La Legge Melandri sulla vendita centralizzata dei diritti TV ha finito per partorire il calcio spezzatino: per assicurarsi la torta della serie A le tv a pagamento hanno messo sul piatto quasi 300 milioni più dell'anno precedente (900 milioni rispetto a 631), ma hanno ottenuto di poter servire le partite da venerdì a domenica sera (qualche volta anche al lunedì): così i telespettatori paganti dovrebbero aumentare e i bilanci di Sky e Mediaset non peggiorare.
A tre anni dal varo della legge proprio il calcio spezzatino sembra quindi essere decisivo per il funzionamento di un meccanismo (più risorse per tutti, le grandi che non ci rimettono e le altre che ci guadagnano, campionato più interessante) che, secondo le attese dei più, dovrebbe non solo consolidare la serie A ma fare da volano a tutto il sistema. Tanto decisivo che vale la pena riflettere se ci siano le condizioni per il suo buon funzionamento, se non ci sia il rischio che lo spezzatino risulti indigesto.
La crescita ininterrotta degli abbonati Sky s'è fermata infatti due anni fa a quota 4,7 milioni e a giugno 2010, per la prima volta, si registra una diminuzione di 56 mila rispetto all'anno precedente (fonte: Sole 24 Ore del 6 agosto); secondo i dati dell''Ufficio Studi della Lega l'audience media delle partite Sky di serie A nell'ultimo anno è diminuita di 491.555 telespettatori; sempre nell'ultima stagione Juve, Milan, Inter hanno registrato congiuntamente nell'intero campionato una media di 2,7 milioni di telespettatori, rispetto ad un totale di tutta la serie A di 7,1 milioni (un po' meno del 40% del totale).
I dati di Mediaset sono stati rilevati solo da gennaio di quest'anno e registrano picchi di 3,5 milioni in alcuni fine-settimana con Juve, Milan e Inter che arrivano, insieme, a sfiorare i 2 milioni di telespettatori nella media del girone di ritorno. Considerato che il terzo operatore dichiara oggi altri 400.000 abbonati, mentre Mediaset dovrebbe aver superato i 2 milioni si arriva quindi a queste prime conclusioni:
a) a fronte di un totale di 7-7,5 milioni di abbonati le dirette di ogni weekend sono arrivate a superare la soglia dei 10 milioni di telespettatori;
b) pur in assenza di dati ufficiali, il calo vistoso di Sky fa stimare che nell'ultima stagione la crescita della platea televisiva sia stata molto inferiore a quella dell'anno precedente e, per la prima volta, modesta;
c) le partite delle tre società più importanti totalizzano una media di 4,6 milioni, cioè meno del 40% del totale a fronte del 60-65% di quota nel bacino d'utenza assegnato loro da tutte le indagini demoscopiche (circa il 30% solo per la Juve);
d) in base ai dati dell'ultimo campionato l'Inter ha superato come audience la Juve ed è prima quanto a telespettatori sia nelle graduatorie Sky che in quelle Mediaset;
I dubbi, allora, sono due: 1) che il tifoso abbia già avuto difficoltà a digerire l'intera pietanza servita finora e, a maggior ragione, che possa averne per il nuovo spezzatino; 2) che la mancata concorrenza tra le tre grandi condizioni negativamente le potenzialità del mercato televisivo (aumentano sì i telespettatori delle partite dell'Inter ma, se si considerano tutte e tre i dati Sky dell'ultimo anno, registrano un calo di quasi il 10%).
Certo si tratta di dati grezzi e colossi dell'informazione come Sky e Mediaset dispongono di ben altre ricerche di mercato (e non solo), ma non va neanche sottovalutato che la loro offerta di 900 milioni risale a due anni fa, che intanto la situazione generale non è certo migliorata, che la crisi del calcio in tv è da tempo evidente nelle trasmissioni di calcio parlato, che adesso si rincorre il tifoso con offerte al ribasso: tutti indicatori di un mercato in via di assestamento.
Mercato in assestamento e con una sorprendente contraddizione: la nuova legge sui diritti Tv, col corollario del calcio spezzatino, avrebbe dovuto favorire le società medio-piccole ("anche la Reggina deve poter vincere il campionato", disse all'epoca il ministro Melandri), mentre i dati del mercato televisivo sembrano sottendere maggiori margini di crescita nell'insieme delle società di vertice dove però, pensando anche al contesto internazionale ed escludendo per il momento l'Inter, sono più chiari i segni di debolezza e l'esigenza di nuove risorse.
Oltre a dubbi e possibili contraddizioni segnaliamo, infine, la polemica delle radio e tv locali che intendono ricorrere contro le disposizioni che limitano a pochi minuti le loro dirette dagli stadi, di fatto vanificandole. E' interessante notare che la percentuale di tifosi che seguono le partite non sui canali a pagamento ancora nel giugno 2009 superava il 45% del totale (Indagine Stageup, riportata sul Sole 24 Ore del 21 agosto 2009) ed è lì, evidentemente, che i grandi operatori televisivi contano di trovare, salvo indigestioni, i nuovi telespettatori per quadrare con i 900 milioni investiti per il calcio spezzatino.
Calcio spezzatino: e se fosse indigesto?
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