Da Calciopoli in poi, ma sempre più frequentemente, una brutta sorpresa aspetta i tifosi juventini quando si sintonizzano su una trasmissione che parla di calcio, o leggono un articolo su un quotidiano o un sito web.
Invece di sentir parlare del gioco della loro squadra, ammesso che di questi tempi un gioco ce l’abbia, si trovano a dover ascoltare o leggere frasi che non ho difficoltà a definire infamanti, a null’altro tese che a fornire un fosco ritratto della squadra che loro, almeno loro, amano ancora.
E la tendenza non accenna a scemare, anzi.
Lunedì 27 aprile, TG5. Servizio di Giacomo Crosa, che dovrebbe, dico dovrebbe, essere uomo di sport, visto che ha calcato le pedane del salto in alto, e non solo le anticamere delle redazioni.
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E invece:”Ranieri è teneramente onesto quando afferma che tra infortuni e altro questo è il valore della Juventus. Solo i fanatici del blasone non possono accorgersi della realtà: per migliorare artificialmente il rendimento di una squadra restano, farmaci, doping e condizionamenti arbitrali. E non sono certo pratiche da seguire”. Il tutto ben ‘recitato’ con tono tra l’evocativo e l’esortativo.
Queste parole hanno offeso profondamente i tifosi juventini, che subito hanno manifestato la loro indignazione sui forum. E neanche il tentativo di replica, nell’apparente tentativo di correggere il tiro, su sportmediaset.it, invece di risultare convincente, è forse ancor più allucinante: in esso Crosa accusa i tifosi juventini di non saper ascoltare, si arrampica inutilmente sui vetri, poi conclude vantando la sua purezza di cuore e di mente che, secondo lui, non appartiene a chi ha malamente ascoltato, cioè ai tifosi juventini imbecilli e con la coda di paglia. E bravo Crosa.
La miglior risposta l’ha data un forumista di j1897.com
Ecco il post dell'utente Joyce:
Caro Crosa,
“ascoltare è arte difficile", però Le chiediamo:
perché, in tempi di crisi – per dirne una – del Milan, Lei non ha svolto le stesse sottili considerazioni? Perché, a proposito di Juve, ha voluto parlare di “miglioramento artificiale” e non – come dovrebbe normalmente essere – di miglioramento tecnico, tattico, fisico, insomma miglioramento sportivo tout court? Quel miglioramento che può essere generato dalla capacità di mettere la squadra meglio in campo, o di operare le giuste sostituzioni, o di provare moduli nuovi e magari più efficaci, o di mostrare più coraggio nell’impostazione delle partite? Questo è ciò che semplicemente una squadra dovrebbe e potrebbe fare, per migliorare, e sono questi gli elementi che un giornalista dovrebbe normalmente richiamare. Lei invece ha voluto parlare di artifici, e ha voluto farlo a proposito della Juve, e guarda caso gli artifici citati – a proposito della Juve – sono stati il doping e i condizionamenti arbitrali. E forza, Crosa, che diamine! Capirebbero anche i muri! Caro Crosa, ha ragione, ascoltare è arte difficile, ma lo è anche scrivere, il fare giornalismo. Dunque, lasci che La parafrasi dicendo che “solo i fanatici del giornalismo fazioso non possono accorgersi della realtà. Per migliorare artificialmente il rendimento di un giornalista esiste la subdola pratica della calunnia, della cattiva retorica malamente travestita da stile e nonchalance, e questa non è certo pratica da seguire”. E noi l’abbiamo colto questo tentativo di retorica subdola. Perché ascoltare sarà pure un’arte difficile ma i tifosi della Juve, ormai, sono tipi molto difficili.”
Però, siccome dopo Farsopoli fare il tiro al bersaglio contro la Juve è diventato il giochino preferito di una sedicente informazione, ecco che anche la Rai vuole metterci del suo: primo maggio, ore 18.10, tale Arianna Secondini annuncia con fare scandalizzato e voce alterata dallo stupore: "CONTROCORRENTE. L’EUROPA SBATTE LA PORTA IN FACCIA AL RAZZISMO, NOI NO. RESTITUITO IL PUBBLICO ALLA JUVE". E, fiera dell’indecenza del titolo, annuncia il servizio di tal Gigi Cavone, che ha il compito preciso di gettare una bella carrettata di fango sulla Juve; il suo bla bla si compone di una serie di frasi incongrue, in cui afferma che sono già in molti (probabilmente tutti i portatori sani del sentimento popolare più alcuni dei piani alti della FIGC) a criticare quello che sembra un colpo di spugna all’italiana; aggiunge che la Juventus incassa una vittoria giudiziaria che fa discutere nel merito e nella forma; perbacco, così si rischia di annacquare la punizione inflitta in primo e secondo grado dai giudici del calcio; ricorda a tutti, e presumibilmente anche all’Alta Corte del CONI, che tale corte di solito si occupa di questioni ben più serie, come licenze UEFA e non iscrizioni ai campionati; la accusa quindi di aver compiuto un’invasione di campo, cioè di non essersi fatta i fatti suoi e aver lasciato la Juve al suo destino; praticamente, secondo l’ineffabile Cavone, tutto ciò dimostra che la giustizia sportiva è da riformare, e che tale riforma non è più rinviabile.
Eh già, peccato che ciò fosse chiaro da tempo, perché quella che attualmente si vuol gabellare per giustizia sportiva di tutto può fregiarsi fuorché del nome di giustizia che, per essere tale, si deve fondare su prove lecitamente acquisite, diritto alla difesa, imparzialità, tutte qualità assenti ingiustificate nella stagione di Farsopoli.
E dalla proprietà, in merito, un silenzio assordante, il linciaggio mediatico rientrava nei patti scellerati del 2006, soprattutto se conteneva sinistre allusioni al passato.
Ma altri bocconi amari, altre insinuazioni hanno urtato in questi giorni la sensibilità dei tifosi juventini, già messa a dura prova dalle deludenti prove della squadra.
Repubblica 1° maggio (pag. 53 del cartaceo), altra stilettata, a firma Maurizio Crosetti, non nuovo a manifestazioni di antijuventinità: “L'OCCASIONE SPRECATA” ‘Prima chiuse, poi riaperte: le porte dello stadio bianconero sono più roteanti di quelle del grand hotel, ma l'ultimo spalancar di cancelli (Juve perdonata perché non recidiva, però gli ululati razzisti rimangono) sembra confermare che in Italia, tra ricorsi e condoni, una scappatoia si trova sempre. Era l'occasione per dimostrare che il razzismo non si tollera, stop. Invece l'hanno spuntata (per ora) i cavilli di Cobolli. Quel ricorso, per stile non andava neanche presentato’. La Juventus diventa il simbolo del malcostume italiano, è il male dell’Italia; non deve far ricorso, deve espiare, gliel’aveva pur spiegato don Luchino. E che non ci sia buona fede è testimoniato dal fatto che la notizia in sé è in buona parte erronea e serve solo a spargere astio sulla Juve e a rinfocolare quel sentimento popolare che potrebbe prendere la via di Milano, viste le continue ripetute irritanti regalìe che le milanesi stanno ricevendo dagli arbitri. La Juventus infatti non è stata ‘perdonata’ (come potrebbe espiare?), la decisione è stata solo rinviata al 14 maggio e potrebbe accadere che la gara da disputare a porte chiuse sia l’ultima di campionato, quella in cui i tifosi salutano la squadra, dando l’arrivederci (a chi ha meritato) e l’addio (a chi ha demeritato).
Un’ultima chicca: Eurosport Yahoo, 1° maggio, ore 12.56: ‘Juventus-Lecce: si gioca a porte aperte’, OK: ma leggendo l’articolo qualsiasi juventino avrebbe un sussulto: cosa si dice? "Una sentenza di sospensione cautelare, che non entra nel merito ma sembra quasi compassionevole con i bianconeri di oggi, in chiara difficoltà, e restituisce loro i tifosi, di cui hanno assai bisogno": Andiamo bene, la Juventus fa compassione, adesso, oltre un secolo di gloria e di trofei conquistati sul campo adesso fanno pena, fanno pena perché manca una proprietà che ne sia orgogliosa e che ami quelle maglie, e ne difenda l’onore, in tutte le sedi, contro tutto e contro tutti.
E, per non farsi mancare niente, Eurosport alle 16.14, per la rubrica Calcio Internazionale istituisce un parallelismo tra la vicenda della Juventus e quella del Beitar Gerusalemme, i cui ‘cori razzisti’ vengono definiti la ‘copia’ di quelli della tifoseria juventina. Peccato che tifosi del Beitar avessero gridato ai tifosi arabi del Maccabi Petah Tikva “Maometto è morto”, in una zona in cui la convivenza dei diversi gruppi religiosi è terribilmente difficile e delicata; peccato che i tifosi del Beitar non siano nuovi ad episodi di indisciplina, invasioni di campo incluse, si contano ben 20 eccessi dal 2005 in poi; eppure la stampa israeliana ha fatto riferimento proprio all’episodio di Juve- Inter per sottolineare la difformità di giudizio dei due casi (riportando anche le dichiarazioni di Moratti e di Cobolli), in quanto il Beitar ha avuto un turno a porte chiuse (senza sospensiva) e un punto di penalizzazione.
Ormai il rispetto per la Juve, per la sua storia, per i suoi tifosi è lettera morta, ovunque e comunque.
Ormai la Juventus è costantemente presa come esempio negativo, è stata definitivamente marchiata.
A difenderla, a fare informazione vera, non pilotata, sono rimasti solo i suoi veri tifosi, che amano questa maglia e la sua storia e non l’abbandoneranno mai; e mai dimenticheranno il male che le è stato fatto.