E' andata come i giornali scrivevano da alcuni giorni, classico déjà vu di ogni puntata di questo teatrino che è diventata la giustizia sportiva. Quattro mesi, ossia 11 mesi meno di quanto richiesto da Palazzi, il 60% in meno rispetto alla condanna della Corte federale, un mese in più rispetto al patteggiamento fantasma tra Palazzi e gli avvocati di Conte. Insomma, pene e sentenze come numeri del lotto.
Sono quattro mesi perché c'era un sistema da non sputtanare, un sistema che da pochi giorni aveva visto tutti i suoi uomini "di punta" riconfermati per altri quattro anni. Quattro mesi significano una sola cosa: che Conte doveva essere assolto, era tecnicamente assolto, ma non si poteva fare. Il CONI non poteva schiaffeggiare così la sua più importante Federazione imbarcatasi nell'ennesimo, pretestuoso, sgangherato attacco ai danni della Juventus. Con un pentito che era partito come un Gesù Cristo, è diventato "Pippo", ed è finito delegittimato su tutta la linea dalle sentenze. Si è passati dal delirante "non poteva non sapere" a un più disarmante "non potevamo non condannare", con in mezzo un Mastronunzio che da terribile aggravante sbandierata via radio viene, con sorprendente faccia tosta, derubricato a trascurabile orpello di un'omessa denuncia tutta aggrappata ad un venditore di storie e a un patteggiamento di Stellini che confessa tutto tranne la colpa di Conte, anzi lo scagiona.
D'altronde le reazioni sono quelle che spiegano tutto: chi aveva condannato a 10 mesi si dichiara soddisfatto di fronte a una riduzione della pena del 60%; chi ha beneficiato dello "sconto", invece, continua a gridare la sua insoddisfazione e la sua frustrazione di fronte all'ennesimo episodio di giustizia fai da te, incapace di essere giusta ma intenta solo a conservare se stessa.
Rimane la macchia sulla carriera di un allenatore bravo e innocente, che paga l'aver riportato al successo nell'anno sbagliato la società che vuole rovesciare il sistema dall'interno. Una macchia che per lui, orgoglioso com'è, deve essere un affronto intollerabile che mai perdonerà. L'ultima speranza potrebbe essere il TAS di Losanna, che gli potrebbe restituire la fedina "sportiva" pulita, anche se la sentenza arriverebbe a squalifica già esaurita. Ma per vedere soddisfatto anche solo il principio, speriamo davvero che l'innocente Conte non si fermi. Male che vada, gli resterà solo la rabbia che gli sarà amica per seppellire questa infame pagina sotto una montagna di vittorie in Italia e in Europa, finché di questa vicenda vergognosa non rimarrà che la sbiadita foto di gruppo di una congrega di persone inadeguate, sprezzanti della logica, della giustizia e incapaci di darsi il coraggio necessario a porre riparo ai loro errori. Errori che fanno rumore come nel caso di Conte o che nessuno mai ricorderà come in tanti altri casi (Vitiello, Terzi, Drascek, Gheller) altrettanto gravi anche se che non hanno avuto prime pagine e grandi titoli, ma hanno rovinato vite, carriere, reputazioni.
Omesso coraggio
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- By Redazione