Concludiamo il discorso sull'attuale processo sportivo con alcune indicazioni di dettaglio in relazione ai gradi di giudizio successivi al primo davanti alla Commissione Disciplinare.
Perché il sistema dei controlli successivi funzioni va prevista, anche per i gradi di impugnazione, la possibilità di rinnovare, in tutto o in parte, il dibattimento, con le audizioni, se necessarie per la decisione, di testi, chiamanti in correità e incolpati.
Quanto più in primo grado il contraddittorio e l'istruttoria dibattimentale saranno stati esaurienti, tanto meno nei gradi successivi sarà necessario ripeterli, se non eventualmente per limitatissimi casi e per questioni circoscritte.
Questa possibilità farà da stimolo al giudice di primo grado per non omettere atti necessari, non trovando più copertura nei gradi successivi.
Influenza sui tempi di svolgimento del processo nei gradi di impugnazione? Dipende essenzialmente da come viene svolto il primo grado, ma tendenzialmente in sede di impugnazione sarà sufficiente la stessa udienza già prevista per la discussione e la decisione.
Complessivamente, per tutti i gradi di giudizio, si possono calcolare, rispetto al processo attuale, un'udienza in più davanti al Giudice delle Indagini per i deferimenti e, per i soli processi che vanno a giudizio, al massimo un'udienza complessiva in più per il dibattimento del primo grado e per tutti i gradi successivi di impugnazione.
Un irrilevante, quindi, allungamento dei tempi del processo, ampiamente compensato dal prevedibile calo dei deferimenti a giudizio, dove approderanno soltanto parte di quelli richiesti dalla Procura Federale al Giudice delle Indagini.
Come abbiamo accennato - e molti se ne saranno accorti - quello che si sta proponendo come progetto di riforma è un processo di tipo ancora prevalentemente inquisitorio, modellato sul processo penale ante riforma. In altre parole, si tratta del modello del Codice Rocco, che certo non trascurava le ragioni dell'Accusa, anche se la costringeva a misurarsi, almeno un po', con il diritto di difesa degli incolpati.
Quantomeno si eviterebbero decisioni con motivazioni assurde, incomprensibili, sbrigative, che in un sistema processuale come quello attuale, privo di efficaci controlli interni, sono l'inevitabile possibile conseguenza.
Sembrerà paradossale, ma il Codice Rocco è, rispetto all'attuale processo sportivo, un codice progressista, un passo avanti notevole e realisticamente prospettabile; si potrebbe fare di meglio, ma i tempi non sembrano maturi e la ricettività del sistema calcio non pare attrezzata culturalmente, venendo da decenni di pensiero monarchico.
Sulla normativa dei gradi di impugnazione non ci dilunghiamo oltre, se non per segnalare che una norma in particolare, però, va spazzata via con ignominia, quella della reformatio in peius nei gradi di impugnazione: quando il titolare dell'azione disciplinare, la Procura Federale, non impugna la decisione di primo grado, non può esistere una norma che minaccia al condannato un aggravamento della pena comminata in primo grado, se si azzarda a proporre impugnazione. E' una norma priva di logica e di etica giuridica, che autorizza a definire ricattatorio il patteggiamento come via di uscita all'impossibilità di difendersi e di far valere le proprie ragioni in ogni grado di giudizio, se non a rischio di peggiorare la propria posizione.
Norma, anche questa, non prevista dal Codice Rocco e probabilmente da alcun codice di procedura al mondo.
In sostanza il sistema tutela la sentenza di condanna in primo grado, prodotta con il processo senza contraddittorio che abbiamo descritto, con la carota del patteggiamento e il bastone della reformatio in peius. L'importante è che si accetti una condanna, quale che sia, e si confermi in tal modo la forza del sistema.
Altra caratteristica incomprensibile dell'attuale processo è l'immediata esecuzione della condanna pronunciata in primo o secondo grado. Ossia si sconta la pena prima di esaurire i tre gradi rapidissimi di giudizio della giustizia sportiva. Nessuno ha mai spiegato il perché di questa inutile muscolarità del sistema e, cosa ancora più curiosa, nessuno l'ha mai chiesta, questa spiegazione. Né è proponibile il paragone con le misure cautelari del processo penale, perché queste dipendono dalla ricorrenza di esigenze cautelari, mentre nel nostro caso l'esecuzione della pena sportiva è automatica con la pronuncia della sentenza di condanna di primo o secondo grado.
E se al termine dei tre gradi di giudizio sportivo una squalifica, inflitta in primo o secondo grado e già scontata in tutto o in parte, venisse annullata? Delle due l'una: o la FIGC se ne frega se procura danni ingiusti, oppure l'eventualità che una condanna si trasformi in assoluzione non è contemplata. In entrambi i casi abbiamo che fare con un sistema autoritario e irresponsabile.
Quando si parla di "peculiarità" del processo sportivo, di tutto questo si parla, di un sistema processuale, nel quale la possibilità di decisioni arbitrarie non è sufficientemente combattuta dalla normativa processuale, che anzi la favorisce senza preoccuparsi dei danni che può produrre.
Non è più tempo di maquillages procedurali, sono in gioco diritti costituzionalmente garantiti, quali il diritto al lavoro e di impresa, che non possono essere affidati ad un obbrobrio di processo sportivo come quello attuale.
"Rapido" e "Peculiare", come hanno ripetuto sempre Petrucci e Abete.
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Rispetto per la Giustizia Sportiva! /5
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