Finita la sbornia degli Europei, il calcio italiano ritorna alle miserie domestiche. E lo fa in tutta tranquillità, perché ci è avvezzo e poi a volte rimestare nello squallore serve. Ci si fruga e rifruga ma non lo si elimina mai, lo si tiene lì pronto per la prossima occasione: nel 2006 rimestarvi servì a mandare al macero il mostro Moggi e di conserva la Juve. Ma non era lì il marcio del calcio, come hanno invece contrabbandato i vari Travaglio, Narducci e Petrini. Tanto è vero che è spuntato l’ennesimo scandalo; ed è arrivato a fagiolo, guarda caso quando la Juventus ha ripreso cuore e gambe, cominciando a difendersi nei tribunali e tornando a vincere sul campo. E se i tribunali vanno a rilento, sul campo si corre ed è già arrivato lo scudetto, il numero 30, piaccia o non piaccia, è il campo la verità.
E quale obiettivo è finito nel mirino del fango mediatico-giudiziario (visto che ormai tra i i due versanti la simbiosi ed ad uno stadio avanzatissimo)? L’artefice del successo bianconero, per ora limitato al campo. Sì, perché si ha un bel dire che l’allenatore non conti più di tanto: anche in questo campo, come sempre, le generalizzazioni sono sempre sbagliate. Perché l’arrivo di Conte a Torino è stato determinante: ha portato juventinità si è detto. Nella pratica questa juventinità si è tradotta in competenza professionale, orgoglio di indossare quella maglia, voglia di vincere lottando fino all’ultima goccia di sudore e anche oltre, fiducia in se stessi e nell’intero team di lavoro da parte di tutti (e quindi disciplina sentita e non imposta), consapevolezza che essere bianconeri è qualcosa di speciale (e dunque attenzione al fatto che all’esterno ciò non è mai piaciuto, perché niente e nessuno è mai stato altrettanto speciale). Ecco perché Conte conta.
Stefano Palazzi lo sentirà il 13 luglio, quando sarà già in ritiro a Châtillon con i suoi ragazzi. Tre giorni prima, il 10, sarà stato sentito il suo grande (e unico, al momento) accusatore, suo ex giocatore in quel di Siena, un centrocampista certo non di prima fascia, che ha girato letteralmente l’Italia pallonara senza mai riuscire a emergere. E ora, nel fango di quel calcioscommesse in cui è impelagato, ha trovato il suo momento di celebrità (anche se non quella cui probabilmente aspirava), mascherandosi da ariete e sfondando a testate il portone del castello della Vecchia Signora.
Ma, andando su quanto si conosce sinora, di cosa dispone Palazzi per ‘far male’ a Conte?
Anzitutto ci sono le rivelazioni, o meglio le accuse di Filippo Carobbio davanti alla Procura federale il 29 febbraio e riportate in un verbale fuoriuscito a metà maggio: “In Novara-Siena del 30 aprile 2011, ci fu un accordo per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara; lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio; non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek venne nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello; credo che quello sia stato il primo contatto, ma poi l’accordo è stato comunicato a tutti, visto che, come precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con l’allenatore; ricordo che, oltre a parlarne con l’intera squadra durante la riunione tecnica, ne parlai, singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della partita”.
Poi, dopo la perquisizione dell’abitazione torinese di Conte eseguita all’alba del 28 maggio, così si è espresso in conferenza stampa a Cremona il pm Roberto Di Martino: “Vorrei dire anche di non enfatizzare eccessivamente l'informazione di garanzia, perché ovviamente sono state arrestate le persone nei cui confronti vi erano gli elementi più pesanti. Evidentemente chi non è stato arrestato è raggiunto da elementi di altro tipo. L'informazione di garanzia in questo processo è quasi sempre anche per il reato di associazione, però questo non vuol dire che la persona sia necessariamente raggiunta da elementi di particolare intensità. Per cui non date il peso all'informazione di garanzia, è sempre uno strumento, deve essere uno strumento, attraverso il quale l'indagato viene messo in condizione di difendersi; non trasformiamolo esattamente nel contrario, quindi vi raccomando la massima prudenza nella valutazione dell'informazione di garanzia".
E nell’ordinanza di custodia cautelare, viste le rivelazioni di Carobbio, il gip Salvini annota: “Dalle dichiarazioni rese emergerebbe un altrettanto inquietante caso di pianificazione della combine sportiva tra due società di primo livello del campionato di serie B dello scorso anno (entrambe militano attualmente in serie A), al quale evidentemente avrebbero aderito tutte le componenti del sodalizio senese (calciatori e dirigenti), d’intesa con l’altra società. Di più, risulterebbe il coinvolgimento, ma è tutto da verificare e non in questa sede, di Antonio Conte, già importante giocatore della massima serie, all’epoca dei fatti allenatore del Siena".
E infine, la cosa non poteva mancare, ‘ci sono’ le solite ‘indiscrezioni’ fatte trapelare da un’anonima manina investigativa e pubblicate, rigorosamente al condizionale (ma l’importante era che si sapesse) sulla ‘Gazzetta dello Sport’ del 30 maggio nell’articolo “La procura a Conte «Avvisare? Mai...»” a firma di Francesco Ceniti e Roberto Pelucchi: “negli ultimi mesi sono state fatti diversi passaggi per capire se davvero l'allenatore della Juventus era parte in causa delle combine, come sostiene Carobbio. Molti gli incroci eseguiti: le perquisizioni, per esempio, hanno riguardato anche i diversi giocatori coinvolti: la polizia ha fatto visita ai vari Terzi, Vitiello e Coppola. Ma anche al presidente Mezzaroma e ai dirigenti Perinetti e Faggiano. Non solo, ci sarebbero anche delle intercettazioni che avrebbero rafforzato l'accusa. In pratica, dopo le prime indiscrezioni uscite sulle rivelazioni fatte da Carobbio, gli investigatori si sarebbero mossi, monitorando i tesserati coinvolti. In particolare l'utenza di Coppola sarebbe stata messa sotto ascolto: secondo Carobbio, era stato proprio il portiere a ricevere la «proposta indecente» da parte di un uomo del presidente che chiedeva la sconfitta del Siena contro il Varese. All'amo buttato dagli inquirenti avrebbero abboccato un paio di «pesci». Le conversazioni preoccupate tra i vari compagni avrebbero confermato la versione di Carobbio per le combine con Novara e AlbinoLeffe (i calciatori dei lombardi hanno già confermato l'illecito a Palazzi). Se fosse vero la posizione di tutti sarebbe seriamente compromessa, specie in sede di processo sportivo”.
Per adesso siamo a questo punto: una voce, una sola, quella di Carobbio, ma riscontri nei fatti zero: nemmeno sul bancone dei gelati sono comparse tracce di intercettazioni con le ‘conversazioni preoccupate’. Buccheri su ‘La Stampa’ del 4 luglio, parlando della convocazione di Conte da parte di Palazzi precisa che “da quando le rivelazioni del pentito Filippo Carobbio hanno strattonato al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse l’allenatore campione d’Italia la procura federale è impegnata a cercare riscontri alle parole dell’ex difensore del Siena”, ma che “fino ad oggi, Palazzi, riscontri alla ricostruzione di Carobbio sulla riunione preNovara non ne ha ancora trovati, perché nessuno dei sei tesserati, o ex, del Siena ha confermato le parole del collaboratore”. Quattro mesi, una perquisizione, utenze telefoniche monitorate (si dice), tutto invano: le parole di Carobbio restano solo parole, che poi, nell’intervista a Giulio Mola (‘Il giorno’ del 27 giugno), lo stesso centrocampista ha fatto virare verso un prudenziale ‘meglio due feriti che un morto’ di fine stagione: “prima di Novara-Siena ci disse di stare tranquilli, in albergo si capiva che la gara sarebbe finita così, da giorni c’era puzza di pareggio e alla fine lo sapevano tutti. Da parte mia resta stima nei confronti del mio ex allenatore e non è certo quel che è accaduto che mi fa cambiare idea su di lui. La verità è che nessuno dice che a fine stagione certe cose sono sempre accadute, che è normale che ci si metta d’accordo. Sbaglio o anche Buffon ha detto che è meglio avere due feriti che un morto?»”. Parole dal senso ben diverso da quelle dette a Palazzi a fine febbraio, quelle che hanno strattonato Conte nell’inchiesta e nel tritacarne dei media.
Palazzi sentirà ‘l’attendibile’ Carobbio tre giorni prima di Conte: quali sorprese ci riserverà stavolta la sua bocca della verità?
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