E' una questione di mentalità, di cultura e forse anche di civiltà, se andiamo a paragonare come viene amministrato o trattato il calcio in altre nazioni e, per le gare internazionali, dall'Uefa. I termini per comparare le diversità di comportamento tra il brutto calcio nel bel paese e il resto d'Europa cominciano a diventare tanti, troppi per far finta di non accorgersene.
Nell'ordine, il primo fatto analogo e paragonabile è quanto accaduto nello scandalo della Calciopoli turca: nel luglio scorso è scoppiato uno scandalo calcistico di dimensioni gigantesche che racchiudeva la versione italiana di Calciopoli ma anche di scommessopoli. I tre principali club del paese, Fenerbahçe, Trabzonspor e Besiktas accusati di aver truccato partite di campionato, di coppa di Lega e finanche gare atte a stabilire l'accesso alle competizioni europee. Insomma, soldi! Senza addentrarci troppo, rilevando quanto accaduto, dopo gli arresti con annesse manette e galera per 30 indagati, tra cui il presidente del Fenerbahçe, il primo provvedimento messo in atto è stato di far slittare il campionato turco di un mese, decisione maturata dopo l'incontro tra il presidente dell Federazione calcio Turca (TFF) Mehmet Adynlar e il procuratore assegnato alle indagini. Settimana scorsa, il presidente della TFF Adynlar ha comunicato quanto segue: "Per determinate procedure disciplinari sono mancate le prove necessarie ed è nostro dovere essere equi. Per questo motivo non possiamo punire nessuno. Una decisione definitiva sulla vicenda verrà quindi presa in altre sedi ed in altre occasioni". In altre parole la questione è troppo grave e complicata e il tempo a disposizione è poco per prendere decisioni di tale portata. Si lascia tutto così come è, si prende il tempo necessario per far chiarezza e decidere in maniera definitiva in seguito. Insomma, nessuna selezione preventiva delle telefonate, nessun commissariamento della Federazione, nessun grado di giudizio saltato, nessun provvedimento affrettato in nome dell'inizio del campionato. Il tempo ci dirà se sia stata presa la decisione giusta, di certo sembra la più logica e la più garantista.
L'unico provvedimento, preso in seguito ad una richiesta dell'Uefa, è stata l'esclusione del Fenerbahçe (il cui presidente è stato addirittura arrestato) dalla Champions League, in favore della squadra seconda classificata; ma il Fenerbahçe al momento mantiene il titolo di campione di Turchia conquistato al termine della stagione scorsa: perché all'Uefa non serviva il nome del vincitore del campionato, ma solo quello della squadra da iscrivere alla Champions (con buona pace di Tavecchio e di tutti gli altri Farsopolari).
Continuando con i paragoni, salta all'occhio, ed è proprio il caso di dirlo, la differenza di sistema/paese nel trattare le "mourinhate". Al conquistatore portoghese sbarcato in Italia è stato concesso di tutto, persino di dare delle "puttane" ai giornalisti; insomma con il termine "prostituzione intellettuale" li ha praticamente accusati di prender soldi per lavori di mano, sulla tastiera. Proprio lui, durante una partita con la Sampdoria, dopo due espulsioni per l'Inter, ha incrociato le mani a modo "manette" mostrandole a migliaia di spettatori e ottenendo un'eco internazionale. La libera interpretazione al gesto poteva far pensare a qualsiasi cosa, ma il portavoce dichiarò che intendeva dire: "Potete anche portarmi via, arrestarmi, ma tanto la mia squadra è forte e vince lo stesso, anche se giochiamo in nove". Di certo non voleva dire che l'arbitro era da arrestare, e chi ci crede!!! Nel belpaese dunque si è permesso questo ed altro al coach portoghese, mentre in Spagna, dopo un anno di scoppole, Mourinho usa di nuovo le mani e ci riprova: prima, come un ragazzino, sventola la mano davanti al naso mentre gli passa davanti Messi mimando il gesto di "Che puzza", poi, non contento, da dietro, infila un dito nell'occhio di Tito Vilanova, dirigente del Barcellona, alimentando la rissa e le successive tensioni tra le due squadre, come se ce ne fosse bisogno. Ad evidenziare le differenze tra Italia e Spagna, ci pensano la stampa e il paese tutto, unito contro l'arroganza e, a questo punto, anche l'irresponsabilità di Mourinho che in qualche modo va fermato prima che succeda qualcosa di grave. Il presidente del Barcellona Sando Rosell, al proposito, rilascia l'unica dichiarazione sensata dopo che un sasso ha sfondato il vetro del pullman blaugrana e ha rischiato di ferire un minore: "Se non facciamo ricorso al buon senso, finiremo per ammazzarci in mezzo alla strada". Vedremo che provvedimenti prenderà la federazione spagnola, ma pare che, a parte i tifosi madrileni, gli spagnoli abbiano capito chi è Mourinho e come allena, mentre in Italia qualche 'meretrice della tastiera' ancora lo rimpiange.
La UEFA, nel frattempo, ha dichiarato che sta pensando ad una figura nuova in seno alla struttura sportiva europea per salvaguardare il calcio da tutti i recenti scandali accaduti recentemente: scommesse, violenza, Fair Play finanziario, doping, errori arbitrali, abilitando una specie di "sceriffo" europeo che lavorerà a stretto contatto con le autorità sportive locali; saranno gli "integrity inspectors". E' già cambiato qualcosa? Sembra di sì, sul capo di Arsène Wenger in Champions League pende una sospensione per due giornate (solo l'attesa dell'esito del ricorso gli ha consentito di sedere in panchina ad Udine) in quanto, già squalificato, è stato sorpreso a dare indicazioni tramite cellulare al secondo in panchina. Mica come Mourinho in Italia che, espulso a partita in corso, si è accomodato due metri dietro la balaustra che recinta il campo, continuando imperterrito a dare indicazioni. Fate le leggi e troveremo l'inganno, siamo italiani, e chi ci frega.
Il Fair Play finanziario è arrivato tardi, procrastinando ulteriormente l'applicazione delle nuove leggi, permettendo il riposizionamento di chi spalmava i debiti e di chi ha comprato club esteri e fior di campioni, investendo centinaia di milioni di euro spacciandoli per sponsorizzazioni, così da delineare una nuova dinastia calcistica europea. Continuiamo ad aspettare anche gli "integrity inspectors", ancora al vaglio dell'Uefa, e non credo diverranno operativi prima che la "giustizia" sportiva italiana, già a buon punto, e quella ordinaria, risolvano e disinneschino le "bombe" in procinto di esplodere: Moratti, Della Valle, l'articolo 7 e l'AIC, e la lunga coda di esposti e ricorsi intentata da Andrea Agnelli, checché 'Travaglio e non mi sbaglio' ne dica, per far luce e chiarezza sulle indagini svolte durante Calciopoli. Insomma quando tutti i buoi saranno a zonzo, chiuderanno i recinti. Fate le leggi ed impediteci di trovare l'inganno, siamo europei anche noi, in fondo!
In fondo all'Europa c'è l'Italia
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