Le intercettazioni, sempre loro. Un nuovo scandalo, gente che parla, che comanda, che controlla. Rai e Mediaset che se la cantano e se la suonano, che decidono il da farsi, il da dirsi e il da mostrarsi. E, dietro, il sempreverde Berlusconi, sul conto del quale si vocifera di conversazioni intercettate nelle quali egli stesso detta le linee guida e suggerisce comportamenti. Roba seria, per il quale non basta un Meani qualsiasi.
Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e ammettere che Berlusconi è stato - ed è - un genio della comunicazione. Nel nostro paese le modalità odierne del comunicare hanno riprodotto e riproposto molto del modus operandi berlusconistico: dai sondaggi di propaganda occulta all'uso del Milan come veicolo di consenso popolare e politico , fino ai culi e le tette di oggi, l'informazione italiana (e non solo) ha fatto maniera di questo modo "moderno" di vendere la propria (e l'altrui) immagine.
Poi, da quando il signor B ha poggiato le terga in Parlamento, ritrovandosi come added benefit un più o meno indiretto controllo sulla tv di Stato, non gli è stato affatto difficile allungare le mani sul mondo mediatico tout court. Berlusconi, infatti, ha sagacemente sistemato avamposti suoi in ogni tipo di media, garantendosi in questo modo una riduzione della concorrenza e una sacca di ascolto ingigantita, dalla quale ottenere ulteriore consenso.
Non ha tralasciato nulla il Napoleone di Arcore: quotidiani (Il Giornale, Il Foglio), settimanali (Tv Sorrisi e Canzoni, Panorama), mensili (tutti i mensili Mondadori), televisioni (le reti Mediaset, canali satellitari e digitali terrestri), radio (Radio101), libri (gruppo Mondadori, tra cui figurano Baldini&Castoldi e Einaudi), internet (tgcom), cinema e dvd (Medusa). Senza contare la sua innata abilità nelle alleanze e nella distribuzione dei "vantaggi" (uno a me, magari un po' più grosso, ma uno anche a te). Come conquistare 24 territori a Risiko.
Nel mezzo una sempre più fiacca opposizione, sedimentata in un immobilismo fatto di querimonie vittimistiche e comicità saputella. Una resistenza che quasi fa piacere, vista la triste sagoma con la quale suole proporsi (cosa possono il cardigan da mutuato di Bertinotti e i comici raitreisti contro le indefesse sollecitazioni sessuali e gli yesman delle tv del Biscione?). Un nemico necessario, ma un nemico da pacche sulle spalle, da compatire con le carote e da bastonare col bastone. E che spesso ha rischiato di nobilitare la missione celestiale-divina di Silvio, sceso in campo con noi e per noi.
L'occupazione dei cervelli dell'italiano medio(cre) è stata pressoché totale, anche in virtù di una spinta autoreferenzialità che ha garantito pubblicità e visibilità gratis (e, chissà, "consulenze" di società fantoccio da scaricare dalle tasse): Canale 5 promuove Tgcom, Tgcom pubblicizza Panorama, Panorama parla de Il Giornale, Il Giornale fa un articolo su Controcampo, Controcampo ci ricorda che domani c'è Zelig. Panem et circenseses a volontà, fino all'interscambiabilità più totale dei personaggi e dei volti del gruppo (Gerry Scotti che passa da Canale 5 a Radio 101, Mario Giordano da Studio Aperto a Il Giornale). La tv che è radio, la radio che è cinema, internet che si legge come un giornale e la mano del Cavaliere che si posa felice su un regno grande quanto la sua ambizione.
Un dominio enorme, capillare, elefantiaco, ma di cui non tutti avvertono la presenza. Come quei milanisti, che per troppo amore della loro squadra, non prendono - o non vogliono prendere - coscienza degli effetti tangibili di questa enorme macchina da business che gestisce i divertimenti, i passatempi, l'informazione, la cronaca e la gran parte delle riflessioni politiche dei cittadini dello Stivale.
Ma gli imperi, si sa, se troppo grandi, prima o poi palesano delle falle, dei focolai di malcontento dove è facile che nascano invidie, ire represse. Come l'impero romano, che spadroneggiò quasi un millennio ma che, alla fine, dovette soccombere di fronte alle devastanti diversificazioni locali, ai particolarismi e all'organizzarsi della concorrenza (barbari, franchi, musulmani, vicino oriente).
E poi, c'è sempre il rischio di dare fastidio a qualcuno. Qualcuno che, magari, sta zitto per anni ma ti giura vendetta e, non appena può, dà fuoco alle polveri. Ma questa sembra proprio un'altra storia. Una storia già vista...
Ma bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e ammettere che Berlusconi è stato - ed è - un genio della comunicazione. Nel nostro paese le modalità odierne del comunicare hanno riprodotto e riproposto molto del modus operandi berlusconistico: dai sondaggi di propaganda occulta all'uso del Milan come veicolo di consenso popolare e politico , fino ai culi e le tette di oggi, l'informazione italiana (e non solo) ha fatto maniera di questo modo "moderno" di vendere la propria (e l'altrui) immagine.
Poi, da quando il signor B ha poggiato le terga in Parlamento, ritrovandosi come added benefit un più o meno indiretto controllo sulla tv di Stato, non gli è stato affatto difficile allungare le mani sul mondo mediatico tout court. Berlusconi, infatti, ha sagacemente sistemato avamposti suoi in ogni tipo di media, garantendosi in questo modo una riduzione della concorrenza e una sacca di ascolto ingigantita, dalla quale ottenere ulteriore consenso.
Non ha tralasciato nulla il Napoleone di Arcore: quotidiani (Il Giornale, Il Foglio), settimanali (Tv Sorrisi e Canzoni, Panorama), mensili (tutti i mensili Mondadori), televisioni (le reti Mediaset, canali satellitari e digitali terrestri), radio (Radio101), libri (gruppo Mondadori, tra cui figurano Baldini&Castoldi e Einaudi), internet (tgcom), cinema e dvd (Medusa). Senza contare la sua innata abilità nelle alleanze e nella distribuzione dei "vantaggi" (uno a me, magari un po' più grosso, ma uno anche a te). Come conquistare 24 territori a Risiko.
Nel mezzo una sempre più fiacca opposizione, sedimentata in un immobilismo fatto di querimonie vittimistiche e comicità saputella. Una resistenza che quasi fa piacere, vista la triste sagoma con la quale suole proporsi (cosa possono il cardigan da mutuato di Bertinotti e i comici raitreisti contro le indefesse sollecitazioni sessuali e gli yesman delle tv del Biscione?). Un nemico necessario, ma un nemico da pacche sulle spalle, da compatire con le carote e da bastonare col bastone. E che spesso ha rischiato di nobilitare la missione celestiale-divina di Silvio, sceso in campo con noi e per noi.
L'occupazione dei cervelli dell'italiano medio(cre) è stata pressoché totale, anche in virtù di una spinta autoreferenzialità che ha garantito pubblicità e visibilità gratis (e, chissà, "consulenze" di società fantoccio da scaricare dalle tasse): Canale 5 promuove Tgcom, Tgcom pubblicizza Panorama, Panorama parla de Il Giornale, Il Giornale fa un articolo su Controcampo, Controcampo ci ricorda che domani c'è Zelig. Panem et circenseses a volontà, fino all'interscambiabilità più totale dei personaggi e dei volti del gruppo (Gerry Scotti che passa da Canale 5 a Radio 101, Mario Giordano da Studio Aperto a Il Giornale). La tv che è radio, la radio che è cinema, internet che si legge come un giornale e la mano del Cavaliere che si posa felice su un regno grande quanto la sua ambizione.
Un dominio enorme, capillare, elefantiaco, ma di cui non tutti avvertono la presenza. Come quei milanisti, che per troppo amore della loro squadra, non prendono - o non vogliono prendere - coscienza degli effetti tangibili di questa enorme macchina da business che gestisce i divertimenti, i passatempi, l'informazione, la cronaca e la gran parte delle riflessioni politiche dei cittadini dello Stivale.
Ma gli imperi, si sa, se troppo grandi, prima o poi palesano delle falle, dei focolai di malcontento dove è facile che nascano invidie, ire represse. Come l'impero romano, che spadroneggiò quasi un millennio ma che, alla fine, dovette soccombere di fronte alle devastanti diversificazioni locali, ai particolarismi e all'organizzarsi della concorrenza (barbari, franchi, musulmani, vicino oriente).
E poi, c'è sempre il rischio di dare fastidio a qualcuno. Qualcuno che, magari, sta zitto per anni ma ti giura vendetta e, non appena può, dà fuoco alle polveri. Ma questa sembra proprio un'altra storia. Una storia già vista...