti criteri di sicurezza, fruibilità e redditività della gestione economico-finanziaria:
a) diversificazione delle attività all'interno della struttura;
b) previsione di box o palchi per seguire le manifestazioni sportive da una posizione privilegiata;
c) massima adattabilità alle riprese televisive;
d) previsione di un sistema di telecamere a circuito chiuso e di una centrale operativa da cui siano visibili le immagini di tutte le telecamere, situata in un locale all'interno dell'impianto sportivo.
Ma la novità rilevante contenuta nel disegno di legge è che viene previsto che le strutture sportive possano inglobare oltre alle strutture commerciali delle strutture residenziali. Sempre l'articolo 5 al comma 2 infatti prevede:
2.Il progetto per la realizzazione di complessi multifunzionali può prevedere locali e spazi da destinare ad attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali.
Il rischio evidente paventato da molti è che l'operazione di costruzione di un nuovo stadio mascheri un'immensa speculazione edilizia. I numerosi progetti che sono stati ipotizzati nelle principali città italiane prevedono infatti, oltre alla costruzione dello stadio, la costruzione di strutture commerciali e ricettive. Se la costruzione di strutture commerciali e turistiche, sempre nel rispetto di vincoli urbanistici e ambientali, è un incentivo per la costruzione di nuovi stadi o la ristrutturazione di vecchi impianti, potrebbe anche essere un prezzo giusto da pagare. Soprattutto se i nuovi impianti verranno costruiti in zone periferiche (come spesso accade) con un'innegabile rivalutazione di tutta l'area interessata. A tal fine è emblematico quanto fatto dalla Juventus che, grazie alla lungimiranza della vecchia gestione di Antonio Giraudo, ha pianificato la costruzione di uno stadio di proprietà non attendendo l'approvazione di una nuova legge ad hoc. Realizzando un accordo con il comune di Torino, la Juventus ha infatti acquisito un diritto di superficie sull'area del Delle Alpi.
Il vecchio stadio (costruito solo nel 1990 il Delle Alpi è l'emblema di come male si sia operato per la costruzione degli stadi per il Mondiale italiano) è stato demolito: al suo posto è stato eretto un nuovo impianto, costruito con criteri innovativi e appositamente progettato per ospitare il calcio permettendo un perfetta visuale per i tifosi. All'esterno sono state previste strutture commerciali, con lo scopo di rendere utilizzabile l'area non solo in occasione degli eventi sportivi. Il progetto prevede inoltre un intervento di rivalutazione di tutta l'area attigua allo stadio (a tal riguardo si vedano le foto da noi pubblicate e si rilegga il nostro reportage sulla Continassa).
Dal punto di vista finanziario il disegno di legge sugli stadi prevede un abbattimento dei tassi di interesse sui finanziamenti concessi dal credito sportivo. Non si tratta quindi di contributi a fondo perso, in buona sostanza le società di calcio che vogliono costruire nuovi stadi devono investire proprie risorse. E questo è il punto dolente, quante squadre di serie A sono in condizione di distrarre risorse dalla gestione sportiva per la costruzione di un nuovo stadio? Il rischio è che nelle società di calcio entrino nuovi soci con il solo scopo di costruire impianti e strutture commerciali/ricettive, senza aver nessun interesse per l'aspetto sportivo delle società.
E le prima avvisaglie di questi rischi si sono avuti proprio di recente, quando in commissione cultura è stata ventilata l'ipotesi di allentare i vincoli urbanistici previsti dal disegno di legge sugli stadi.
Evidentemente molti costruttori hanno visto in questa legge un'opportunità di costruire aggirando tutti i vincoli urbanistici. E il sospetto che vi sia un marcato interesse più per le opere attigue agli stadi che per gli stadi e le partite di calcio appare evidente. Con buona pace di quei tifosi che pensano solo di poter assistere alle partite della propria squadra in uno stadio moderno e confortevole.
Ammodernamento stadi: si prepara un'altra Italia 90?
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