L’anno calcistico 1921/22 è anomalo, non si disputa un solo campionato ma due, organizzati da due distinte federazioni: il Cci (Confederazione Calcistica Italiana) e la Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio). L'Inter partecipa al campionato Cci, che si conclude il 30 marzo 1922, classificandosi all’ultimo posto nel girone B della Lega Nord. La classifica completa recita:
Genoa 37, Alessandria 28, Pisa 27, Modena 26, Padova 23, Torino 20, Casale 20, Legnano 20, Savona 20, Venezia 17, Brescia 15, Internazionale 11.
Per quell’anno e per quel campionato non erano previsti spareggi ma la retrocessione diretta per le ultime classificate di ogni girone. Insomma, un annata nera per l’Inter: retrocessione con peggior attacco e peggior difesa. Ma quando ormai pare certo il declassamento, da più parti si alzano voci di protesta e malcontento riguardo alla bipartizione del torneo calcistico nazionale. Per l’anno successivo, si dice, è necessario rivisitare il sistema e tornare ad un unico campionato. Non tutti sono d’accordo e il dibattito si inasprisce causando uno stallo ricco solo di infruttuose polemiche. La situazione viene sbloccata da Emilio Colombo, commendatore milanese di grande fama e, incidentalmente, direttore del quotidiano sportivo più famoso d’Italia, la Gazzetta dello Sport: il 22 giugno 1922 (ben tre mesi dopo la conclusione dei campionati) il commendatore convoca a Brusnengo, in provincia di Milano, i dirigenti delle due federazioni per un arbitrato che risolva una volta per tutte la questione. La decisione, denominata poi “Compromesso Colombo” , è presa da un comitato di saggi (ricorda qualcosa?) il quale decreta il riassorbimento della Cci all’interno della Figc. Viene deciso che il nuovo campionato unificato si disputi con 36 squadre scelte con criteri meritocratici tra le due federazioni. Tuttavia, per l’assegnazione degli ultimi sei posti vengono predisposti degli spareggi tra le squadre della Figc e della Cci. La Cci sceglie di far disputare un turno interno preliminare che produca le squadre da mandare poi ad affrontare quelle della federazione “avversaria”. Incomprensibilmente, il comitato di Colombo decide di concedere tale possibilità solo alle squadre delle due leghe del Nord, escludendo quelle del centro-sud, che vengono automaticamente declassate:
Audace Esperta Roma, Pro Roma, Tivoli (ultime tre squadre girone Lazio) Salernitana (ultima nel girone della Campania) Virtus Macerata (ultima nel girone A delle Marche) Folgore Ancona (ultima nel girone B delle Marche) Veloce (ultima nel girone delle Puglie) Libertas Messina (ultima nel girone della Sicilia)
Altrettanto inspiegabilmente il Venezia, giunto terzultimo nello stesso girone dell’Inter, viene direttamente retrocesso consentendo ai nerazzurri di accedere al turno preliminare di spareggio: l’Inter viene abbinata alla Sport Italia Milano, squadra neopromossa ma ormai fallita per problemi economici, che non è nemmeno in grado di presentare i suoi atleti sul terreno di gioco. L’incontro viene vinto a tavolino dall’Inter che in questo modo passa al turno finale, dove trova la Libertas Firenze. Anche i toscani però hanno i conti in rosso e sono in via di scioglimento: nella gara di andata del 9 luglio a Milano l’Inter ha vita facile e si impone per 3-0 (due reti di Tullio Aliatis e una di Ermanno Aebi, detto “Signorina”) facendo del ritorno, a Firenze il 16 luglio, una formalità. Il match finisce 1-1 decretando la salvezza in extremis della squadra nerazzurra. Quindi, grazie al provvidenziale intervento di Emilio Colombo, solo ai nerazzurri (e al Vicenza) fu concessa la chance di salvarsi mentre ad altre squadre fu negata tale possibilità. Fa sorridere ma si può dire, a ragione, che l’Inter fu salvata dalla Gazzetta… Questa vicenda è interessante in relazione alla fantomatica retrocessione della Juventus nel 1913. Per anni, interisti e antijuventini di varia estrazione si sono riempiti la bocca con questo aneddoto storico senza però conoscerne gli esatti contorni. Nel 1913 non erano ancora ben definite le composizioni delle serie inferiori al punto che, per alcune stagioni, non si disputò alcun torneo di seconda divisione e non venne applicato il sistema delle retrocessioni. È proprio il caso del 1913 in cui tutte le squadre giunte all’ultimo posto nel campionato maggiore (e non solo la Juventus) presero regolarmente il via nel campionato principale successivo:
Libertas (ultima nel girone di Liguria e Lombardia) Modena (ultima nel girone di Veneto ed Emilia Romagna) Firenze e Pisa (ultime nel girone della Toscana) Internaples (ultima nel girone della Campania) Alba (ultima nel girone del Lazio, trasformatasi l’anno dopo nella Fortitudo)
Quindi c’è una bella differenza tra l’essere “riammessi” (in un’epoca in cui le serie inferiori non sempre si giocavano) e l’essere squadra privilegiata a disputare uno spareggio per non retrocedere. Infine, a chi sostiene che l’ultimo posto dell’Inter del 1922 era di poco valore poiché “ottenuto” in un campionato che non c’è più, va ricordato che quell’anno furono assegnati due scudetti, vinti da Pro Vercelli (Cci) e Novese (Figc), i quali sono tutt’oggi trofei validissimi . C’è invece da chiedersi perché la Juventus, che aveva vinto due campionati federali nel 1909 e nel 1910, abbia dovuto vederseli sottrarre per ragioni ancora oggi ignote. In sostanza, se il “doppio campionato” lo vincono Pro Vercelli e Novese tutto a posto, se lo vince la Juve, non vale più. Evidentemente, anche ai giorni nostri, non si è perso il vizio…
Genoa 37, Alessandria 28, Pisa 27, Modena 26, Padova 23, Torino 20, Casale 20, Legnano 20, Savona 20, Venezia 17, Brescia 15, Internazionale 11.
Per quell’anno e per quel campionato non erano previsti spareggi ma la retrocessione diretta per le ultime classificate di ogni girone. Insomma, un annata nera per l’Inter: retrocessione con peggior attacco e peggior difesa. Ma quando ormai pare certo il declassamento, da più parti si alzano voci di protesta e malcontento riguardo alla bipartizione del torneo calcistico nazionale. Per l’anno successivo, si dice, è necessario rivisitare il sistema e tornare ad un unico campionato. Non tutti sono d’accordo e il dibattito si inasprisce causando uno stallo ricco solo di infruttuose polemiche. La situazione viene sbloccata da Emilio Colombo, commendatore milanese di grande fama e, incidentalmente, direttore del quotidiano sportivo più famoso d’Italia, la Gazzetta dello Sport: il 22 giugno 1922 (ben tre mesi dopo la conclusione dei campionati) il commendatore convoca a Brusnengo, in provincia di Milano, i dirigenti delle due federazioni per un arbitrato che risolva una volta per tutte la questione. La decisione, denominata poi “Compromesso Colombo” , è presa da un comitato di saggi (ricorda qualcosa?) il quale decreta il riassorbimento della Cci all’interno della Figc. Viene deciso che il nuovo campionato unificato si disputi con 36 squadre scelte con criteri meritocratici tra le due federazioni. Tuttavia, per l’assegnazione degli ultimi sei posti vengono predisposti degli spareggi tra le squadre della Figc e della Cci. La Cci sceglie di far disputare un turno interno preliminare che produca le squadre da mandare poi ad affrontare quelle della federazione “avversaria”. Incomprensibilmente, il comitato di Colombo decide di concedere tale possibilità solo alle squadre delle due leghe del Nord, escludendo quelle del centro-sud, che vengono automaticamente declassate:
Audace Esperta Roma, Pro Roma, Tivoli (ultime tre squadre girone Lazio) Salernitana (ultima nel girone della Campania) Virtus Macerata (ultima nel girone A delle Marche) Folgore Ancona (ultima nel girone B delle Marche) Veloce (ultima nel girone delle Puglie) Libertas Messina (ultima nel girone della Sicilia)
Altrettanto inspiegabilmente il Venezia, giunto terzultimo nello stesso girone dell’Inter, viene direttamente retrocesso consentendo ai nerazzurri di accedere al turno preliminare di spareggio: l’Inter viene abbinata alla Sport Italia Milano, squadra neopromossa ma ormai fallita per problemi economici, che non è nemmeno in grado di presentare i suoi atleti sul terreno di gioco. L’incontro viene vinto a tavolino dall’Inter che in questo modo passa al turno finale, dove trova la Libertas Firenze. Anche i toscani però hanno i conti in rosso e sono in via di scioglimento: nella gara di andata del 9 luglio a Milano l’Inter ha vita facile e si impone per 3-0 (due reti di Tullio Aliatis e una di Ermanno Aebi, detto “Signorina”) facendo del ritorno, a Firenze il 16 luglio, una formalità. Il match finisce 1-1 decretando la salvezza in extremis della squadra nerazzurra. Quindi, grazie al provvidenziale intervento di Emilio Colombo, solo ai nerazzurri (e al Vicenza) fu concessa la chance di salvarsi mentre ad altre squadre fu negata tale possibilità. Fa sorridere ma si può dire, a ragione, che l’Inter fu salvata dalla Gazzetta… Questa vicenda è interessante in relazione alla fantomatica retrocessione della Juventus nel 1913. Per anni, interisti e antijuventini di varia estrazione si sono riempiti la bocca con questo aneddoto storico senza però conoscerne gli esatti contorni. Nel 1913 non erano ancora ben definite le composizioni delle serie inferiori al punto che, per alcune stagioni, non si disputò alcun torneo di seconda divisione e non venne applicato il sistema delle retrocessioni. È proprio il caso del 1913 in cui tutte le squadre giunte all’ultimo posto nel campionato maggiore (e non solo la Juventus) presero regolarmente il via nel campionato principale successivo:
Libertas (ultima nel girone di Liguria e Lombardia) Modena (ultima nel girone di Veneto ed Emilia Romagna) Firenze e Pisa (ultime nel girone della Toscana) Internaples (ultima nel girone della Campania) Alba (ultima nel girone del Lazio, trasformatasi l’anno dopo nella Fortitudo)
Quindi c’è una bella differenza tra l’essere “riammessi” (in un’epoca in cui le serie inferiori non sempre si giocavano) e l’essere squadra privilegiata a disputare uno spareggio per non retrocedere. Infine, a chi sostiene che l’ultimo posto dell’Inter del 1922 era di poco valore poiché “ottenuto” in un campionato che non c’è più, va ricordato che quell’anno furono assegnati due scudetti, vinti da Pro Vercelli (Cci) e Novese (Figc), i quali sono tutt’oggi trofei validissimi . C’è invece da chiedersi perché la Juventus, che aveva vinto due campionati federali nel 1909 e nel 1910, abbia dovuto vederseli sottrarre per ragioni ancora oggi ignote. In sostanza, se il “doppio campionato” lo vincono Pro Vercelli e Novese tutto a posto, se lo vince la Juve, non vale più. Evidentemente, anche ai giorni nostri, non si è perso il vizio…