Piovono rane nello stagno di Calciopoli. Arriva da lontano l'isolato gracchiare colpevolista del giornalista nerazzurro Alessandro Gilioli. Prima dell'articolo firmato su "L'Espresso" questa settimana su Calciopoli, ci eravamo accorti di lui solo perchè l'avevamo trovato fra gli autori vari di "Basta Perdere". Di cosa si trattava? Di un libro scritto a più mani in cui "ventuno scrittori raccontano la loro insana passione sull'Inter". Chissà se nell'immagine di copertina del libro il Gilioli, essendo uno fra i due curatori della pubblicazione, fa lo psicologo o l'interista sdraiato sul lettino della psicanalisi. Fatto sta che il libro è uscito nel 2002, magari dopo il 5 maggio, e da apprendista psicologo il nostro Gilioli ha cercato un po' di stendere l'Inter sul lettino per capire ancor meglio la propria natura di perdenti. Fra i titoli perla dei capitoli del libro segnaliamo: nerazzurri razionali, nerazzurri psichiatrici, nerazzurri innamorati, nerazzurri da piccoli, nerazzurri inconsolabili, nerazzurri immaginari, nerazzurri per amore e per forza.
Chissà in quale categoria di interisti si è infilato Gilioli? Magari in quella "psichiatrici" o "da piccoli"? Non lo sappiamo, chiederci di leggere anche il libro per scoprirlo sarebbe troppo. Di questo giornalista, tifoso nerazzurro, ci è bastato leggere appunto l'articolo "Dimenticare Calciopoli" sul numero de "L'Espresso" del 27 giugno. Roba indigesta da leggere per chi come noi del processo di Calciopoli sta seguendo i fatti. Poi abbiamo visto che chi aveva scritto cotanto articolo non è propriamente una persona "sopra le parti" ma un tifoso nerassurro ed è stato come prendere un Alka Seltzer. Ci siamo digeriti tutto lo stagno!
Ora che abbiamo inquadrato con certe tinte il personaggio, possiamo capire perché il pezzo in questione attacchi scrivendo di "Giudici svogliati. Parti civili eliminate. Pm trasferiti. E un clima molto perdonista. Così sta naufragando il processo su cui doveva rifondarsi il pallone italiano." Abbiamo capito male o forse il Gilioli è fra quelli che ritengono che la rifondazione dei sistemi non la facciano le leggi ma i processi? Se le cose non vanno così i giudici sono svogliati, non va bene che siano state eliminate le parti civili e chi se ne importa se sono stati gli stessi pm (Beatrice) a chiedere il trasferimento magari al sentore dei primi tanfi di bruciato!
Et voilà, il Gilioli individua subito "la frase rivelatrice" dell'andazzo che tanto lo preoccupa del processo di Calciopoli. Fa riferimento a quando la presidente Casoria al termine dell'udienza del 19 maggio si lasciò scappare un "ci sono processi più seri da fare, in questa sezione", specificando che si trattava di quei processi che riguardavano persone rinchiuse in carcere. Ma questo l'articolo non lo dice, ma l'autore si sgomenta di quella frase e non si capacita tanto da scrivere: "proprio così: processi più seri, come se quello in corso a Napoli su Calciopoli fosse una mezza buffonata, un'inutile parata." Sigh, "se lo dice il magistrato - considera il Gilioli - non è che il resto del mondo possa prendere troppo sul serio l'esito giudiziario."
Che il Gilioli non sia minimamente sfiorato dal dubbio che il tutto sia veramente una "mezza buffonata" lo si capisce dalle righe successive in cui riprende il refrain più gettonato dell'estate 2006 alludendo a "quello che pure è stato il maggiore scandalo della storia del calcio italiano, con la squadra più scudettata del paese finita in serie B". Il paradosso arriva quando l'aficionados nerazzurro si lamenta del fatto che "i giornali - con rarissime eccezioni - non regalano al processo di Calciopoli più di un mezzo colonnino al mese, e nessuno ne parla più nemmeno nei bar sport in tivù."
Ehi, boys!!! Non sarà per caso perché i fatti che escono dalle udienze, "distrattamente" non menzionate nell'articolo, stanno dimostrando che le cose non sono andate come ormai solo chi ha i paraocchi non vuole vedere? Qualcuno dica anche in curva nerazzurra che si possono ascoltare i files delle udienze scaricandole dal sito di Radio Radicale, sempre che non si voglia approfittare dei report che scriviamo puntualmente su ju29ro.com!
Si riflette anche nel pezzo pubblicato su "L'Espresso"(...) sui grandi campioni che lasciano la serie A per emigrare all'estero, con la Nazionale azzurra che fa pietà perfino contro la Nuova Zelanda, con le percentuali di riempimento degli stadi inferiori non solo alla Spagna e all'Inghilterra, ma anche alla Germania. Sempre colpa di Moggi? Eh già, si scrive che "nonostante lo snocciolarsi di testimonianze talvolta agghiaccianti sul degrado di dirigenti e arbitri in gran parte rimasti ai vertici del giro, l'atmosfera del processo pare se non proprio innocentista (alla fine qualche singolo imputato pagherà) certamente perdonista verso il sistema nel suo complesso, verso l'establishment pallonaro in cerca di continuità e silenzio." E' curiosa la generalizzazione di testimonianze definite "agghiaccianti", non si dice quali, ma secondo il giornalista è più utile accennare a una presunta "atmosfera perdonista" che evidentemente condiziona il processo. Chissà se il Gilioli si è ascoltato la deposizione e il contro-interrogatorio all'arbitro Nucini, improvvisato 007 al servizio dell'amico nerazzurro, o magari Gazzoni Frascara costretto a fare nomi e cognomi di chi "si dice" abbia firmato fideiussioni farlocche.
Il fatto che siano state fatte fuori dal processo le parti civili è per il giornalista de L'Espresso "una prova molto concreta dell'andazzo", perché in fondo, si evidenzia nell'articolo, "Juventus, Lazio e Fiorentina sono già condannati dalla giustizia sportiva." Eh sì, il processo sportivo come la madre di tutti i processi. Strano concetto di giustizia quello che traspare da questo passaggio. Si prende a riferimento un processo sportivo sbrigato in quindici giorni, azzoppato di un grado di giudizio e in cui la difesa non ha praticamente avuto la possibilità di eccepire nulla. Ma questo dovrebbe accadere solo nelle dittature e non nei tribunali di uno stato di diritto!
Ma non contento il Gilioli si spinge ancora più in là con l'argomento "Non si tratta di briciole: in caso di risarcimento civile, i tre club sotto processo avrebbero dovuto sborsare ... una cifra tra i 150 e i 300 milioni di euro: vale a dire i mancati ricavi, tra pubblico e diritti tivù, derivanti dalla retrocessione. Ovvio che una fuoriuscita simile di cash (per cui Juventus, Fiorentina e Lazio erano chiamate in solido) avrebbe ridimensionato drasticamente le disponibilità di cassa delle società condannate, riducendo le loro chances di acquistare nuovi giocatori e di pagare profumatamente i campioni già in organico. Uno scenario da incubo, tanto per la Juventus e la Fiorentina (che l'anno prossimo devono giocare la Champions League) quanto per la Lazio (che pure ha davanti a sé una competizione europea e dietro di sé una montagna di debiti pregressi). E' il punto che preferiamo di tutto il pezzo: è la conferma che dal lettino della copertina di "Basta perdere", il Gilioli tifoso nerazzurro non si è più rialzato!
A ridere per le motivazioni dell'esclusione delle parti civili non sono tanto gli addetti ai lavori a cui fa riferimento l'articolista (docenti universitari, magistrati, avvocati etc) ma chi legge deduzioni secondo cui l'esclusione "non avrebbe avuto una proporzionata eco di stampa solo per l'accondiscendente rispetto nei confronti di soggetti eccellenti quali le proprietà delle società interessate, soprattutto il gruppo Fiat e la Tod's". Chissà perchè quando scoppiò Calciopoli i giornali nell'orbita Fiat sono stati i primi ad alzare il ditino e appuntarlo contro Moggi e Giraudo? Qualcuno lo spieghi al Gilioli seondo cui "l'orientamento della giuria di Napoli è comunque emerso in modo chiaro: si potrà condannare qualcuno ormai fuori dal giro - come Giraudo e Moggi - ma il sistema calcio non deve essere turbato." Ma certo, ormai sono atmosfera e orientamenti quelli che dettano le sentenze nei processi, chissenefrega dei fatti!
E il Gilioli, per quel che scrive, "sembra" preoccupato come sembra preoccupato il pubblico ministero Giuseppe Narducci riguardo all'andamento del processo. Perchè? Ma perchè "le tre giudici Teresa Casoria, Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi manifestano spesso la loro noia, capiscono palesemente poco o niente di calcio e soprattutto non sembrano interessate a comprendere i collegamenti della 'cupola' così come emergono dalle intercettazioni." Rispetto all'accertamento dei fatti in sede civile quindi, secondo il Gilioli, è rilevante che le giudici non si interessino di calcio per tacer del resto. Aberrrante! Ma perché non trovare un altro ex consigliere di amministrazione dell'Inter per la presidenza della IX sezione del Tribunale di Napoli?
L'ultima dallo stagno è riservata alla conclusione "Difficile che almeno Moggi e Giraudo ne escano senza danni - sentenzia l'articolo - Ma rischia anche di passare il principio secondo cui il calcio italiano già è in crisi per conto suo, ci manca solo che gli si chieda di pagare per errori del passato." Auspica nuovi protagonisti il Gilioli, anche in Federazione e in Nazionale che "dopo un breve intermezzo sono tornate in mano agli uomini dell'era Calciopoli..." Gilioli fa le carte al processo continuando ad annusare le atmosfere. Ancora una volta sembra che non contino i fatti processuali per arrivare alle sentenze, ma "il principio secondo cui..." L'allusione poi a Lippi in particolare come "uomo dell'era di Calciopoli" è la degna fine di un pezzo da "caccia alle streghe".
Che dire ancora? Pezzi come questi, scritti da chi si fa scudo di un'autorevole testata, per celare la propria maglietta da tifoso, ci fanno vergognare anche per chi, scrivendo, vergogna non ne ha.
Calciopoli: "L'Espresso" nello stagno interista
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