Il sistema della giustizia sportiva li ha giustiziati allo stesso modo, praticamente impedendo loro di continuare a fare i dirigenti, ma il sistema mediatico sta operando dei distinguo: stiamo parlando di Moggi e Briatore, due diavoli secondo i processi sapientemente governati da Guido Rossi e Max Mosley, due diavoli però diversamente rappresentati sui giornali in questi giorni.
Per chi, come noi di Ju29ro Team, si propone di fare corretta informazione, invitando a ragionare su quanto la stampa tradizionale nasconde scientemente o presenta in maniera distorta, può sembrare poco gratificante stare a mettere i puntini sulle i di quello che ci stanno raccontando sul diavolo Briatore in confronto al diavolo Luciano Moggi ma, come ci hanno fatto notare alcuni lettori, qualcosa stona vistosamente nel teatrino mediatico; e allora vale la pena rifletterci sopra.
Lo facciamo prendendo a riferimento per tanti motivi Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera: perché protagonisti assoluti nella rappresentazione dello scandalo dell'estate 2006, perché sono i giornali più diffusi e quindi maggiormente ispirano il sentimento popolare, perché nella proprietà delle due testate figurano, tra gli altri, la Pirelli e la Fiat, cioè Tronchetti Provera e John Elkann, e questo sulla linea editoriale delle pagine sportive sicuramente esercita un condizionamento quando si parla di Juve o Inter, di Renault o Ferrari, quando si è rappresentata Calciopoli e adesso che si parla di Formula Uno.
Il pistolotto della Gazzetta, a commento della sentenza emessa a carico di Briatore e a sintesi della linea editoriale sull'intera faccenda, si può riassumere nel titolo di prima pagina del 22 settembre: "Il diavolo, probabilmente". Premesso che quel "probabilmente" noi lo condividiamo per motivi di principio, notato che il pistolotto è firmato da Umberto Zapelloni e non da Ruggiero Palombo, che da super-esperto di giustizia sportiva nell'estate 2006 aveva come anticipato lo svolgimento di Calciopoli, salta all'occhio anche del lettore distratto del bar sport la differenza rispetto al trattamento riservato a Moggi. Nel 2006 la Gazzetta ha parlato di Moggiopoli appena Palombo ha avuto in mano le prime intercettazioni, ha creato il mostro in redazione ancora prima che Borrelli finisse gli interrogatori: adesso invece a processo ultimato si invita il lettore alla prudenza: la giustizia sportiva ha fatto il suo corso, ma non è detto che ci siano mostri.
Intanto, sul Corriere della Sera, Giorgio Terruzzi nell'intervento di fondo si chiede: "C'è il colpevole ma le prove dove sono?", così sottintendendo che i colloqui via radio, i rilievi telemetrici, la dinamica dell'incidente, tutti elementi valutati in sede di processo sportivo, non siano sufficienti a stabilire che c'è stato un illecito. Bene, verrebbe da dire, si vede che adesso al Corsera sono tutti super-liberali in tema di giustizia; e magari, se a Napoli dovesse cadere l'accusa di associazione a delinquere, potrebbe essere proprio il Corsera a chiedere la revisione di Calciopoli, riproponendo lo stesso interrogativo sulla insussistenza delle prove.
Con un dubbio, però: se abbiano fatto effetto gli interventi di Piero Ostellino sui doveri dei giornalisti di raccontare i fatti e non di istigare il sentimento popolare oppure se siano i condizionamenti che dicevamo all'inizio, i Tronchetti e gli Elkann tra i proprietari, ad aver giocato diversamente sul Corriere e sulla Gazzetta tre anni fa rispetto ad oggi.
Il fatto è che sempre sul Corsera è tornato alla ribalta Daniele Dellera, autore della performance sul processo in corso a Napoli, per cui l'arrabbbiatura di Moggi la sera di Reggina-Juve era dovuta al fatto che Paparesta era venuto meno agli ordini di favorire la Juve. Secondo Dellera (e il Corsera), dopo la sentenza di condanna di Briatore, la Ferrari potrebbe presentare il conto e pretendere che quel mondiale, vinto da Hamilton, venga riesaminato a tavolino; non solo, il 23/9 Dellera intervista il presidente del Tribunale Arbitrale dello Sport perché "il caso non finisce qui".
E così dalla coda del diavolo Briatore è spuntata fuori la Ferrari, cioè Luca Montezemolo; quel Luca Montezemolo che, insieme con Briatore, era pronto a varare, così scrivevano tempo fa, un altro circus di Formula Uno da contrapporre a quello di Mosley ed Ecclestone, quel Montezemolo che aveva svolto un ruolo decisivo anche nell'estate 2006 con l'intervento per ritirare il ricorso al Tar della Juve, quel Montezemolo che qualcuno chiama monteprezzemolo perché lo ritroviamo in tanti piatti.
I giornali, non solo i due di Milano ma tutti in generale, hanno comunque finito per contestualizzare lo scandalo di Briatore: le rivalità in Formula Uno; Mosley nemico giurato di Briatore e Montezemolo; resa dei conti; vendette e cinismi. E così Zapelloni sulla Gazzetta, ragionando un po' più in grande rispetto all'episodio di Singapore, ha finito per dire di Briatore quello che sul nostro sito dicevamo di Moggi: "Era un pirata, un pirata in un mare popolato da squali".
Al contrario del caso Moggi e di Moggiopoli, quindi, per il pirata Briatore Corsera e Gazzetta hanno fatto e stanno facendo sfoggio di spirito liberale (forse è colpevole: dove sono le prove?), criticano la giustizia sportiva (il Tas è un tribunale che esiste; aspettiamo a veder la giustizia ordinaria), contestualizzano l'episodio (il business della Formula Uno; il capo che elimina i suoi avversari); la stessa tecnica, cioè, che abbiamo adoperato sul nostro sito per fare informazione sullo scandalo dell'estate 2006, quella che ritrovate in tutta la sezione Farsopoli del sito.
Come mai non hanno usato anche in precedenza la stessa tecnica? Probabilmente perché sarebbero arrivati anche loro a formulare le ipotesi che abbiamo formulato noi: avrebbero dovuto parlare di intercettazioni che da sole sono inattendibili come prove, del Tar e della giustizia ordinaria che hanno più titolo della Commissione Sandulli a mettere la parola fine sulla storia di Calciopoli, avrebbero dovuto scrivere di umbertiani ed elkanniani, di Montezemolo e di Giraudo e magari pure di regolamenti di conti.
Per chi, come noi di Ju29ro Team, si propone di fare corretta informazione, invitando a ragionare su quanto la stampa tradizionale nasconde scientemente o presenta in maniera distorta, può sembrare poco gratificante stare a mettere i puntini sulle i di quello che ci stanno raccontando sul diavolo Briatore in confronto al diavolo Luciano Moggi ma, come ci hanno fatto notare alcuni lettori, qualcosa stona vistosamente nel teatrino mediatico; e allora vale la pena rifletterci sopra.
Lo facciamo prendendo a riferimento per tanti motivi Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera: perché protagonisti assoluti nella rappresentazione dello scandalo dell'estate 2006, perché sono i giornali più diffusi e quindi maggiormente ispirano il sentimento popolare, perché nella proprietà delle due testate figurano, tra gli altri, la Pirelli e la Fiat, cioè Tronchetti Provera e John Elkann, e questo sulla linea editoriale delle pagine sportive sicuramente esercita un condizionamento quando si parla di Juve o Inter, di Renault o Ferrari, quando si è rappresentata Calciopoli e adesso che si parla di Formula Uno.
Il pistolotto della Gazzetta, a commento della sentenza emessa a carico di Briatore e a sintesi della linea editoriale sull'intera faccenda, si può riassumere nel titolo di prima pagina del 22 settembre: "Il diavolo, probabilmente". Premesso che quel "probabilmente" noi lo condividiamo per motivi di principio, notato che il pistolotto è firmato da Umberto Zapelloni e non da Ruggiero Palombo, che da super-esperto di giustizia sportiva nell'estate 2006 aveva come anticipato lo svolgimento di Calciopoli, salta all'occhio anche del lettore distratto del bar sport la differenza rispetto al trattamento riservato a Moggi. Nel 2006 la Gazzetta ha parlato di Moggiopoli appena Palombo ha avuto in mano le prime intercettazioni, ha creato il mostro in redazione ancora prima che Borrelli finisse gli interrogatori: adesso invece a processo ultimato si invita il lettore alla prudenza: la giustizia sportiva ha fatto il suo corso, ma non è detto che ci siano mostri.
Intanto, sul Corriere della Sera, Giorgio Terruzzi nell'intervento di fondo si chiede: "C'è il colpevole ma le prove dove sono?", così sottintendendo che i colloqui via radio, i rilievi telemetrici, la dinamica dell'incidente, tutti elementi valutati in sede di processo sportivo, non siano sufficienti a stabilire che c'è stato un illecito. Bene, verrebbe da dire, si vede che adesso al Corsera sono tutti super-liberali in tema di giustizia; e magari, se a Napoli dovesse cadere l'accusa di associazione a delinquere, potrebbe essere proprio il Corsera a chiedere la revisione di Calciopoli, riproponendo lo stesso interrogativo sulla insussistenza delle prove.
Con un dubbio, però: se abbiano fatto effetto gli interventi di Piero Ostellino sui doveri dei giornalisti di raccontare i fatti e non di istigare il sentimento popolare oppure se siano i condizionamenti che dicevamo all'inizio, i Tronchetti e gli Elkann tra i proprietari, ad aver giocato diversamente sul Corriere e sulla Gazzetta tre anni fa rispetto ad oggi.
Il fatto è che sempre sul Corsera è tornato alla ribalta Daniele Dellera, autore della performance sul processo in corso a Napoli, per cui l'arrabbbiatura di Moggi la sera di Reggina-Juve era dovuta al fatto che Paparesta era venuto meno agli ordini di favorire la Juve. Secondo Dellera (e il Corsera), dopo la sentenza di condanna di Briatore, la Ferrari potrebbe presentare il conto e pretendere che quel mondiale, vinto da Hamilton, venga riesaminato a tavolino; non solo, il 23/9 Dellera intervista il presidente del Tribunale Arbitrale dello Sport perché "il caso non finisce qui".
E così dalla coda del diavolo Briatore è spuntata fuori la Ferrari, cioè Luca Montezemolo; quel Luca Montezemolo che, insieme con Briatore, era pronto a varare, così scrivevano tempo fa, un altro circus di Formula Uno da contrapporre a quello di Mosley ed Ecclestone, quel Montezemolo che aveva svolto un ruolo decisivo anche nell'estate 2006 con l'intervento per ritirare il ricorso al Tar della Juve, quel Montezemolo che qualcuno chiama monteprezzemolo perché lo ritroviamo in tanti piatti.
I giornali, non solo i due di Milano ma tutti in generale, hanno comunque finito per contestualizzare lo scandalo di Briatore: le rivalità in Formula Uno; Mosley nemico giurato di Briatore e Montezemolo; resa dei conti; vendette e cinismi. E così Zapelloni sulla Gazzetta, ragionando un po' più in grande rispetto all'episodio di Singapore, ha finito per dire di Briatore quello che sul nostro sito dicevamo di Moggi: "Era un pirata, un pirata in un mare popolato da squali".
Al contrario del caso Moggi e di Moggiopoli, quindi, per il pirata Briatore Corsera e Gazzetta hanno fatto e stanno facendo sfoggio di spirito liberale (forse è colpevole: dove sono le prove?), criticano la giustizia sportiva (il Tas è un tribunale che esiste; aspettiamo a veder la giustizia ordinaria), contestualizzano l'episodio (il business della Formula Uno; il capo che elimina i suoi avversari); la stessa tecnica, cioè, che abbiamo adoperato sul nostro sito per fare informazione sullo scandalo dell'estate 2006, quella che ritrovate in tutta la sezione Farsopoli del sito.
Come mai non hanno usato anche in precedenza la stessa tecnica? Probabilmente perché sarebbero arrivati anche loro a formulare le ipotesi che abbiamo formulato noi: avrebbero dovuto parlare di intercettazioni che da sole sono inattendibili come prove, del Tar e della giustizia ordinaria che hanno più titolo della Commissione Sandulli a mettere la parola fine sulla storia di Calciopoli, avrebbero dovuto scrivere di umbertiani ed elkanniani, di Montezemolo e di Giraudo e magari pure di regolamenti di conti.