Nonostante un perdurante scetticismo l'Uefa va avanti col suo progetto di fair play finanziario tanto che in questi giorni è stato ufficialmente varato il Club Financial Control Panel (otto esperti di diversa nazionalità e tra questi il professor Umberto Lago per l'Italia) che, tra l'altro, dovrà assicurare che venga correttamente applicato in tutte le Federazioni il sistema per la concessione delle licenze Uefa e definire in concreto i nuovi criteri di sostenibilità dei bilanci da applicare a partire dalla stagione 2012-13.
Dicevamo dello scetticismo per quella che lo stesso Platini ha definito "una nuova era del calcio europeo", in cui ci sarà "maggiore trasparenza e uguaglianza nelle nostre competizioni". Una specie di rivoluzione, cioè, di fronte alla quale la curiosità è tanta e i motivi di scetticismo giustamente non mancano, ma che obbligherà le singole federazioni a dibattere e prendere posizione. Ecco perché oggi il nostro interrogativo è: cosa farà la Figc in vista del fai play finanziario dell'Uefa? Cosa ne pensano Petrucci, come presidente del Coni, e Abete?
Un fatto è certo: non potranno più essere raccontate le barzellette che il nostro calcio sta meglio di quello inglese, che le nostre società non hanno debiti e amenità del genere. Come ha scritto il più autorevole quotidiano economico nazionale, il totale dei debiti della serie A è vicino ai 2 miliardi, le risorse patrimoniali sono un sottomultiplo dei debiti netti, la situazione è seria e anche grave. Lo è ancora di più se si riflette su quanto sta succedendo alla Roma.
Come hanno scritto i giornali, a fronte dell'impossibilità del gruppo Italpetroli di rientrare dai debiti secondo un piano prefissato, Unicredit è stata costretta a richiedere i decreti ingiuntivi per il pignoramento dei beni; i debiti sono a tali livelli (più di 400 milioni in totale, oltre 300 con la sola Unicredit) che l'eventuale pignoramento dovrà interessare, dopo i beni di Italpetroli, anche quelli della controllata Roma 2000 srl che come unico cespite ha proprio la Roma. Non finirà certo con gli ufficiali giudiziari che vanno a pignorare Totti mentre sta per battere un rigore, si troverà qualche soluzione all'italiana (un megastadio che non costerà un euro alla società?), ma intanto c'è da riflettere su quali controlli a suo tempo siano stati fatti in Figc in tema di sana e corretta gestione, sui parametri da rispettare per iscriversi regolarmente ai campionati: i famosi controlli della Covisoc che dovevano garantire che i debiti non superassero un terzo del fatturato e il patrimonio netto non diventasse mai negativo (così vorrebbero i regolamenti Figc, supervisionati dal Coni).
Adesso Platini, lo scrivevamo all'inizio, vuole che questi controlli siano centralizzati in sede Uefa (di qui il varo del Panel), per essere sicuri che vengano rispettati i parametri previsti per la licenza per le competizioni internazionali. Detto in altri termini l'Uefa dà almeno per probabile, per non dire certo, quello che i vertici federali hanno sempre negato e cioè, per stare al calcio nostrano, che i bilanci di molte società non hanno rispettato la normativa, sarebbero stati da sanzionare e rischiano di andare completamente fuori controllo. Di qui la preoccupazione dell'Uefa, il Panel e il fair play finanziario.
Mentre torniamo a chiederci se i vertici delle nostre istituzioni siano preoccupati, prendiamo intanto atto che, secondo le dichiarazioni di Platini, un po' di preoccupazione a lui direttamente l'hanno esternata anche i grandi presidenti (come Moratti), stanchi, così hanno scritto i giornali, di dover ogni anno immettere risorse che vengono sistematicamente bruciate dalla gestione, evidentemente non sostenibile. Abbiamo avuto modo di osservare, scrivendo sul finto mecenatismo alla milanese, che questa stanchezza potrebbe avere motivazioni forti e magari non contingenti: questo sarebbe un motivo in più per sollecitare appunto un dibattito e un pronunciamento dei vertici federali.
Rifacendoci alla recente polemica dell'amministratore delegato Paolillo con il presidente Platini, pensiamo quindi che tutti i tifosi abbiano il diritto si sapere, per dirla alla bar sport, se Petrucci e Abete la pensano come Platini oppure come Paolillo. In maniera più argomentata e sulla base di quanto abbiamo esposto ripetutamente nella sezione Bilanciopoli, occorre riflettere sulla recente evoluzione del caso della Roma e sul fatto che i controlli verranno centralizzati nel Panel, per decidere se e come passare dalle barzellette raccontate finora a controlli veramente rigorosi in tema di sana e corretta gestione, anche a costo di penalizzare le società inadempienti (come peraltro prevede la normativa).
Questo vuol dire tener conto della configurazione societaria (non c'è solo la Roma che fa capo a Roma 2000, sono tante le società controllate da scatole cinesi come la Roma) e del vero bilancio consolidato, come richiede espressamente la normativa sulla licenza Uefa; vuol dire guardare i dati dell'indebitamento netto appunto sul consolidato e far rispettare un certo rapporto rispetto al fatturato, come non sta succedendo da parecchi anni; vuol dire controllare che il patrimonio netto del conglomerato di ogni società sia positivo e tale rimanga durante ogni stagione, e semmai si rafforzi, mentre negli ultimi anni sono sempre più numerose le società che partecipano al campionato avendo un patrimonio netto negativo..
Non si tratta quindi di fare una scelta di "pancia", come farebbe un tifoso, tra Platini e Paolillo, ma piuttosto di farne una ragionata, che guardi alla scadenza del 2012-13 fissata dall'Uefa e scongiuri altri casini come quello della Roma.
Ma Petrucci e Abete stanno con Platini o con Paolillo?
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