moratti_tronchetti"Il fatto che l’Inter abbia vinto dopo Calciopoli dimostra quanto questa sia stata una vera truffa per il calcio italiano, una prova in più di quanto stava accadendo. Era frustrante quando dicevano che spendevo e non vincevo. Calciopoli è stata una cosa veramente volgare oltre ad una fregatura economica". Queste parole del Presidente dell’Inter, Massimo Moratti, hanno aperto i lavori del seminario “Il calcio e chi lo racconta”, organizzato dall’Unione Stampa Sportiva Italiana e dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Chi, come noi, sta seguendo accuratamente tutte le fasi del processo di Napoli, di fronte a queste aberranti dichiarazioni, così poco rispettose delle verità che stanno scaturendo in sede giudiziaria, è rimasto totalmente basito. Ovviamente, il giorno dopo, i principali media italiani hanno dato ampio risalto alle parole del petroliere italiano con la passione per il calcio, ma nessun giornalista ha rimarcato che l’attuale Presidente dell’Inter continua ad accusare gli altri di truffa per azioni commesse anche dalla società nerazzurra.
Nel mese di luglio 1999 Massimo Moratti è uno dei sei dirigenti di società che si reca a casa di Franco Carraro per dar vita alla ormai famosa cena delle “sette sorelle”, ove alle squadre allora più ricche veniva data la possibilità di scegliersi i designatori loro graditi, a discapito delle altre 13 squadre partecipanti alla serie A (Moratti votò per Paolo Bergamo).
Massimo Moratti parlava con i designatori, così come Giacinto Facchetti, il quale, oltre a telefonare ad arbitri in attività, ne incontrava uno in gran segreto adoperandosi per trovargli una sistemazione lavorativa in cambio di informazioni sul settore arbitrale. In una telefonata è possibile ascoltare da Facchetti che Moratti ha un regalo per Paolo Bergamo, il quale viene invitato a passare dalla sede per ritirarlo, in un'altra l’arbitro Bertini racconta a Bergamo dell'imbarazzante visita di Facchetti nello spogliatoio (quella dello score 4-4-4, ndr) prima della semifinale di Coppa Italia a Cagliari. Celeberrime ormai le telefonate in vista del sorteggio per Inter-Juventus, ove lo scomparso Presidente dei nerazzurri chiede a Mazzei, e successivamente a Bergamo, di aggirare il sorteggio inserendo nella griglia 'a tre' Collina più due arbitri preclusi, al fine di ottenere Collina (arbitro molto gradito alle squadre di Milano e non solo per questioni di bravura, considerate le numerose telefonate con Meani, dirigente del Milan, avversario della Juventus per la lotta scudetto, ove si organizzavano anche incontri con Galliani).
L’Inter, oltre a commissionare spionaggi sul settore arbitrale e su società avversarie (vedi processo Telecom e le dichiarazioni di Tavaroli), ha usufruito dell’antisportiva legge spalmadebiti ed è stata una delle prime ad usare lo stratagemma di vendere il proprio marchio per ripianare i passivi di bilancio. Oltre alle plusvalenze e ai passaporti falsi, vi è stato anche l’enorme conflitto di interessi della sponsorizzazione del campionato di Serie A da parte della Tim, allora controllata dal secondo azionista di maggioranza dell’Inter, Marco Tronchetti Provera.
Davanti a cotanta evidenza di fatti, non possiamo non parlare di una precisa strategia di manipolazione delle notizie, che sembra tratta da “Le élite del potere” del sociologo americano Charles Wright Mills, che già negli anni ’50 analizzava la struttura del potere “reale” nelle democrazie occidentali.
Per Wright Mills la gerarchia del potere “reale” è così strutturata: alla base vi è la massa dei cittadini comuni, la cosiddetta classe media, che, privata di valori di riferimento, si connota per un individualismo conformista ed un’intrinseca incapacità di porre azioni politiche organizzate; la base ha un limitato potere di influenza e di azione, confinato alle relazioni del mondo della vita quotidiana.
Poi vi è il livello intermedio, che è una struttura visibile, composta da politici di professione, amministratori locali, dirigenti ed amministratori di organizzazioni pubbliche e sindacali, operatori culturali e dei mass media (giornalisti): una pluralità differenziata ed equilibrata di poteri subalterni che asseconda il “vertice” pur di mantenere lo “status quo” acquisito.
Ed infine abbiamo il “vertice” che detiene l’effettivo potere di indirizzo della società ed è gestito in modo occulto dall’élite di potere; si tratta di una minoranza organizzata, composta da pochi soggetti: “l’appartenenza al vertice del potere deriva da posizioni istituzionali che vengono occupate, con una continua osmosi fra gerarchie, da un gruppo ristretto per il quale esse diventano una sorta di bene ereditario”.
Sulla scorta della gerarchia del potere reale, Wright Mills identifica le tre forme principali di esercizio del potere: l’autorità (è il potere dotato di legittimità consapevolmente riconosciuto e ubbidito; nelle società democratiche nasce dal mandato popolare ed è esercitato da rappresentanti liberamente eletti), la coercizione (è il tipo di potere caratteristico dei regimi autoritari è detenuto da chi controlla le istituzioni come una proprietà privata e non esita a far ricorso apertamente alla forza per affermare il proprio dominio) e la manipolazione (è l'esercizio segreto del potere, sconosciuto a chi ne subisce l'influenza. Viene esercitata per via indiretta dall’élite del potere attraverso l'apparato culturale che comprende le istituzioni educative, religiose, culturali e i mass media; esso costituisce parte integrante del livello intermedio del potere).
Attraverso i mass media diventa possibile formare le opinioni, sollevare o neutralizzare i problemi, canalizzare i bisogni e le aspirazioni, orientare gli atteggiamenti, senza che appaia mai direttamente il collegamento con le élite dominanti, ma anche giustificare atti di coercizione utilizzando la mistificazione. I gruppi di potere così strutturati si suddividono per sfere di interessi il controllo dell’apparato statale; requisiti fondamentali per la tenuta del gruppo (o delle ‘cricche’) sono una forte coesione interna, meglio se spalmata su base familiare, dettata dalla comune estrazione sociale e da un sistema di idee condivise; le élites, per loro stessa natura, tendono a riprodursi, attraverso una rete di relazioni personali, volte alla conservazione del potere acquisito, sulle basi privilegiate proprie del sistema oligarchico. Godono delle rendite di posizione, ma di proprio rischiano pochissimo.
Antonello Caporale, giornalista di Repubblica, nel suo libro “Mediocri” scrive: “L’Italia è tutta un club. Un immenso Rotary. Il vero potere è nella corporazione. Nella rete. Per avere successo, o semplicemente garantirti un futuro certo, devi iscriverti.(…) L’immobilismo è la chiave che permette alle lobby di beneficiare in eterno delle loro prerogative indiscusse. Così l’imperativo diventa: non cambiare, ancorarsi al passato e trasmetterlo alle nuove generazioni di eletti.(…) La mediocrità si organizza in reti per due ragioni essenziali. In primo luogo da solo nessuno è mediocre: la mediocrità emerge se è possibile un confronto e se c’è competizione. Almeno in potenza. In secondo luogo le reti rafforzano e si nutrono della mediocrità rendendola ‘absoluta’, sciolta da tutto quello che non rientra nel suo mondo di riferimento, avulsa da chi non ne condivide le regole.(…) Quando le reti lavorano per modificare la società, lo fanno soprattutto per adattarla alle proprie esigenze.”
In Italia un fiorente corporativismo si sviluppa nei Rotary, nei salotti “buoni” della Roma bene e nei circoli sportivi capitolini; celeberrimo il Circolo Canottieri Aniene, a numero chiuso (1016 iscritti, rigorosamente di sesso maschile) e con una quota d’iscrizione ammontante a 25 mila euro cui si aggiunge la quota annuale; è presieduto da Giovanni Malagò e annovera tra i suoi iscritti: Luca Cordero di Montezemolo (Presidente della Ferrari e componente di numerosi altri Consigli d’Amministrazione, oltre ad ex Presidente della Confindustria), Gianni Letta (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), Luigi Abete (Presidente di BNL, oltre a numerosi svariati incarichi), Gianni Petrucci (Presidente del C.O.N.I.), Franco Carraro (ex Presidente della F.I.G.C., Membro della Giunta del C.O.N.I. ), Pasquale De Lise (ex Presidente del TAR Lazio e componente della Corte di Giustizia Sportiva della F.I.G.C.), Mario Pescante (ex Presidente del CONI), Alberto Tripi (il signore dei call-center e socio di Marco Tronchetti Provera), Elio Catania (Presidente dell’ATM Milano su nomina del sindaco Letizia Moratti), Vittorio Silvestri (revisore della Corte dei Conti), Massimo Sarmi (Amministratore delegato delle Poste), Alessandro Benetton (Consigliere d’Amministrazione di Edizione srl, la holding del gruppo Benetton ed Autogrill, che detiene oltre il 5% di RCS Mediagroup), la famiglia Toti (costruttori), Nerio Alessandri (Presidente di Technogym e dal 2004 nel Direttivo di Confindustria, presieduto dal Luca Cordero di Montezemolo), Francesco Gaetano Caltagirone (potente costruttore romano, editore del Messaggero, nonché suocero di Pierferdinando Casini), Giulio Andreotti (il Senatore a vita), Cesare Romiti (Presidente onorario del gruppo RCS Media Group), Francesco De Simone (padrone della Uliveto, che da anni sponsorizza la Nazionale Azzurra), Carlo Toto (Azionista della nuova Alitalia-CAI), Andrea Ronchi (esponente di punta del movimento finiano Futuro e Libertà) e tanti altri esponenti di punta del mondo imprenditoriale, politico, giudiziario, giornalistico, degli apparati dello Stato, compresi personaggi in vista dello spettacolo e dello sport.
In tal modo, con i crediti giusti, pochi uomini di “talento”, che rispondano ai requisiti della “Triple C”, sono in grado di muovere, con perizia, i singoli pezzi del livello intermedio e possono gestire a piacimento il “gioco”.
Nella tela di Calciopoli, ormai da oltre quattro anni, sono rimasti intrappolati numerosi dirigenti sportivi, arbitri ed assistenti, giornalisti ed anche un’impiegata della F.I.G.C.: tutti esposti alla gogna mediatica con accuse che vanno dall’associazione a delinquere (accostandoli ai mafiosi o ai massonici) alle frodi sportive; famiglie e persone distrutte da infamie pesantissime, oltre a “violente” intrusioni nelle loro vite private. Alcune persone rimaste impigliate nella ragnatela, non essendo i “bersagli reali” della farsa, sono stati anche “invitate” ad ammettere le presunte responsabilità, in cambio della recisione dei fili e della sottrazione alla gogna pubblica (per fortuna ben pochi hanno accettato); altri che avrebbero dovuto svolgere il ruolo di testimoni dell’accusa, rifiutandosi di prestarsi al perverso gioco della mistificazione, continuano ad essere “calpestati” ed “umiliati”, incuranti se queste azioni, abilmente coperte dal livello intermedio, abbiano creato danni irreversibili (significativo come un trasferimento controvoglia di un calciatore miliardario vada a connotare il reato di violenza privata, mentre volgari azioni con usurpazione di diritti inviolabili, comprendenti umiliazioni e diffamazioni, nei confronti di una persona con disabilità vengono trasformate in fisiologici alterchi in ambito lavorativo di natura mobbizzante, vicenda di cui a breve ne daremo il giusto resoconto con ampia documentazione).
Chi sta seguendo il processo di Napoli o ha ascoltato le numerose intercettazioni telefoniche ha un quadro totalmente differente rispetto a quanto da anni i principali organi di informazione continuano a “tessere”. Questa vicenda e tante altre, fondate su intercettazioni telefoniche, hanno contraddistinto la storia italiana in quest’ultimo decennio ed il messaggio che ne scaturisce è chiaro: nessuno si può permettere di alterare l’immobilismo che garantisce il potere dell’elite; gli unici cambiamenti ammessi son quelli che consentono di modificare la società per adattarla alle esigenze della rete.
Wright Mills fondò la sua teoria sull’elite del potere prendendo come esempio la società americana e qualcuno potrà giustamente contestare il fatto che l’Italia ha altre radici ed un’altra storia. E’ in parte vero, ma entrambi i Paesi hanno un comune denominatore: l’essere stati per gran parte della loro storia prede di colonizzatori e, come spiegava egregiamente Paolo Sylos Labini, nel suo libro/testamento “Ahi Serva Italia” questo comporta che la maggior parte dei cittadini ha ormai nei propri geni il servilismo.
Non è un caso che un giornalista (Enzo Biagi), libero da logiche di potere, tanto da pagarne il fio con la “cacciata” dalla Rai abbia scritto sullo scandalo Calciopoli: “Una sentenza pazzesca, e non perché il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome. Una sentenza pazzesca perché punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna. E mi chiedo: cui prodest? A chi giova il tutto? Perché tutto è uscito fuori in un determinato momento? Proprio quando, tra Laziogate di Storace, la lista nera di Telecom, poi Calciopoli, poi l’ex Re d’Italia ed ora, ultimo ma non ultimo, la compagnia telefonica Vodafone che ha denunciato Telecom per aver messo sotto controllo i suoi clienti. Vuoi vedere che per coprire uno scandalo di dimensioni ciclopiche hanno individuato in Luciano Moggi il cattivo da dare in pasto al popolino?”. Persino Cesare Lanza, accanito sostenitore del Genoa, si è così pronunciato in merito a Calciopoli: “Innanzitutto, non esiste a mio parere un caso Moggi, ma un caso calcio. Perché il mondo del calcio ha consentito, fin da prima di Moggi, che elementari regole di equità sportiva fossero, troppo spesso, stravolte. E così il calcio è diventato a poco a poco un maleodorante bordello in cui tutto si vede e si intuisce, tranne che – quanto meno, succede assai raramente – assistere a sfide, partite, esibizioni di puro godimento tecnico e spettacolare, senza sospetti di influenze corruttive da parte di lobby e potentati di varia caratura e risma….Non c’è giustizia se la legge non è uguale per tutti e se i processi non consentono garanzie per chi è accusato…Non si tratta di infierire su Moggi, né di considerarlo il responsabile (come succede a volte in Italia) di qualsiasi malefatta:un polverone non servirebbe a nulla”.
“Ahi Serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province ma bordello!”

P.S. Il presidente USSI Luigi Ferrajolo e il Direttore della Federcalcio Antonello Valentini [il signor “bisogna mettere della gente funzionale al progetto, al sistema… non è che tu poi lo chiami (parla dell’allora Procuratore Federale, Frascione, e rende perfettamente l’idea su quanto possa essere indipendente la giustizia sportiva, ndr) e gli dici fai così… lui è uno di noi, funzionale al sistema….è una giustizia sui generis la nostra, se ci mettiamo in mano all’opinione pubblica, ci buttiamo la merda in faccia da soli…(ndr peccato che l’opinione pubblica, alias i cittadini, versino annualmente nelle casse della F.I.G.C. oltre 80 milioni di euro di denaro pubblico, oltre a finanziare il calcio tramite scommesse e concorsi a pronostici, abbonamenti allo stadio e pay tv ed acquistando giornali di settore, e pertanto la trasparenza hanno tutto il diritto di pretenderla!!)”] hanno consegnato una targa a Massimo Moratti in apertura di Seminario.


Altri articoli dell'autore: