Domenica è entrato in campo all'ottantaduesimo minuto e cinque minuti dopo ha segnato la sua prima rete stagionale.
Bobo Vieri dopo una serie interminabile di infortuni sembra essere tornato, età permettendo, il bomber di un tempo, segnando per l'Atalanta il definitivo gol del 3-0, con cui i bergamaschi hanno piegato le velleità dei friulani dell'Udinese.
Ma la storia che vogliamo raccontare ha radici lontane, datata autunno 2006, quando il bomber della nazionale seppe dai giornali che, nell'ambito dell'inchiesta Telecom, era stato trovato un dossier su di lui dal quale emergeva che era stato pedinato e che, altrettanto illegalmente, erano stati acquisiti i suoi tabulati telefonici.
Ancora Telecom, ancora quella brutta vicenda di intercettati e pedinati, coloro che, inizialmente, erano stati fatti passare per inguaribili mitomani e, sucessivamente, dopo che cadde il mito della suggestione, con in mezzo tre anni d’inchiesta, si sarebbe giunti alla conclusione che ci furono realmente i pedinati, gli spiati e i dossierati, a cura di un gruppo di curiosoni senza mandante e senza missione, cui ora, doverosamente, chi li pagò chiede anche indietro i soldi.
"Volevo lasciare il pallone, la passione della mia vita. Ancora oggi non riesco a capire perché mi hanno controllato" ha raccontato Vieri al Corriere della Sera.
Nell'aprile del 2007, Vieri ha fatto causa alla Telecom e all'Inter chiedendo un risarcimento di 12 milioni di euro alla prima e di 9 milioni e 250mila alla seconda per danni all'immagine, alla vita di relazione e per mancati guadagni. Dopo che i pm di Milano hanno chiuso l'inchiesta chiedendo il processo per 34 persone e per le società Telecom e Pirelli, il legale di Vieri, l'avvocato Danilo Buongiorno, ha depositato nella causa civile la perizia medica e alcuni atti dell'indagine penale.
L'oggetto è il fascicolo che, secondo l'accusa, sarebbe stato formato da Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto, su richiesta dell'Inter, che voleva capire come mai il rendimento atletico del bomber fosse precipitato ai minimi.
"Ho passato un periodo in cui non uscivo più di casa, ho cominciato ad avere paura di tutto e a sospettare di tutti, io che non avevo nulla da nascondere. Ora vedo le cose in modo diverso, sono più sospettoso e diffidente". A trentacinque anni, ed una carriera vissuta con addosso le maglie più prestigiose del calcio nostrano, Vieri racconta di come le trattative con alcune società straniere si interruppero a causa dell'eco internazionale che ha avuto la sua vicenda.
Passata la bufera il centravanti azzurro non lesina critiche al mondo del calcio, che definisce "marcio" e che accusa di non rispettare i calciatori come persone: "Forse stavo attraversando un periodo in cui non facevo gol. È normale per un calciatore, può succedere. Loro cosa credevano? Che passassi le notti in discoteca? Che non mi allenassi? Ci voleva poco per saperlo. La mia vita è limpida, non ho segreti. Solo casa e lavoro. Professionisti come me ce ne sono pochi nel calcio. E invece loro che fanno? Mica mi contestano qualcosa. Mi fanno pedinare di nascosto. Non si può giocare con la vita della gente".
L'indirizzo a cui sono indirizzate le dure parole di Vieri non è certo un mistero, soprattutto quando parla del suo ex presidente: "Con lui avevo un rapporto ottimo, quando segnavo. Poi le cose sono cambiate".
Bobo Vieri dopo una serie interminabile di infortuni sembra essere tornato, età permettendo, il bomber di un tempo, segnando per l'Atalanta il definitivo gol del 3-0, con cui i bergamaschi hanno piegato le velleità dei friulani dell'Udinese.
Ma la storia che vogliamo raccontare ha radici lontane, datata autunno 2006, quando il bomber della nazionale seppe dai giornali che, nell'ambito dell'inchiesta Telecom, era stato trovato un dossier su di lui dal quale emergeva che era stato pedinato e che, altrettanto illegalmente, erano stati acquisiti i suoi tabulati telefonici.
Ancora Telecom, ancora quella brutta vicenda di intercettati e pedinati, coloro che, inizialmente, erano stati fatti passare per inguaribili mitomani e, sucessivamente, dopo che cadde il mito della suggestione, con in mezzo tre anni d’inchiesta, si sarebbe giunti alla conclusione che ci furono realmente i pedinati, gli spiati e i dossierati, a cura di un gruppo di curiosoni senza mandante e senza missione, cui ora, doverosamente, chi li pagò chiede anche indietro i soldi.
"Volevo lasciare il pallone, la passione della mia vita. Ancora oggi non riesco a capire perché mi hanno controllato" ha raccontato Vieri al Corriere della Sera.
Nell'aprile del 2007, Vieri ha fatto causa alla Telecom e all'Inter chiedendo un risarcimento di 12 milioni di euro alla prima e di 9 milioni e 250mila alla seconda per danni all'immagine, alla vita di relazione e per mancati guadagni. Dopo che i pm di Milano hanno chiuso l'inchiesta chiedendo il processo per 34 persone e per le società Telecom e Pirelli, il legale di Vieri, l'avvocato Danilo Buongiorno, ha depositato nella causa civile la perizia medica e alcuni atti dell'indagine penale.
L'oggetto è il fascicolo che, secondo l'accusa, sarebbe stato formato da Emanuele Cipriani, titolare dell'agenzia investigativa Polis d'Istinto, su richiesta dell'Inter, che voleva capire come mai il rendimento atletico del bomber fosse precipitato ai minimi.
"Ho passato un periodo in cui non uscivo più di casa, ho cominciato ad avere paura di tutto e a sospettare di tutti, io che non avevo nulla da nascondere. Ora vedo le cose in modo diverso, sono più sospettoso e diffidente". A trentacinque anni, ed una carriera vissuta con addosso le maglie più prestigiose del calcio nostrano, Vieri racconta di come le trattative con alcune società straniere si interruppero a causa dell'eco internazionale che ha avuto la sua vicenda.
Passata la bufera il centravanti azzurro non lesina critiche al mondo del calcio, che definisce "marcio" e che accusa di non rispettare i calciatori come persone: "Forse stavo attraversando un periodo in cui non facevo gol. È normale per un calciatore, può succedere. Loro cosa credevano? Che passassi le notti in discoteca? Che non mi allenassi? Ci voleva poco per saperlo. La mia vita è limpida, non ho segreti. Solo casa e lavoro. Professionisti come me ce ne sono pochi nel calcio. E invece loro che fanno? Mica mi contestano qualcosa. Mi fanno pedinare di nascosto. Non si può giocare con la vita della gente".
L'indirizzo a cui sono indirizzate le dure parole di Vieri non è certo un mistero, soprattutto quando parla del suo ex presidente: "Con lui avevo un rapporto ottimo, quando segnavo. Poi le cose sono cambiate".
Il legale del bomber, l'avvocato Danilo Buongiorno, precisa: "Moratti ha dichiarato alla giustizia sportiva di non aver mai chiesto al capo della sicurezza Telecom Giuliano Tavaroli di intervenire. Le prove che abbiamo depositato contraddicono le sue affermazioni".
Vieri è determinato ad andare fino in fondo, ed esplicitamente conferma che non è una questione di denaro ma di principio e soprattutto di giustizia: "Ho subito danni pesanti perché non avevo la testa per pensare a nulla".