Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
(Genesi 3,1-7)
“E dicono: ”Non ci massacrate non ci mandate in C!”, vediamo che possiamo fare, la B con qualche penalizzazione, perché questo fu fatto… violando dei principi giuridici, ma è matematico che un processo sportivo deve violare questi principi giuridici, sono solidale con la parte offesa perché è chiaro che è un processo parziale e quindi un processo ingiusto". Forte eh? Per la serie “Toglietemi tutto, ma non la mia Farsa”. E pazienza se uno che di diritto sportivo ne capisce, l’avvocato Giuseppe Benedetto, il quale nel 2006 si dimise da Giudice unico del settore giovanile della Figc per non essere enumerato tra i promotori della farsa “giuridica” più grande della storia del calcio, dice, intervistato da Tuttosport (cui vanno i complimenti per l’ottimo lavoro che sta svolgendo, unico tra i grandi quotidiani, sulla questione): “Intanto direi che inizia un'indagine più che una nuova indagine, perché allora non ce ne fu nessuna di nessun tipo. Oltre a non esserci stata, durante i processi del 2006, una fase di istruttoria dibattimentale, che avrebbe potuto cercare meglio la verità. Fu una vera aberrazione del diritto che partorì un'oscenità giuridica, provocando danni gravi. Fu una farsa, nella quale ognuno aveva una parte preordinata e l'ha recitata pedissequamente. Altro che ricerca della verità! E aggiungo che anche le vittime si attennero al copione”. Senza dimenticare il parere dell’ex giudice sportivo Corrado de Biase nel 2006. Ma chi glielo spiega alla Gazzetta che la giustizia sportiva, per essere tale, si basa su norme giuridiche, se si arriva a sostenere che “è matematico” che i processi sportivi siano ingiusti? Magari per distruggere la Juventus, potrei aggiungere.
La dichiarazione suddetta è di Nicola Cecere, penna del piccolo giornale rosa ma grande cassa di risonanza della farsa in questione quattro anni fa, lo stesso Nicola Cecere che di fronte a chi gli faceva notare il mutismo o addirittura il ribaltamento della realtà del giornale meneghino di fronte ai “crolli cupolari” avvenuti a Napoli e non solo in questi anni, rispondeva di provare "nausea" per il penale e che nel 2006 loro si erano interessati alla "parte sportiva" di Calciopoli. Stesse cose ripetute in più occasioni dal vice-direttore Ruggiero Palombo, per esempio in questa accesa discussione radiofonica con Daniele Capezzone, dove di fronte alle ben motivate “accuse” del politico, si trincerava dietro al “diritto di cronaca”(o di fantascienza?). Bene, quindi la Gazzetta è un giornale sportivo ed è per questo che ha dato così tanto risalto alla (in)giustizia sportiva del 2006.
E hanno avuto anche una preziosa occasione per essere coerenti con quello che sostengono. Come sapete, sono ripartite, a distanza di ben otto mesi circa dall’uscita delle nuove intercettazioni, le indagini del procuratore federale Palazzi, che ha sentito per ben cinque ore l’ex designatore Bergamo, il quale ha ribadito orgogliosamente (e con prove alla mano) ciò che aveva sostenuto quattro anni fa senza essere creduto: 'Parlavo con tutti'. Quale occasione migliore per fare un bel titolone a nove colonne stile 2006 e dimostrare la coerenza dell’interesse verso la giustizia sportiva? Quale occasione migliore per far sapere ai propri lettori che Bergamo aveva fatto mettere a verbale, già nel 2006, che parlava di griglie con tutti ed aveva fatto i nomi di alcuni dirigenti (Facchetti, Meani, Capello ai tempi della Roma e Sacchi)?
Ma vediamo come era stato trattato dallo stesso giornale il primo interrogatorio di Bergamo e degli altri indagati nel 2006. Sulla Gazzetta dello Sport dell’8 giugno 2006 si può leggere in prima pagina: ”Moggiopoli-Paparesta confessa:”Sì, c’era la cupola”. E più giù, sempre in prima pagina: ”… Negano tutto invece, sia De Santis, sia Lanese… sentiti anche Racalbuto, Gabriele, Bertini e Baglioni. Oggi tocca a Bergamo, Pairetto e Della Valle…”. E andandosi a rileggere gli articoli del 9 e 10 giugno sugli interrogatori dei designatori si possono notare i commenti sull’autorevolezza di Borrelli e sull’inattendibilità delle parole di Bergamo e Pairetto. Ma anche esaminando i servizi sugli interrogatori precedenti a quelli dei designatori si può notare come la Gazzetta insieme a Borrelli si stupisse della mancanza di “pentiti (in realtà uno ce n’era, si chiamava Coppola...), ma al contempo si rimarcasse la schiacciante importanza probatoria di testimoni come Martino e Pirrone, prova del sorteggio truccato. Ma come abbiamo visto a Napoli, sia l’uno che l’altro si sono rivelati testimoni evanescenti come un “colpo di tosse”.
Di fronte ad un atteggiamento tanto duro e colpevolista che titolo avrebbe dovuto avere la prima pagina della Gazzetta nell’edizione del 22 dicembre 2010? Una cosa sulla stregua di ”Bergamo: Calciopoli fu una farsa, parlavo con tutti.” E invece non solo non c’è traccia della notizia in prima pagina, ma per leggere qualcosa bisogna arrivare a pagina 19 dove c’è un trafiletto a firma di Maurizio Galdi (il giornalista che collaborava alle indagini), il quale fa semplicemente cronaca riportando il succo del colloquio tra Bergamo e Palazzi senza sbilanciarsi su attendibilità e autorevolezze varie. Evidentemente alla rosea ci si preoccupa un po’ troppo di "orientare" l’opinione pubblica, come ha sostenuto recentemente il direttore Monti. Non si ha il tempo di dare lo stesso spazio e la stessa considerazione alla medesima vicenda quando i protagonisti non sono quelli designati. Ennesima applicazione del “Metodo Auricchio”, vera e propria musa ispiratrice della Gazzetta: prendo questo, scarto quello. Ma attenzione, ormai la farsa è svelata: e se se ne accorgono i lettori di fede non juventina? Finirà che i milanisti o gli interisti davvero curiosi saranno costretti a comprare Tuttosport o a leggere Ju29ro.com per informarsi sulla vicenda. Ed ancora una volta noi juventini veri avremmo vinto. La “mela” di Farsopoli è chiara a tutti a questo punto ed anche la foglia di fico della Gazzetta è caduta. Solo che a differenza dei nostri eroi, i progenitori biblici dell’umanità provarono vergogna. Ecco, questo si che è un sentimento che nel 2010 dovrebbero riscoprire in molti: la vergogna.
E' caduta la foglia di fico della Gazzetta e degli antijuventini
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