Anticipando gli sviluppi di una inchiesta della Procura di Torino, l'8 aprile La Stampa ha scritto (pag.49) che tra il 2004 e il 2006 Capello avrebbe ricevuto pagamenti all'estero per 6,9 milioni di euro da parte della Roma. L'indagine dei pm starebbe valutando questa ipotesi di accusa: la Roma avrebbe stipulato con Capello un contratto "simulato" in base al quale
si impegnava a comprare profumi e accessori d'abbigliamento con i marchi Don Fabio e Fabio Capello; di qui il pagamento all'estero dei 6,9 milioni sul quale La Stampa dà altre due importanti indicazioni: il profumo Don Fabio sarebbe arrivato ai destinatari solo in minima parte; di questi investimenti in eau de toilette, nei bilanci della Roma, si troverebbe traccia solo per l'importo di 100.000 euro. Detto rasoterra: non solo pagamenti all'estero ma forse pagamenti in nero. Grazie al profumo Don Fabio la Roma di quegli anni (la Roma dei Sensi ma ,all'epoca, anche la Roma di Franco Baldini come direttore sportivo) potrebbe quindi aver imbellettato il bilancio, sgravandolo dai veri emolumenti di Capello che, come sappiamo, sono tradizionalmente molto onerosi. Non profumo di Capello ma puzza di bruciato, verrebbe da dire, non prodotti per il trucco ma bilanci e pagamenti truccati.
Adesso l'inchiesta giudiziaria andrà avanti con i suoi tempi tecnici e sicuramente i giornali torneranno a parlare del profumo di Capello e della sua holding lussemburghese; forse saranno costretti a parlare anche dei bilanci e dei pagamenti della Roma perchè, secondo le anticipazioni della Stampa, i pm di Torino convocheranno Franco Sensi e le figlie Rosella e Maria Cristina che, evidentemente, dovranno spiegare il come, il quando e il perchè di quei 6,9 milioni.
Già, i bilanci e i pagamenti della Roma: argomenti importanti non solo per la Roma ma per tutte le società di calcio, argomenti alla base della regolarità del campionato visto che sia il Codice di Giustizia Sportiva che la Covisoc, come organismo di controllo, vi dedicano intere pagine di normativa e regolamenti con tanti articoli, commi e codicilli che a rispettarli tutti dovremmo avere, almeno sulla carta, il campionato più regolare del mondo. La Covisoc, per dire, oltre a pretendere il rispetto dei parametri di buona salute finanziaria e bilanci senza trucchi (e ci mancherebbe altro!), vuole anche, prima di dare il via libera per l'iscrizione al campionato, una dichiarazione che la società non ha pendenze con i propri tesserati. Il CGS, all'articolo 8 comma 6, recita che se una società corrisponde ai propri tesserati "premi o indennità in violazione delle norme federali vigenti è punita con l'ammenda da una a tre volte l'ammontare illecitamente corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica".
E allora vengono dei dubbi e anche grossi: se la Roma ha pagato Capello mentre lui allenava la Juve e del profumo Don Fabio solo in pochi hanno sentito l'odore, vuol forse dire che la Roma, a suo tempo, non aveva saldato le spettanze di Capello? E questi 6,9 milioni misteriosamente accreditati sui conti esteri di paradisi fiscali non potrebbero aver violato le disposizioni federali, in particolare il comma 6 dell'articolo 8 del CGS?
Sui pagamenti l'articolo de "La Stampa" fa ancora questa osservazione: "Nel meccanismo della compravendita mascherata la convenienza era assicurta sia per il tecnico che per la società: Capello ha risparmiato il 45% di tasse, Sensi ha evitato di pagare contributi e previdenza". A dirla tutta, però, la convenienza della Roma potrebbe essere stata molto più marcata perchè se le spettanze dovute a Capello fossero state di 6,9 milioni "netti" allora il 45% di tasse doveva pagarlo la Roma di Sensi (e Baldini) e il 45% di 6,9 milioni non sarebbero bruscolini ma più di 3 milioni di euro, cioè quasi 400 (quattrocento!!) volte l'importo dei mancati versamenti irpef per 8000 euro che hanno comportato, in questi giorni, il deferimento del Varese da parte di Palazzi.
Insomma questo fantomatico profumo potrebbe non essere mai arrivato nelle profumerie, ma aver lasciato lo stesso una lunga scia, da Roma fino a Torino, dall'Olimpico fino alla Procura; anzi la scia potrebbe essere ancora più lunga, fino a riportare da Torino a Roma; dalla Procura della Repubblica alla Superprocura della Figc.
Aggiornamento:
Adesso l'inchiesta giudiziaria andrà avanti con i suoi tempi tecnici e sicuramente i giornali torneranno a parlare del profumo di Capello e della sua holding lussemburghese; forse saranno costretti a parlare anche dei bilanci e dei pagamenti della Roma perchè, secondo le anticipazioni della Stampa, i pm di Torino convocheranno Franco Sensi e le figlie Rosella e Maria Cristina che, evidentemente, dovranno spiegare il come, il quando e il perchè di quei 6,9 milioni.
Già, i bilanci e i pagamenti della Roma: argomenti importanti non solo per la Roma ma per tutte le società di calcio, argomenti alla base della regolarità del campionato visto che sia il Codice di Giustizia Sportiva che la Covisoc, come organismo di controllo, vi dedicano intere pagine di normativa e regolamenti con tanti articoli, commi e codicilli che a rispettarli tutti dovremmo avere, almeno sulla carta, il campionato più regolare del mondo. La Covisoc, per dire, oltre a pretendere il rispetto dei parametri di buona salute finanziaria e bilanci senza trucchi (e ci mancherebbe altro!), vuole anche, prima di dare il via libera per l'iscrizione al campionato, una dichiarazione che la società non ha pendenze con i propri tesserati. Il CGS, all'articolo 8 comma 6, recita che se una società corrisponde ai propri tesserati "premi o indennità in violazione delle norme federali vigenti è punita con l'ammenda da una a tre volte l'ammontare illecitamente corrisposto, cui può aggiungersi la penalizzazione di uno o più punti in classifica".
E allora vengono dei dubbi e anche grossi: se la Roma ha pagato Capello mentre lui allenava la Juve e del profumo Don Fabio solo in pochi hanno sentito l'odore, vuol forse dire che la Roma, a suo tempo, non aveva saldato le spettanze di Capello? E questi 6,9 milioni misteriosamente accreditati sui conti esteri di paradisi fiscali non potrebbero aver violato le disposizioni federali, in particolare il comma 6 dell'articolo 8 del CGS?
Sui pagamenti l'articolo de "La Stampa" fa ancora questa osservazione: "Nel meccanismo della compravendita mascherata la convenienza era assicurta sia per il tecnico che per la società: Capello ha risparmiato il 45% di tasse, Sensi ha evitato di pagare contributi e previdenza". A dirla tutta, però, la convenienza della Roma potrebbe essere stata molto più marcata perchè se le spettanze dovute a Capello fossero state di 6,9 milioni "netti" allora il 45% di tasse doveva pagarlo la Roma di Sensi (e Baldini) e il 45% di 6,9 milioni non sarebbero bruscolini ma più di 3 milioni di euro, cioè quasi 400 (quattrocento!!) volte l'importo dei mancati versamenti irpef per 8000 euro che hanno comportato, in questi giorni, il deferimento del Varese da parte di Palazzi.
Insomma questo fantomatico profumo potrebbe non essere mai arrivato nelle profumerie, ma aver lasciato lo stesso una lunga scia, da Roma fino a Torino, dall'Olimpico fino alla Procura; anzi la scia potrebbe essere ancora più lunga, fino a riportare da Torino a Roma; dalla Procura della Repubblica alla Superprocura della Figc.
Aggiornamento:
12 giugno 2008 - E' di oggi la notizia: "Capello, presunta evasione fiscale. Emessi avvisi a comparire. La procura di Torino, che indaga sulla presunta evasione fiscale di Fabio Capello, attuale ct della nazionale inglese, ha emesso gli inviti a comparire a carico di una quindicina di indagati. Nessuno dei destinatari, secondo quanto si è appreso, risponderà alla convocazione: le parti hanno annunciato che la loro tesi difensiva sarà affidata a memoriali. Nell'elenco delle persone sotto inchiesta figurano, tra gli altri, il presidente della Roma Franco Sensi e i commercialisti di due studi milanesi."